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The Project Gutenberg eBook of La libert
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Title: La libert
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Author: John Stuart Mill
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Translator: Arnaldo Agnelli
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Release date: May 7, 2020 [eBook #62047]
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Language: Italian
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Credits: Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images made available by The Internet Archive)
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*** START OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA LIBERT ***
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Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
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Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
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BIBLIOTECA UNIVERSALE
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LA LIBERT
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DI
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GIOVANNI STUART MILL
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TRADUZIONE ITALIANA
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DI
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ARNALDO AGNELLI
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MILANO
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SOCIET EDITRICE SONZOGNO
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14 Via Pasquirolo 14
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PROPRIET LETTERARIA RISERVATA
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Milano, 1911. Tip. della SOCIET EDITRICE SONZOGNO.
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GIOVANNI STUART MILL
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Giovanni Stuart Mill nacque a Londra nel 1806. Il padre di lui, Giacomo
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Mill, storico ed economista di qualche valore, scolaro di Bentham
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ed intimo amico di Ricardo, sottopose il suo promettente ingegno ad
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un sistema di educazione che ne svilupp assai per tempo le forze:
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giovinetto ancora, lo Stuart Mill conosceva perfettamente il latino,
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il greco, la storia, specialmente antica: dopo alcuni mesi passati nel
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1820 in Francia, ritorn in patria, studi filosofia e giurisprudenza,
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e ottenne, sotto la dipendenza del padre, un posto negli uffici
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amministrativi della Compagnia delle Indie, che conserv dal 1823 al
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1858. Fu, per qualche anno, membro della Camera dei Comuni, mandatovi
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dagli elettori di Westminster. Ritiratosi negli ultimi anni ad Avignone
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in Francia, vi moriva nel 1873.
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L'ingegno dello Stuart Mill si esplic nelle forme pi svariate:
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scrisse di filosofia, seguendo e modificando dapprima l'utilitarismo
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di Geremia Bentham, poi subendo l'influenza del positivismo di Augusto
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Comte, col quale egli fu in corrispondenza ed amicizia; pubblic un
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_Sistema di logica_; patrocin ardentemente quelle riforme agrarie
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d'Irlanda, di cui gi si faceva sentire la necessit.
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Ma il maggior titolo di gloria a cui il nome di lui si lega sono,
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senza dubbio, i suoi scritti in materia di economia politica e di
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diritto pubblico. Seguace, in economia, della scuola classica, quale in
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Inghilterra l'avevano costituita Adamo Smith, Malthus, Ricardo, egli si
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occup nondimeno con amore di questioni operaje, accettando e svolgendo
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a questo proposito delle idee prettamente moderne; coi suoi lavori poi
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sul _Governo rappresentativo_, sulla _Soggezione delle donne_ e con
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questo saggio di cui presentiamo una traduzione al lettore italiano,
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egli prese posto fra i primi pubblicisti d'Europa.
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Propugn la rappresentanza delle minoranze; fu un apostolo intelligente
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ed appassionato di quel complesso di riforme che si comprendono sotto
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il nome di Emancipazione della donna: sopratutto, col presente lavoro
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sulla _Libert_, si pose in una decisa posizione di combattimento
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contro quelle tendenze ad allargare le funzioni del potere sociale,
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che, portato inevitabile di nuovi tempi e di nuove condizioni, debbono
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essere per altro energicamente frenate in ci che hanno di eccessivo e
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di tirannico.
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Questo libro uscito per la prima volta a Londra nel 1859. Eppure,
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esso non invecchiato, non ha perduto d'interesse n di sapore
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d'attualit; anzi, il giudizio del tempo ha dato alle idee che vi sono
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svolte una cos incontestata ragione, che la loro importanza e la loro
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autorevolezza ne cresciuta d'assai.
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Non ho creduto bene di premettere al libro un cos detto proemio
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critico. Davanti ad una mente come quella dello Stuart Mill, davanti ad
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un lavoro come questo, un giudizio sarebbe facilmente avventato: bene
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che il lettore se lo formi da s, secondo i suoi convincimenti e le sue
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tendenze.
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Certo che, se il libro ottenesse in Italia quel successo e quella
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diffusione che pur troppo non gli meriter la povera veste ch'io gli ho
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saputo dare, esso potrebbe fare qualche po' di bene. La dimostrazione
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limpida, pacata, serena che la libert non soltanto un astratto
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diritto teorico, ma anche una condizione imprescindibile di saldo
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progresso civile, potrebbe contribuire a diffondere nel nostro paese
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quel senso della libert di cui, in tante occasioni, si constata
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malinconicamente l'assenza. Oso raccomandare in modo speciale a chi
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segue ciecamente l'impulso di certi pregiudizi e di certi timori, quel
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piccolo capolavoro che il capitolo secondo, sulla libert di pensiero
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e di parola.
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Se, ad ogni modo, l'intento di sgombrar dalle menti qualche falsa
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opinione, d'insegnare a qualcuno un po' di tolleranza in fatto di
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religione e di politica, fosse, anche in minima parte, raggiunto, io
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sarei esuberantemente compensato del mio modesto lavoro.
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_Gennajo, 1895._
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ARNALDO AGNELLI.
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Il gran principio, il principio dominante,
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a cui mettono capo tutti gli argomenti
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esposti in queste pagine, l'importanza
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essenziale ed assoluta dello sviluppo umano
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in tutta la ricchezza della sua variet.
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GUGLIELMO DI HUMBOLDT. _Della sfera
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d'azione e dei doveri del governo._
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Io dedico questo volume alla cara e lagrimata memoria di colei che fu
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l'inspiratrice, e in parte l'autrice, di quanto v'ha di meglio ne'
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miei lavori: alla memoria dell'amica e della sposa, il cui fervido
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senso del vero e del giusto fu il mio pi vivo incoraggiamento la cui
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approvazione fu la mia ricompensa pi alta.
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Come tutto quello ch'io ho scritto da molti anni, questo volume tanto
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opera sua quanto mia, ma il libro, quale ora si presenta, non ha goduto
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se non in grado molto insufficiente il vantaggio inestimabile d'esser
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riveduto da lei: qualcuna delle parti pi importanti era riservata ad
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un secondo e pi accurato esame, che ormai non destinata a ricevere
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mai pi.
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S'io sapessi interpretare la met soltanto dei grandi pensieri, dei
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nobili sentimenti che sono con essa sepolti, il mondo ne coglierebbe
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un frutto ben maggiore che da tutto quello ch'io posso scrivere, senza
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l'inspirazione e l'assistenza della sua impareggiabile saggezza.
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G. STUART MILL.
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LA LIBERT
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CAPITOLO PRIMO.
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INTRODUZIONE.
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Il soggetto di questo lavoro non il cos detto libero arbitrio tanto
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infelicemente opposto a quella che mal si chiama dottrina di necessit
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filosofica, ma bens la libert sociale o civile, cio la natura
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e i limiti del potere che la Societ pu legittimamente esercitare
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sull'individuo: questione posta di rado e forse non discussa mai in
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termini generali, ma che colla sua presenza inavvertita ha una profonda
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influenza sulle controversie pratiche del secolo e probabilmente sar
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bentosto riconosciuta come la questione vitale dell'avvenire. Questa
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questione s lungi dall'esser nuova, che, in un certo senso, essa ha
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diviso l'umanit, fin quasi dai tempi pi remoti. Ma essa si presenta
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sotto nuove forme nell'epoca di progresso in cui ora sono entrati i
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gruppi pi civili della specie umana, ed necessario trattarla in modo
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diverso e pi fondamentale.
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La lotta tra libert ed autorit la nota caratteristica di quelle
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epoche storiche che ci divengono a prima giunta familiari nelle
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storie greca, romana ed inglese. Ma, in altri tempi, la lotta era tra
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i sudditi, o qualche classe di sudditi, e il governo: per libert,
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s'intendeva la protezione contro la tirannia dei governanti politici.
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Questi (tranne che in qualche citt democratica di Grecia) sembravano
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in una posizione necessariamente nemica al popolo da essi governato.
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In altri tempi il governo era in generale tenuto da un uomo o da una
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trib o da una casta che derivava la propria autorit dal diritto di
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conquista o di successione, in nessun caso dal consenso dei governati
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e di cui gli uomini non osavano, fors'anche non desideravano di
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porre in dubbio la supremazia, pure prendendo qualche precauzione
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contro l'esercizio oppressivo di essa. Si considerava allora il potere
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dei governanti come necessario, ma anche come altamente pericoloso:
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come un'arma ch'essi avrebbero tentato di usare tanto contro i loro
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sudditi quanto contro i nemici esterni. Per impedire che i membri pi
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deboli della collettivit fossero divorati da innumerevoli avolto,
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era indispensabile che un uccello da rapina pi forte degli altri
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fosse incaricato di frenare questi animali voraci; ma poich il re
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degli avolto non sarebbe stato meno disposto a divorare il greggie
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di nessuna delle arpie minori, cos bisognava tenersi sempre sulla
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difensiva contro il suo becco e contro i suoi artigli.
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Per questo, scopo dei patrioti era di assegnare dei limiti al potere
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che i governanti dovessero esercitare sulla collettivit: questo
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essi intendevano per libert. Vi si tendeva in due modi: anzitutto,
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coll'ottenere il riconoscimento di certe immunit, dette libert o
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diritti politici, che, secondo l'opinione generale, il governo non
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poteva impunemente violare senza mancar di parola e senza correre,
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ben a ragione, il rischio di una resistenza particolare o di una
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ribellione generale. Un altro espediente, pi recente in generale, era
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lo stabilire dei freni costituzionali, per mezzo dei quali il consenso
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della comunit o di un corpo qualunque, supposto rappresentante
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degl'interessi di questa, era condizione necessaria di qualcuno fra gli
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atti importanti di governo. Nella maggior parte dei paesi d'Europa,
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il governo stato costretto, pi o meno, a sottomettersi alla prima
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di queste restrizioni. Non avvenne lo stesso per la seconda; e il
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potervi giungere o, quando fino a un certo punto gi la si possedeva,
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il giungervi pi completamente, divenne dappertutto principal fine
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degli amici di libert. E finch l'umanit si content di combattere
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un nemico coll'altro, e d'esser governata da un padrone, a condizione
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d'esser pi o meno efficacemente garantita contro la sua tirannia, i
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desider dei liberali non si elevarono pi alto. Pure, nel cammino
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delle cose umane, venne un momento in cui gli uomini cessarono
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di considerare come naturalmente necessario che i loro governanti
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costituissero un potere indipendente, d'un interesse opposto al loro.
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Parve ad essi assai meglio che i var magistrati dello Stato fossero
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loro rappresentanti o delegati, revocabili a loro piacimento. Sembr
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che solamente a questo modo l'umanit potesse avere la completa
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assicurazione che non si sarebbe mai, a suo danno, abusato dei poteri
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del governo. A poco a poco, questo nuovo bisogno di governanti elettivi
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e temporanei divenne l'obbietto principale delle agitazioni del
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partito popolare, dovunque ce n'era uno, e allora si abbandonarono
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quasi dappertutto gli sforzi precedenti per limitare il potere dei
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governanti. Poich in questa lotta si trattava di far emanare il potere
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di governo dalla scelta periodica dei governati, alcuni cominciarono a
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credere che si era attribuita troppa importanza all'idea di limitare
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il potere stesso. Questo (a ci che pareva) era un vantaggio contro
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quei governanti i cui interessi erano abitualmente opposti a quelli del
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popolo; ma ci che allora occorreva, era che i governanti fossero una
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cosa sola col popolo, che il loro interesse e la loro volont fossero
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l'interesse e la volont della nazione. La nazione non avea bisogno
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d'esser protetta contro la sua propria volont: non c'era da temere
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ch'essa si tiranneggiasse da s. E poich i governanti di una nazione
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erano efficacemente responsabili verso di essa, prontamente revocabili
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quando a questa piacesse, si poteva bene affidar loro un potere di cui
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la nazione stessa aveva il mezzo di prescrivere l'uso. Il loro potere
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non era che lo stesso potere della nazione, concentrato e messo in
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una forma comoda per essere esercitato. Questo modo di pensare o forse
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piuttosto di sentire era comune, nell'ultima generazione dei liberali
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europei, fra i quali prevale ancora sul continente. Quelli che pongono
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qualche limite a ci che un governo pu fare, tranne il caso di governi
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tali che, secondo essi, non dovrebbero esistere, sono, fra i pensatori
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del continente, segnati a dito come brillanti eccezioni. Un tal modo di
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sentire potrebbe, nell'ora che volge, prevalere anche nel nostro paese,
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se le contingenze che per un dato tempo l'incoraggiarono non l'avessero
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mutato dappoi.
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Ma nelle teorie politiche e filosofiche, come nelle persone, il
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successo lascia scorgere dei difetti e dei lati deboli che l'insuccesso
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avrebbe potuto nascondere. L'idea che i popoli non hanno bisogno di
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limitare il loro potere su loro stessi poteva sembrare assiomatica
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quando il governo popolare era una cosa di cui ci si limitava a sognar
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l'esistenza o a leggerla nella storia, in qualche epoca molto remota.
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Questo concetto non fu necessariamente turbato da transitorie
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aberrazioni, come quelle della rivoluzione francese, di cui le peggiori
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furono opera di una minoranza usurpatrice e che, in ogni caso, non
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rappresentavano l'azione permanente delle instituzioni popolari, ma
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una esplosione subitanea e convulsiva contro il dispotismo monarchico
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ed aristocratico. Frattanto, a tempo opportuno, una repubblica
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democratica venne ad occupare una larga superficie della terra e
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divenne una delle parti pi potenti della comunit delle nazioni.
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D'allora in poi, il governo elettivo e responsabile divenne l'obbietto
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di quelle osservazioni e di quelle critiche che si dirigono a qualunque
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grande fatto esistente. Ci si accorse allora che certe frasi, come
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il potere su s stesso e il potere dei popoli su loro stessi,
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non esprimevano il vero stato delle cose; il popolo che esercita
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il potere non sempre quello stesso su cui lo si esercita, e il
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governo di s stesso di cui si parla non il governo di ciascuno
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tenuto da lui stesso, ma di ciascuno tenuto da tutti gli altri.
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Inoltre, volont del popolo significa, praticamente, volont della
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parte pi numerosa ed attiva del popolo della maggioranza insomma,
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o di quella che riesce a passare per tale. Di conseguenza, il popolo
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pu desiderar di opprimere una parte di s stesso, e le precauzioni
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sono, a questo riguardo, utili altrettanto che contro qualunque altro
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abuso di potere. Per queste ragioni sempre importante limitare il
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potere del governo sugl'individui, anche quando i governanti siano
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regolarmente responsabili verso la comunit, o cio verso il partito
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che nella comunit prevale. Questo modo di lumeggiare l'argomento non
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ha durato fatica a farsi accettare: esso si raccomanda ugualmente
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all'intelligenza dei pensatori e alle tendenze di quelle classi
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notevoli della societ europea che considerano la democrazia come
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ostile ai loro interessi. Cos ora si pone, nelle speculazioni
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politiche, la tirannia della maggioranza nel novero dei mali contro di
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cui la societ deve premunirsi.
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Come le altre tirannie, quella della maggioranza fu dapprima ed
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volgarmente ancora temuta, sopratutto in quanto agisce per mezzo
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degli atti della pubblica autorit. Ma ogni attento osservatore si
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accorse che, quando la societ essa stessa il tiranno la societ
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collettivamente, rispetto ai singoli individui che la compongono
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i suoi mezzi di tiranneggiare non si restringono agli atti ch'essa
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comanda ai suoi funzionar politici. La societ pu eseguire, ed
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eseguisce essa stessa, i suoi propr decreti; e, se ne emana di
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cattivi, o se ne emana a proposito di cose in cui non dovrebbe entrare,
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essa esercita una tirannia sociale pi formidabile di qualunque
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oppressione legale: in realt, se una tal tirannia non dispone di
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|
penalit altrettanto gravi, lascia per minor mezzo di sfuggirle;
|
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perch penetra ben pi addentro nei particolari della vita ed incatena
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l'anima stessa.
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Per questo, la protezione contro la tirannia del magistrato non basta.
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Dappoich la societ ha la tendenza: 1. d'imporre come regole di
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condotta, con mezzi che non entrano nelle penalit civili, le sue
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idee e i suoi costumi a quelli che se ne staccano 2. d'impedire
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lo sviluppo e, per quanto possibile, la formazione di qualunque
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individualit spiccata 3. di costringere tutti i caratteri a
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modellarsi sul suo proprio l'individuo ha il diritto di esser
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protetto contro tutto questo. C' un limite all'azione legittima della
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opinione collettiva sull'indipendenza individuale: trovare questo
|
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limite e difenderlo contro qualunque usurpazione indispensabile
|
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ad una buona condizione delle cose umane altrettanto che proteggerci
|
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contro il dispotismo politico.
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Ma, se questa proposizione non contestabile in termini generali,
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la questione pratica del _dove_ il limite si debba porre, del _come_
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si debbano metter d'accordo la libert individuale e la sociale
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sorveglianza, un argomento sul quale quasi tutto ancora da fare.
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Tutto ci che d qualche valore alla nostra esistenza dipende dalla
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coazione imposta alle azioni d'altri: dunque alcune regole di condotta
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debbono essere imposte dalla legge anzitutto, e poi dall'opinione, per
|
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quelle molte cose su cui la legge non pu esercitare un'azione.
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Quali debbono essere queste regole? Tale la fondamental questione
|
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nelle cose umane; ma, eccezion fatta per qualcuno dei casi pi
|
|
importanti, anche quella per la soluzione della quale si fatto il
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minor cammino.
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Non vi sono due secoli n, quasi, due paesi che su questo siano
|
|
arrivati alla stessa conclusione; e la conclusione di un secolo o di
|
|
un paese argomento di stupore per un altro. Tuttavia, gli uomini
|
|
di ciascun secolo o di ciascun paese non trovano la questione pi
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complicata che se si trattasse di un soggetto su cui la specie umana
|
|
sia sempre andata d'accordo. Le regole che in mezzo a loro predominano
|
|
sembrano evidenti ed aventi in s stesse la loro giustificazione:
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|
questa illusione quasi universale uno degli esemp della magica
|
|
influenza dell'abitudine, la quale non soltanto, come dice il
|
|
proverbio, una seconda natura, ma continuamente scambiata con la
|
|
natura medesima. L'effetto dell'abitudine, impedendo che alcun dubbio
|
|
si elevi a proposito delle regole di condotta dall'umanit imposte a
|
|
ciascuno, tanto pi completo in quanto che, su questo argomento,
|
|
non si considera generalmente come necessario di poter dare delle
|
|
ragioni o agli altri o a s stesso: si avvezzi a credere (e certuni
|
|
che aspirano al titolo di filosofi c'incoraggiano in questa opinione)
|
|
che i nostri sentimenti su soggetti di tal natura valgano meglio di
|
|
ragioni e rendano queste inutili. Il principio pratico che ci guida
|
|
nelle nostre opinioni sul modo di regolare la condotta umana, l'idea,
|
|
nello spirito di ciascuno, che gli altri dovrebbero esser costretti ad
|
|
agire come desidererebbe egli e quelli pei quali egli ha simpatia. In
|
|
realt, nessuno si confessa che il regolatore del suo giudizio il suo
|
|
proprio capriccio; eppure un'opinione su un punto di condotta, che non
|
|
sostenuta da ragioni, non pu considerarsi se non come la tendenza di
|
|
una persona; e se le ragioni, una volta date, non sono che un semplice
|
|
richiamo ad una simile tendenza a cui altre persone obbediscono, e
|
|
sempre ancora la inclinazione di molti in luogo d'essere quella di
|
|
un solo. Per un uomo ordinario, tuttavia, la sua inclinazione, cos
|
|
sostenuta, non solo una ragione pienamente soddisfacente, ma l'unica
|
|
da cui derivano tutte le nozioni di moralit, di gusto, di convenienze,
|
|
che la sua fede religiosa gi non comprende: anche la sua principal
|
|
guida nell'interpretazione di questa.
|
|
|
|
Di conseguenza, le opinioni degli uomini su ci che lodevole o
|
|
biasimevole risentono l'influenza di tutte le cause diverse che
|
|
influiscono sui loro desideri a proposito della condotta degli altri,
|
|
cause numerose quanto quelle che determinano i loro desideri su
|
|
qualunque altro soggetto. Qualche volta la loro ragione; qualche
|
|
altra sono i loro pregiudizi o le loro superstizioni; spesso i loro
|
|
sentimenti sociali, e non di rado le loro tendenze antisociali,
|
|
l'invidia o la gelosia, lo sprezzo o l'improntitudine. Ma il pi delle
|
|
volte l'uomo guidato dal suo interesse, legittimo o illegittimo.
|
|
Dovunque c' una classe dominante, quasi tutta la morale pubblica
|
|
deriva dagli interessi di questa classe e dai suoi sentimenti di
|
|
superiorit. La morale tra Spartani ed Iloti, tra coltivatori e negri
|
|
nelle piantagioni, tra principi e sudditi, tra nobili e plebei, tra
|
|
uomini e donne, fu quasi dappertutto creazione degl'interessi e dei
|
|
sentimenti di classe: e le opinioni cos generate reagiscono alla lor
|
|
volta sui sentimenti morali dei membri della classe dominante, nelle
|
|
loro relazioni reciproche. D'altra parte, dovunque una classe in altri
|
|
tempi dominante ha perduto la sua influenza, o anche dovunque questa
|
|
influenza impopolare, i sentimenti morali che prevalgono portano il
|
|
segno di un'impaziente ribellione all'autorit. Un altro principio,
|
|
che determin delle regole di condotta imposte, sia dalla legge,
|
|
sia dall'opinione, fu la servilit della specie umana riguardo alle
|
|
preferenze o alle avversioni supposte dei suoi signori terreni o delle
|
|
sue divinit. Questa servilit, sebbene essenzialmente egoistica, non
|
|
nasce da ipocrisa, e fa sorgere dei sentimenti d'orrore perfettamente
|
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sinceri; essa ha reso gli uomini capaci di bruciare degli stregoni e
|
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degli eretici.
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|
|
Frammezzo a tante pi basse influenze, gli interessi evidenti
|
|
e generali della societ hanno avuto naturalmente una parte, ed
|
|
importante, nella direzione dei sentimenti morali: meno tuttavia pel
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valore loro proprio che come una conseguenza delle simpatie o delle
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antipatie da questi interessi prodotte. In seguito si son fatte sentire
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con altrettanto vigore nello stabilirsi dei princip morali delle
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simpatie o delle antipatie le quali nulla o quasi avevano a che vedere
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cogli interessi della societ.
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Cos il capriccio o il disgusto della societ o di qualche parte
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potente della societ sono la principale determinante, in pratica,
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delle regole imposte all'osservanza generale sotto la sanzione della
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legge o della opinione.
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In genere, quelli che erano, quanto ad idee e a sentimenti, pi
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avanzati della societ, hanno lasciato che un tale stato di cose si
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mantenesse, come principio, intatto, per quanto abbiano potuto lottare
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contro qualcuno dei suoi particolari; si sono dati cura di sapere
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che cosa debba preferire o non preferire la societ, piuttosto che di
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sapere se quanto essa preferiva o non preferiva si dovesse imporre agli
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individui; si proposero di mutare i sentimenti della specie umana su
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qualche punto speciale in cui essi stessi eran colpevoli di eresia,
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anzich di fare, con tutti gli eretici in generale, causa comune per la
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difesa della libert. Nessuno si , coscientemente, inalzato di pi; e
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nessuno ci rimasto saldamente tranne che in materia di religione: un
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caso che, sotto pi rispetti, contiene degl'insegnamenti, sopratutto
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perch offre un esempio, che colpisce, della fallibilit del cos detto
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senso morale: poich l'_odium theologicum_, in un bigotto sincero,
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uno dei casi pi sicuri del sentimento morale. Quelli che scossero per
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primi il giogo di ci che si chiamava la Chiesa universale, erano in
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generale disposti a tollerare delle divergenze di opinioni religiose
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quanto quella Chiesa stessa. Ma, quando fu sbollito l'ardore della
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lotta senza dare completa vittoria ad alcun partito, quando ciascuna
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chiesa o setta dovette limitare le sue speranze a conservare il
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possesso del terreno occupato, le minoranze, vedendo che esse non
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avevano probabilit di mutarsi in maggioranze, furono costrette a
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sostenere la libera dissidenza religiosa in confronto di quelli che
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non potevano convertire. Di conseguenza, quasi solo su questo campo
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di battaglia che i diritti dell'individuo contro la societ sono
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stati rivendicati sulla base di principi bene stabiliti, e che il
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diritto della societ di far pesare l'autorit sua sui dissidenti fu
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apertamente contestato. I grandi scrittori a cui il mondo deve ci
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ch'egli possiede di libert religiosa hanno rivendicato la libert
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di coscienza come un diritto inalienabile, ed hanno in modo assoluto
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negato che un essere umano debba render conto agli altri della sua fede
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religiosa. Tuttavia cos naturale alla specie umana l'intolleranza
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per tutto quello che veramente le preme, che la libert religiosa non
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fu attuata quasi in nessun luogo, salvo l dove l'indifferenza, che non
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ama di vedersi turbata nella sua pace da dispute teologiche, ha fatto
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sentire il suo peso sulla bilancia.
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Nello spirito di quasi tutte le persone di fede, anche nei paesi pi
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tolleranti, il diritto non ammesso senza tacite riserve. Una persona
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lascier dire i dissidenti in materia di governo ecclesiastico, ma
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non in materia di dogma; un altro pu tollerar chicchessia, ma non
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un papista o un unitario; un terzo, tutti quelli che credono alla
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religione rivelata; un piccolo numero va nella sua carit pi lontano,
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ma si ferma alla credenza in un Dio e nella vita futura. Dovunque il
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sentimento della maggioranza ancora sincero ed intenso, ci si accorge
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che essa non ha punto rinunziato alle sue pretese di essere obbedita.
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In Inghilterra (a cagione delle speciali contingenze della nostra
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storia politica) sebbene il giogo della opinione sia forse pi grave,
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quello della legge pi lieve che nella maggior parte dei paesi
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di Europa, e c' una grande avversione contro qualunque diretto
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intervento del potere, sia legislativo, sia esecutivo, nella condotta
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privata; questo assai meno a causa di un giusto rispetto pei diritti
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dell'individuo che a causa della vecchia abitudine di considerare
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il governo come rappresentante di un interesse opposto a quello del
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pubblico. La maggioranza non ha ancora imparato a considerare il potere
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del governo come il suo potere, e le opinioni del governo come le sue:
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e quando essa sar giunta a questo, la libert individuale correr
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probabilmente il pericolo di essere violata dal governo quanto lo gi
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ora dalla pubblica opinione.
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Ma, pel momento, c' una forza grande di sentimento pronta a sollevarsi
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contro qualunque tentativo della legge per sorvegliare gl'individui,
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in cose che fino allora non erano di sua spettanza: e questo senza
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alcun discernimento di ci che sia o no nella sfera legittima della
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sorveglianza ufficiale; cosicch un tale sentimento, cos altamente
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salutare in s, applicato altrettanto spesso a torto che a ragione.
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In fatto, non v' principio riconosciuto per istabilire in modo
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pratico la legittimit o l'illegittimit dell'intervento governativo:
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si decide secondo le tendenze personali. Gli uni, dovunque vedono del
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bene da fare o del male da riparare, vorrebbero spingere il governo
|
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ad assumersi l'impresa, mentre gli altri preferiscono sopportare
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ogni sorta di abusi sociali piuttosto di aggiungere alcunch alle
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attribuzioni del governo. Gli uomini si schierano, in ciascun caso
|
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particolare, in queste o in quelle file, seguendo o l'indirizzo
|
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generale dei loro sentimenti, o il grado d'interesse ch'essi prendono
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alla cosa che si propone di far fare al governo, o anche la persuasione
|
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che il governo sapr o non sapr fare la cosa nel modo da essi
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preferito. Ma essi agiscono molto di rado secondo una opinione meditata
|
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e ferma sulle cose che naturalmente devono esser fatte dal governo. E
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quindi mi sembra che oggid, in conseguenza di tale mancanza di regola
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o di principio, un partito ha torto altrettanto spesso che l'altro;
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l'intervento del governo invocato a torto altrettanto spesso che
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condannato a torto.
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Scopo di questo saggio proclamare un principio molto semplice,
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e che deve assolutamente informare la condotta della societ verso
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l'individuo, in tutto ci che costrizione e sorveglianza siano poi
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i mezzi usati vuoi la forza fisica, sotto forma di pene legali, vuoi
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la coazione morale della pubblica opinione. Ecco un tale principio: il
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solo fine che permette agli uomini, individualmente o collettivamente,
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di turbare la libert d'azione d'alcuno dei loro simili, la
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protezione di s stesso; la sola ragione legittima che possa avere
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una comunit per far uso della forza contro uno dei suoi membri,
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d'impedirgli di nuocere agli altri: ma non ragione sufficiente il
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bene, sia fisico, sia morale, di questo individuo.
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Un uomo non pu, a rigore, essere costretto a fare o ad omettere
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un'azione, perch ci sarebbe meglio per lui, o lo renderebbe pi
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felice, o perch, nell'opinione degli altri, egli farebbe cosa saggia
|
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od anche giusta. Tutte queste sono ragioni buone per fargli delle
|
|
osservazioni, per discutere con lui, per convincerlo o per supplicarlo,
|
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ma non per costringerlo o per cagionargli alcun danno, s'egli non se ne
|
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cura. Per giustificare questo, occorrerebbe che la condotta da cui si
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vuole distogliere quest'uomo avesse per effetto di nuocere a qualche
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altro: la sola parte della condotta d'un individuo, sulla quale la
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societ abbia giurisdizione, quella che concerne gli altri: per ci
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che interessa lui solo, la sua indipendenza , di diritto, assoluta;
|
|
su s stesso, sul proprio corpo e sul proprio spirito, l'individuo
|
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sovrano.
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Questa dottrina forse appena necessario di accennarlo non vuol
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essere applicata se non agli esseri umani nella maturanza delle loro
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facolt. Noi non parliamo dei ragazzi n degli adolescenti d'ambo i
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sessi che non abbiano raggiunto, secondo la legge, l'et maggiore:
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quelli che sono ancora in et che richiede le cure altrui, devono
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essere protetti contro le loro proprie azioni cos come contro
|
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qualunque pericolo esterno. Per la stessa ragione, noi possiamo
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lasciar da parte quelle societ nascenti in cui la razza stessa pu
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esser considerata come minorenne: le prime difficolt sulla strada
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del progresso spontaneo sono cos grandi, che ben di rado si ha la
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scelta dei mezzi di superarle. Cos, qualunque sovrano animato da
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spirito progressivo pu bene servirsi di tutti i mezzi per raggiungere
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uno scopo, che altrimenti, forse, gli sarebbe sfuggito per sempre.
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|
Il dispotismo un modo legittimo di governare quando si tratta
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con barbari, purch lo scopo sia il loro miglioramento e i mezzi si
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giustifichino raggiungendolo sul serio. La libert, come principio,
|
|
non si pu applicare ad uno stato di cose anteriore al momento in
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cui la specie umana divien capace di migliorarsi con un'equa e libera
|
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discussione: fin l, essa non pu sperare che nella cieca obbedienza ad
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un Akbar o ad un Carlomagno, se ha la fortuna di trovarne. Ma dacch il
|
|
genere umano capace di progredire per mezzo della convinzione o della
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|
persuasione (grado che da molto tempo hanno raggiunto tutte le nazioni
|
|
di cui qui dobbiamo occuparci) la coazione, o sotto la forma diretta, o
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|
sotto quella di penalit per la non osservanza, non pi ammissibile
|
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come mezzo di far del bene agli uomini; essa giustificabile ancora
|
|
soltanto per la loro sicurezza reciproca.
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Conviene premetterlo: io trascuro qualunque vantaggio possa venire
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|
alla mia argomentazione dall'idea del diritto astratto come cosa
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|
indipendente dall'utile: l'utilit , a senso mio, la soluzione suprema
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di qualunque questione morale; ma dev'essere l'utilit nel senso
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|
pi vasto della parola, l'utilit fondata sui vantaggi permanenti
|
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dell'uomo, considerato come essere progressivo.
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|
Questi interessi, io sostengo, non giustificano la sottomissione
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|
della spontaneit individuale ad una sorveglianza esteriore se non per
|
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quelle azioni di ciascuno che toccano l'interesse altrui. Se un uomo
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compie un atto agli altri dannoso, c' evidentemente ragione di punirlo
|
|
colla legge, oppure, se le penalit legali non sono in tutta certezza
|
|
applicabili, colla generale disapprovazione. Vi sono anche molti atti
|
|
positivi vantaggiosi agli altri, che un uomo pu esser giustamente
|
|
obbligato a compiere: per esempio, far da testimonio in giudizio o fare
|
|
tutto il proprio dovere, sia nella difesa comune, sia in qualunque
|
|
opera comune necessaria alla societ sotto la protezione della quale
|
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egli vive. Inoltre, si pu, a rigore, tenerlo responsabile verso la
|
|
societ s'egli non compie certi atti di beneficenza individuale che
|
|
sono, in date circostanze, il dovere evidente di ogni uomo; come il
|
|
salvare la vita al proprio simile o l'intervenire per difendere il
|
|
debole dai maltrattamenti. Una persona pu nuocere agli altri non
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|
soltanto colle sue azioni, ma colla sua inazione; e, in ogni caso, essa
|
|
responsabile verso di loro del danno.
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|
vero che, nell'ultimo caso, la coazione deve essere esercitata con
|
|
assai maggiore riguardo che nel primo. Tenere qualcuno responsabile
|
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del male ch'esso fa agli altri: ecco la regola; tenerlo responsabile
|
|
del male da cui non li assicura: ecco, comparativamente parlando,
|
|
l'eccezione. Tuttavia, vi sono molti casi abbastanza chiari ed
|
|
abbastanza gravi per giustificare questa eccezione. In tutto ci
|
|
che riguarda le relazioni esteriori dell'individuo, esso ipso
|
|
iure responsabile verso quelli i cui interessi sono in giuoco, e,
|
|
se occorre, verso la societ come loro proteggitrice. Vi sono spesso
|
|
delle buone ragioni per non imporre agli uomini questa responsabilit;
|
|
ma tali ragioni debbono derivare dalle particolari convenienze del
|
|
caso, sia perch un caso in cui, tutto considerato, l'individuo
|
|
agir probabilmente meglio abbandonato al suo proprio impulso che
|
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sorvegliato in qualsiasi modo dalla societ; sia perch un tentativo
|
|
di sorveglianza produrrebbe mali pi grandi di quelli che si vogliono
|
|
evitare. Quando tali ragioni fanno ostacolo alla responsabilit
|
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forzata, la coscienza dello stesso agente deve prendere il posto del
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giudice assente, per proteggere quegli interessi altrui che mancano
|
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di una protezione esteriore, e l'uomo deve giudicarsi tanto pi
|
|
severamente in quanto che il caso non lo sottomette al giudizio dei
|
|
suoi simili.
|
|
|
|
Ma v' una sfera d'azione, nella quale la societ, come distinta
|
|
dall'individuo, non ha che un interesse indiretto, se pure essa ne ha
|
|
uno. Intendiamo quella parte della condotta e della vita di una persona
|
|
che tocca soltanto la persona stessa o che, se tocca ugualmente gli
|
|
altri, lo fa col loro consenso e colla loro partecipazione libera,
|
|
spontanea e perfettamente illuminata. Quando io parlo di ci che
|
|
riguarda la persona soltanto, intendo ci che la riguarda in modo
|
|
diretto e immediato; poich tutto ci che tocca un individuo pu
|
|
toccar gli altri per mezzo di lui, e l'obbiezione che si basa su questa
|
|
possibilit sar l'argomento di nostre ulteriori riflessioni. Questa
|
|
adunque la regione che spetta alla umana libert. Essa comprende,
|
|
prima di tutto, la giurisdizione di quello che i canonisti chiamano il
|
|
_forum internum_, esigendo la libert di coscienza nel senso pi esteso
|
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della parola, la libert di tendenza e di pensiero, la libert assoluta
|
|
d'opinioni e di sentimenti, su qualunque soggetto pratico, speculativo,
|
|
scientifico, morale o teologico. La libert di esprimere e di pubblicar
|
|
delle opinioni pu sembrar sottoposta a un diverso principio, perch
|
|
essa appartiene a quella parte della condotta d'un individuo che tocca
|
|
gli altri; ma, poich essa d'un'importanza pressoch uguale a quella
|
|
della stessa libert di pensiero, e riposa, in gran parte, sulle stesse
|
|
ragioni, queste due libert sono, in pratica, inseparabili. In secondo
|
|
luogo, il principio della libert umana richiede la libert dei gusti e
|
|
dei capricci, la libert di adattare il nostro tenor di vita all'indole
|
|
nostra, di fare quel che ci garba, avvenga che vuole avvenire, senza
|
|
esserne impediti dai nostri simili, fino a che noi non arrechiamo loro
|
|
danno, ed anche quando essi trovino sciocca o biasimevole la nostra
|
|
condotta. In terzo luogo da questa libert di ciascun individuo nasce,
|
|
negli stessi limiti, la libert di associazione fra gli individui;la
|
|
libert di unirsi per un qualunque fine inoffensivo per gli altri
|
|
supposto sempre che gli associati siano d'et maggiore e non siano n
|
|
costretti, n ingannati.
|
|
|
|
Nessuna societ libera, qualunque possa essere la forma di governo
|
|
con cui si regge, se queste libert non sono almeno rispettate; e
|
|
nessuna libera completamente, se queste libert non esistono in modo
|
|
assoluto e senza riserve.
|
|
|
|
La sola libert degna veramente di questo nome e quella di cercare
|
|
il nostro bene a modo nostro, fino a che noi non tentiamo di privar
|
|
gli altri del loro o di porre ostacoli ai loro sforzi per ottenerlo.
|
|
Ognuno il custode naturale della sua propria salute, sia fisica, sia
|
|
intellettuale e spirituale; e la specie umana guadagna di pi a lasciar
|
|
che ciascuno viva come meglio gli sembra, che a costringerlo a vivere
|
|
come sembra meglio a tutti gli altri.
|
|
|
|
Sebbene questa dottrina non sia affatto nuova, e possa a qualcuno
|
|
sembrare una verit evidente, non ve n' certo altra che sia pi
|
|
diametralmente opposta all'opinione e al costume oggi esistenti. La
|
|
societ si data tanta cura per tentare (secondo i suoi criteri) di
|
|
costringere gli uomini a seguir le sue nozioni di perfezione personale,
|
|
quanto per veder di obbligarli a seguire le sue idee in fatto di
|
|
perfezione sociale. Le antiche repubbliche si credevano in diritto (e
|
|
i filosofi dell'antichit appoggiavano la loro pretesa) di regolare,
|
|
di pubblica autorit, tutta la condotta privata, sotto pretesto che
|
|
la disciplina fisica e morale di ciascun cittadino cosa la quale
|
|
interessa profondamente lo Stato. Questo modo di pensare poteva essere
|
|
ammissibile in piccole repubbliche circondate da potenti nemici ed
|
|
in pericolo continuo di essere rovesciate o da un attacco esteriore
|
|
o da un sommovimento interno. A simili stati poteva cos facilmente
|
|
cagionar danno che l'energia e l'impero degli uomini su loro stessi
|
|
si allentassero anche per un solo istante, che non era ad essi lecito
|
|
di attendere gli effetti salutari e permanenti della libert. Nel
|
|
mondo moderno, la maggior importanza delle comunit politiche, e
|
|
sopratutto la separazione dell'autorit religiosa dalla civile (ponendo
|
|
la direzione della coscienza dell'uomo in mani diverse da quelle che
|
|
sorvegliavano i suoi affari temporali) impedirono un intervento cos
|
|
grande della legge nei particolari della vita privata; ma, a dire il
|
|
vero, l'individuo non vi fece un gran guadagno: l'autorit spirituale
|
|
si pose a regolare tutti i particolari abbandonati dalla temporale:
|
|
l'uomo fu allora stretto anche pi da vicino in quanto lo riguarda,
|
|
poich la religione (l'elemento d'autorit morale fino ad oggi pi
|
|
potente) fu quasi sempre governata o dall'ambizione di una gerarchia
|
|
che aspira a guidare tutta la condotta umana o dallo spirito di
|
|
puritanismo. Qualcuno di quei riformatori moderni, che con maggior
|
|
veemenza hanno dato l'assalto alle religioni del passato, non sono per
|
|
nulla affatto rimasti addietro n alle chiese n alle sette, nella loro
|
|
affermazione del diritto di autorit spirituale; citeremo in ispecie
|
|
Augusto Comte, il cui sistema sociale, quale ei lo espone nel suo
|
|
_Sistema di politica positiva_, mira a stabilire (piuttosto, vero,
|
|
con mezzi morali che con mezzi legali) un dispotismo della societ
|
|
sull'individuo, che supera tutto quanto hanno potuto imaginare i pi
|
|
rigidi tra i filosofi antichi in fatto di disciplina.
|
|
|
|
A parte le dottrine speciali dei pensatori individuali, vi anche nel
|
|
mondo una forte e crescente inclinazione ad estendere esageratamente
|
|
il potere della societ sull'individuo, e colla forza dell'opinione,
|
|
e anche con quella della legislazione. Ora, poich tutti i mutamenti
|
|
che s'operano nel mondo hanno l'effetto di accrescere la forza della
|
|
societ e diminuire il potere dell'individuo, questa usurpazione non
|
|
uno di quei mali che tendano a sparire spontaneamente: anzi, esso
|
|
tende, al contrario, a divenire sempre pi formidabile. La tendenza
|
|
degli uomini, sia come sovrani, sia come concittadini, ad imporre agli
|
|
altri le loro opinioni e i loro capricci come regola di condotta
|
|
cos efficacemente sostenuta da qualcuno dei migliori e da qualcuno dei
|
|
peggiori sentimenti dell'uomo, che essa non si raffrena quasi mai, se
|
|
non quando proprio il potere le manca. E poich il potere non sulla
|
|
strada di diminuire, ma di crescere, conviene aspettarsi salvo che
|
|
contro il male si elevi una forte barriera di convinzione morale
|
|
conviene aspettarsi, diciamo, nelle presenti condizioni del mondo, di
|
|
veder crescere anche tale tendenza.
|
|
|
|
pi opportuno per l'argomento che, invece di affrontare
|
|
immediatamente la tesi generale, noi ci tratteniamo dapprima in
|
|
una sola delle sue parti, a proposito della quale il principio qui
|
|
stabilito riconosciuto, se non del tutto, almeno fino ad un certo
|
|
segno, dalle opinioni correnti. Questo ramo la libert di pensiero,
|
|
da cui impossibile separare la libert di parola e di stampa.
|
|
Sebbene queste libert formino una parte importante della moralit
|
|
politica di tutti i paesi che mantengono la tolleranza religiosa e le
|
|
libere instituzioni, tuttavia i princip, sia filosofici, sia pratici,
|
|
su cui esse riposano, non sono forse cos famigliari allo spirito
|
|
pubblico n cos pienamente valutati dagli stessi capi dell'opinione,
|
|
come si potrebbe credere. Questi princip, sanamente intesi, sono
|
|
applicabili a ben pi d'una suddivisione dell'argomento; e un esame
|
|
alquanto approfondito di questa parte della questione sar, io penso,
|
|
la migliore introduzione al rimanente. Per questo, coloro che non
|
|
troveranno nulla di nuovo in ci che verr dicendo, vorranno, io spero,
|
|
avermi per iscusato se oso discutere una volta di pi un argomento che,
|
|
da tre secoli in qua, stato tante volte dibattuto.
|
|
|
|
|
|
FINE DEL CAPITOLO PRIMO
|
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|
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|
<h2 id="">CAPITOLO SECONDO.
|
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|
|
LA LIBERT DI PENSIERO E DI DISCUSSIONE.
|
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|
lecito sperare che sia trascorso il tempo in cui sarebbe stato
|
|
necessario difendere la libert di stampa come una guarentigia contro
|
|
un governo corrotto o tirannico; oggi, io penso, non c' pi bisogno
|
|
d'eccitare gli uomini alla ribellione contro qualunque potere,
|
|
legislativo o esecutivo, i cui interessi non fossero identificati con
|
|
quelli del popolo e che pretendesse di prescrivergli delle opinioni
|
|
e di stabilire quali dottrine o quali argomenti gli sia permesso di
|
|
sentire.
|
|
|
|
D'altra parte, questo aspetto della questione stato gi cos spesso
|
|
trattato, e in modo cos splendido, che qui non occorre d'insistervi
|
|
pi specialmente. Sebbene la legge inglese sulla stampa sia oggi cos
|
|
servile come lo era al tempo dei Tudor, pure v' ben poco pericolo che
|
|
oggi se ne faccia uso contro la discussione politica, salvo che durante
|
|
qualche panico passeggiero, quando il timor della insurrezione trascina
|
|
ministri e giudici fuori del loro stato normale[1].
|
|
|
|
In generale, non v' a temere, in un paese costituzionale, che il
|
|
governo (sia esso o no pienamente responsabile di fronte al popolo)
|
|
tenti spesso di sorvegliare l'espressione delle opinioni, eccettuato
|
|
il caso in cui, cos agendo, esso divien l'organo della generale
|
|
intolleranza del pubblico.
|
|
|
|
Supponiamo dunque che il governo non sia che una cosa col popolo, e
|
|
non pensi in alcun modo ad esercitare alcun potere di coercizione,
|
|
ammenoch non sia d'accordo con quello ch'esso considera la voce
|
|
del popolo: ebbene, io nego al popolo il diritto di esercitare una
|
|
tale coercizione, sia da s, sia per mezzo del suo governo: questo
|
|
poter di coercizione illegittimo. Il migliore dei governi non vi
|
|
ha pi diritto del peggiore; un tal potere altrettanto ed anche
|
|
pi dannoso quando lo si esercita d'accordo con l'opinione pubblica,
|
|
di quando lo si esercita in opposizione con essa. Se tutta la specie
|
|
umana, salvo una persona, fosse di un parere, e una persona soltanto
|
|
fosse del parere contrario, la specie umana non sarebbe per nulla
|
|
pi giustificabile imponendo silenzio a tale persona di quello che
|
|
questa lo sarebbe se, potendo, imponesse silenzio alla specie umana.
|
|
Se una opinione non fosse che una personale propriet, e non avesse
|
|
valore che pel possessore; se l'esser turbati in questo possesso
|
|
fosse un danno puramente personale, vi sarebbe qualche differenza tra
|
|
l'essere il danno inflitto a poche persone o a molte. Ma questo vi ha
|
|
di specialmente dannoso nell'imporre silenzio all'espressione d'una
|
|
opinione: che si defrauda la specie, la posterit come la generazione
|
|
esistente, quelli che si allontanano da una tale opinione ancora pi
|
|
di quelli che la sostengono. Se questa opinione giusta, sono privati
|
|
di un mezzo di lasciar l'errore per la verit; se sbagliata, essi
|
|
perdono un beneficio quasi altrettanto importante: la percezione pi
|
|
chiara e l'impressione pi viva della verit, prodotta dal suo cozzo
|
|
con l'errore.
|
|
|
|
necessario di considerare separatamente queste ipotesi, a ciascuna
|
|
delle quali corrisponde un ramo distinto dell'argomentazione. Noi
|
|
non possiamo mai essere sicuri che l'opinione che noi cerchiamo di
|
|
sopprimere sia falsa; e, lo fossimo pure, il sopprimerla sarebbe ancora
|
|
un male.
|
|
|
|
E, anzitutto, l'opinione che si cerca sopprimere d'autorit pu
|
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benissimo esser vera; quelli che desiderano sopprimerla, naturalmente,
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contestano la sua verit: ma essi non sono infallibili, non hanno
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il potere di decidere la questione per tutto il genere umano, e di
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rifiutare agli altri i mezzi di giudicare.
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Non lasciar conoscere una opinione perch si sicuri della sua falsit
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affermare che si possiede la certezza assoluta. Tutte le volte che
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si tronca una discussione, si afferma, soltanto con questo, la propria
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infallibilit: e la condanna di un tal modo di procedere si potrebbe
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benissimo basare su questo solo argomento.
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Disgraziatamente pel buon senso degli uomini, il fatto della loro
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fallibilit lungi dall'avere, nel loro giudizio pratico, l'importanza
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che essi gli accordano in teoria. In realt, mentre ciascuno di essi
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sa benissimo d'esser fallibile, un piccolo numero d'uomini soltanto
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trovano necessario di prendere delle precauzioni a questo riguardo, e
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di ammettere l'ipotesi che una opinione di cui essi si sentano certi
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possa servire ad esempio dell'errore a cui si riconoscono soggetti.
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I principi assoluti, o altre persone avvezze a una deferenza
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illimitata, hanno di solito questa piena fiducia nelle loro opinioni in
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quasi tutti gli argomenti; gli uomini aventi una posizione fortunata,
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che tentano talvolta discutere le loro opinioni e che non hanno del
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tutto perduto l'abitudine di essere corretti quando s'ingannano,
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pongono la stessa fiducia senza limiti in quelle loro opinioni a cui
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partecipano quelli che li circondano o quelli pei quali essi hanno una
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deferenza abituale; poich in proporzione della mancanza di fiducia
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dell'uomo nel suo personale giudizio, egli presta una fede pi cieca
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all'infallibilit del _mondo_ in generale. E il _mondo_ , per ciascun
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individuo, la parte di mondo colla quale egli a contatto: il suo
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partito, la sua setta, la sua chiesa, la sua classe sociale; e,
|
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comparativamente, si pu dire di un uomo che ha uno spirito largo e
|
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liberale, quando questa parola _mondo_ significa per lui il suo paese
|
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o il suo secolo. La fede dell'uomo in questa autorit collettiva non
|
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scossa n punto n poco, per quanto egli sappia che altri secoli, altri
|
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paesi, altre sette, altre chiese, altri partiti hanno pensato e pensano
|
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esattamente il contrario.
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Esso incarica il suo proprio mondo d'aver ragione contro i mondi
|
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dissidenti degli altri uomini e non si turba mai alla idea che il puro
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caso ha deciso quale di questi mondi numerosi dovesse possedere la sua
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fiducia, e che le stesse cause che fanno di lui un cristiano a Londra
|
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ne avrebbero fatto un buddista a Pekino. Tuttavia la cosa in s tanto
|
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evidente, che tutti gli argomenti la potrebbero provare. I secoli non
|
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sono pi infallibili degli individui: ciascun secolo ha professato
|
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molte opinioni che i secoli seguenti hanno ritenuto non solamente
|
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false, ma assurde; ed ugualmente certo che molte opinioni oggi da
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tutti professate saranno abbandonate dai secoli venturi, come molte
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|
opinioni in altri tempi comuni sono abbandonate dal secolo presente.
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|
L'obbiezione che probabilmente si far a questo argomento potrebbe
|
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forse prendere la forma seguente. Non c' una pretesa pi grande
|
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d'infallibilit nell'ostacolo posto alla propagazione dell'errore che
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in qualunque altro atto dell'autorit. Il giudizio dato all'umanit,
|
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perch essa ne faccia uso; perch se ne pu fare un uso cattivo,
|
|
bisogna dire agli uomini ch'essi non se ne dovrebbero servire del
|
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tutto? Nel proibire quel ch'essi credono dannoso essi non pretendono
|
|
d'essere esenti d'errore, essi non fanno che adempire il dovere, per
|
|
essi imprescindibile (sebbene siano fallibili) di agire secondo la loro
|
|
convinzione coscienziosa. Se poi non dovessimo mai agire secondo le
|
|
nostre opinioni, perch le nostre opinioni possono essere false, noi
|
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trascureremmo di curare tutti i nostri interessi, di compiere tutti
|
|
i nostri doveri; un'obbiezione applicabile a qualunque condotta in
|
|
generale, non pu essere un'obbiezione forte contro una data condotta
|
|
in particolare. Dovere dei governi e degli individui di formarsi
|
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le opinioni pi vicine al vero che sia possibile, di formarsele
|
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accuratamente, di non imporle agli altri senza essere perfettamente
|
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sicuri di aver ragione. Ma quando essi ne sono sicuri (cos parlano
|
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i nostri avversari) non sarebbe coscienziosit ma poltroneria il non
|
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agire secondo la propria opinione e lasciar propagarsi liberamente
|
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delle dottrine che in coscienza si trovano pericolose al benessere
|
|
della umanit, sia in questa, sia nella vita futura; e tutto questo
|
|
perch altri popoli, in tempi meno illuminati, hanno perseguitato delle
|
|
opinioni che oggid si credono vere.
|
|
|
|
I nostri avversari aggiungono: ci si dir, guardiamoci dal cadere nello
|
|
stesso errore. Ma i governi e le nazioni hanno commesso degli errori
|
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a proposito di altre cose sulle quali si ritiene che possa senza alcun
|
|
inconveniente essere esercitata l'autorit pubblica; essi hanno levato
|
|
delle imposte cattive, hanno fatto delle guerre ingiuste. E noi dovremo
|
|
per questo non levar pi alcuna imposta e non far pi delle guerre,
|
|
non ostante qualunque provocazione? Gli uomini e i governi debbono
|
|
agire meglio che possono; la certezza assoluta non c', ma ce n' a
|
|
sufficienza pei bisogni della vita; e noi possiamo e dobbiamo affermare
|
|
che la nostra opinione vera per la direzione della nostra condotta e
|
|
non affermiamo nulla di pi coll'impedire che si pervertisca la societ
|
|
colla propagazione di opinioni che noi riteniamo false e perniciose.
|
|
|
|
Io rispondo che cos si afferma ben di pi. C' una grandissima
|
|
differenza tra il presumere che una opinione sia vera, perch,
|
|
con tutti i mezzi d'esser confutata, essa non ha potuto esserlo,
|
|
e l'affermare la sua verit allo scopo di non permetterne la
|
|
confutazione. La libert completa di contraddire e di disapprovare la
|
|
nostra opinione la condizione appunto che ci permette di affermare
|
|
la sua verit da un punto di vista pratico; un essere umano non pu
|
|
avere in altro modo l'assicurazione razionale di esser nel vero.
|
|
|
|
Quando noi consideriamo, vuoi la storia dell'opinione, vuoi la condotta
|
|
ordinaria della vita umana, a che si pu attribuire se l'una e l'altra
|
|
non sono peggiori di quel che sono? Non certamente alla forza inerente
|
|
all'intelligenza umana, poich su qualunque soggetto che non sia per
|
|
s stesso evidente, una sola persona su cento sar capace di giudicare.
|
|
Ancora: la capacit di questa unica persona non che relativa; poich
|
|
la maggioranza degli uomini eminenti di ciascuna generazione passata ha
|
|
sostenuto molte opinioni oggid ritenute erronee, e fatte od approvate
|
|
molte cose che nessuno oggid giustificherebbe.
|
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|
|
Come avviene dunque che, dopo tutto, nella specie umana, c'
|
|
una preponderanza di opinioni e di condotta razionali? Se questa
|
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preponderanza esiste davvero ed quanto dev'essere, a meno che
|
|
gli affari umani non siano e non siano stati sempre in uno stato
|
|
quasi disperato essa dovuta ad una qualit dello spirito umano,
|
|
la sorgente di tutto quanto vi ha di rispettabile nell'uomo, sia
|
|
come essere intellettuale, sia come essere morale: la possibilit
|
|
di correggere i propr errori. L'uomo capace di correggere i suoi
|
|
sbagli con la discussione e l'esperienza. E non con la sola esperienza:
|
|
occorre la discussione per vedere come quella si deva interpretare.
|
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|
Le opinioni ed i costumi falsi cedono gradualmente davanti al fatto
|
|
e all'argomento; ma perch i fatti e gli argomenti producano qualche
|
|
impressione sullo spirito, necessario che gli vengano presentati.
|
|
Pochissimi fatti possono dire la loro storia essi stessi, senza
|
|
commenti che ne spieghino il significato. Poich dunque tutta la forza
|
|
e tutto il valore del giudizio dell'uomo poggiano su questa propriet
|
|
ch'egli possiede, di poter essere corretto quando fuor di strada, non
|
|
permesso di porre in esso qualche fiducia se non quando si hanno ben
|
|
sotto mano i mezzi di raddrizzarlo.
|
|
|
|
Come ha fatto un uomo il cui giudizio merita realmente fiducia? Egli
|
|
ha posto attenzione a tutte le critiche sulla sua opinione e sulla
|
|
sua condotta, ha avuto per abitudine d'ascoltare tutto quello che si
|
|
poteva dire contro di lui, di trarne profitto in quanto era giusto,
|
|
e d'esporre a s stesso ed agli altri, all'occasione, la falsit di
|
|
ci che non era se non un sofisma; egli ha compreso che il solo mezzo
|
|
col quale un essere umano possa giungere alfine a conoscere a fondo un
|
|
soggetto quello di ascoltare ci che ne possono dire delle persone
|
|
di tutte le opinioni, e di studiare tutti i modi onde esso pu esser
|
|
lumeggiato dalle diverse intelligenze. Mai alcun saggio acquist
|
|
diversamente la sua saggezza, e non nella natura dell'intelligenza
|
|
umana il divenir saggio in altro modo. La costante abitudine di
|
|
correggere e di completare la propria opinione, paragonandola con
|
|
quella degli altri, lungi dal cagionare dubbio ed esitazione nel
|
|
metterla in pratica, il solo fondamento stabile di una giusta fiducia
|
|
in questa opinione.
|
|
|
|
In realt, poich l'uomo saggio conosce tutto quello che, secondo
|
|
probabilit, si pu dire contro di lui, ed ha assicurato la sua
|
|
posizione contro qualunque avversario, sapendo che, lungi dall'evitare
|
|
le obbiezioni e le difficolt, egli andato a cercarle e non ha
|
|
rinunciato ad alcun modo di lumeggiare il soggetto, quest'uomo ha
|
|
diritto di pensare che il suo giudizio val meglio che quello di non
|
|
importa qual persona o quale moltitudine, la quale non abbia usati gli
|
|
stessi mezzi.
|
|
|
|
Non un pretendere troppo l'imporre al pubblico, a quest'accolta
|
|
variopinta di pochi saggi e di molti sciocchi, le stesse condizioni
|
|
che gli uomini pi sapienti, quelli che hanno pi ragione di fidarsi
|
|
del loro giudizio, considerano garanzie necessarie alla loro fiducia
|
|
in loro stessi. La pi intollerante delle chiese, la chiesa romana
|
|
cattolica, anche quando trattasi della canonizzazione di un santo,
|
|
ammette ed ascolta pazientemente un _avvocato del diavolo_; sembra
|
|
che i pi santi fra gli uomini non possano essere ammessi ai postumi
|
|
onori se non quando sia noto e ben ponderato quanto il diavolo pu dire
|
|
contro di essi.
|
|
|
|
Se non fosse stato permesso di porre in dubbio la filosofia di Newton,
|
|
la specie umana non potrebbe con tutta certezza tenerla per vera. Le
|
|
credenze per le quali noi abbiamo le maggiori garanzie non poggiano
|
|
se non su di una protezione: l'invito costante al mondo intiero di
|
|
dimostrare la loro falsit. Se la sfida non accettata, o se essa
|
|
accettata e la prova non riesce, noi siamo ancora abbastanza lungi
|
|
dalla certezza, ma abbiamo fatto tutto quello che lo stato presente
|
|
della ragione umana ci permette di fare; noi non abbiamo trascurato
|
|
nulla di ci che poteva fornirci un mezzo di raggiungere la verit.
|
|
E, restando il campo sempre aperto, noi possiamo sperare che, se
|
|
esiste una verit migliore, la si trover quando lo spirito umano sar
|
|
capace di accoglierla; e, nell'attesa, possiamo esser certi di esserci
|
|
avvicinati alla verit di quanto era possibile nel tempo nostro. Ecco
|
|
tutta la certezza a cui possa arrivare un essere fallibile, ed ecco la
|
|
sola strada per arrivarci.
|
|
|
|
strano che gli uomini riconoscano il valore degli argomenti in favore
|
|
della libera discussione, ma che non vogliano saperne di portar questi
|
|
argomenti alle ultime conseguenze, non vedendo che, se queste ragioni
|
|
non servono anche per un caso estremo, esse non hanno alcun valore.
|
|
Altra cosa bizzarra: essi non credono di darsi l'aria d'infallibili,
|
|
quando riconoscono che la discussione deve essere libera su tutti i
|
|
soggetti i quali possano essere _dubbiosi_, e pensano, nello stesso
|
|
tempo, che al di sopra della discussione si dovrebbe porre una
|
|
dottrina, un punto particolare, perch esso cos _certo_... che
|
|
quanto dire _perch essi sono cos certi_ che certo! Tenere una cosa
|
|
per certa, finch esiste un essere umano pronto a negarne la certezza,
|
|
se lo potesse, ma a cui lo si impedisce, affermare che noi, e quelli
|
|
che seguono la nostra opinione, siamo i giudici della certezza, e
|
|
giudichiamo senza sentir tutte e due le campane
|
|
|
|
Nel nostro secolo, che si rappresentato come privo di fede ma come
|
|
pauroso dello scetticismo, poich gli uomini si sentono assicurati non
|
|
tanto dalla verit delle loro opinioni quanto dalla loro necessit, i
|
|
diritti di un'opinione ad esser protetta contro un pubblico assalto
|
|
riposano sulla sua importanza per la societ, piuttosto che sulla
|
|
sua verit. Vi sono si va dicendo certe credenze cos utili,
|
|
per non dire indispensabili al benessere, che i governi hanno dovere
|
|
di proteggerle quanto di proteggere qualunque altro degli interessi
|
|
della societ. In un caso di necessit cos assoluta, che fa parte
|
|
cos evidente del loro dovere, si sostiene che anche qualcosa di meno
|
|
dell'infallibilit pu permettere ai governi ed anche obbligarli ad
|
|
agire secondo la loro opinione, confermata dall'opinione generale
|
|
della umanit. Si dice pure spesso, e anche pi spesso si pensa
|
|
questo: nessuno, salvo un uomo vizioso, vorrebbe indebolire tali
|
|
salutari credenze, e nulla ci pu essere di male a raffrenare degli
|
|
uomini viziosi ed a proibire ci ch'essi soli vorrebbero fare. Questo
|
|
modo di pensare fa, della giustificazione delle restrizioni che alla
|
|
discussione s'impongono, una questione non di verit, ma di utilit,
|
|
e si lusinga di sottrarsi in questo modo alla responsabilit della
|
|
pretesa d'essere infallibile. Ma quelli che si contentano di cos poco
|
|
non si accorgono che la pretesa all'infallibilit semplicemente
|
|
spostata da un punto ad un altro. L'utilit stessa di una opinione
|
|
affare di opinione; essa si presta alla discussione, e la richiede
|
|
altrettanto che l'opinione stessa.
|
|
|
|
C' lo stesso bisogno di un giudice infallibile di opinioni per
|
|
decidere che una opinione dannosa, come per decidere ch'essa falsa,
|
|
quando l'opinione condannata non abbia tutta la facilit di difendersi.
|
|
Ed inutile dire che si pu permettere ad un eretico di sostenere
|
|
l'utilit o l'innocenza della sua opinione, sebbene gli s'impedisca
|
|
di sostenerne la verit: la verit d'una opinione fa parte della
|
|
sua utilit: quando noi vogliamo sapere se sia o no desiderabile che
|
|
un'opinione sia creduta, mai possibile d'escludere la considerazione
|
|
della sua verit o della sua falsit?
|
|
|
|
Nell'opinione, non degli uomini viziosi, ma dei migliori, nessuna
|
|
credenza contraria alla verit pu essere realmente utile; e potete voi
|
|
impedire a costoro di fare una tale apologia, quando siano perseguitati
|
|
per aver negato qualche dottrina che loro si dice esser utile, ma
|
|
ch'essi credono falsa? Quelli che seguono le opinioni gi ammesse non
|
|
trascurano mai di trarre tutto il profitto possibile da questa scusa;
|
|
voi non li trovate mai a trattare la questione dell'utilit, come se
|
|
la si potesse separare completamente dalla questione della verit.
|
|
Al contrario, sopratutto perch la loro dottrina la _verit_,
|
|
che indispensabile di conoscerla o di crederci. Non vi pu essere
|
|
discussione leale sulla questione di utilit, quando una soltanto delle
|
|
parti pu far uso di un argomento cos vitale. E in linea di fatto,
|
|
quando la legge o il sentimento pubblico non permettono di discutere la
|
|
verit d'un'opinione, mostrano la stessa tolleranza verso chi negasse
|
|
la sua utilit: tutto quello che essi permettono un'attenuazione
|
|
della sua necessit assoluta o del delitto positivo di negarla.
|
|
|
|
Per mostrare pi chiaramente quanto male si faccia col rifiutar
|
|
d'ascoltare delle opinioni perch noi le abbiamo condannate in
|
|
anticipazione nel nostro proprio giudizio, sarebbe desiderabile
|
|
stabilire la discussione su di un caso determinato. Io scelgo di
|
|
preferenza i casi che mi sono meno favorevoli, quelli nei quali
|
|
l'argomento contro la libert di opinione, e dal punto di vista della
|
|
verit, e dal punto di vista della utilit, considerato come il pi
|
|
forte.
|
|
|
|
Poniamo che le opinioni combattute, siano la credenza in Dio o in
|
|
una vita futura o non importa qual altra fra le dottrine di morale
|
|
generalmente accettate. Dar battaglia su questo terreno come offrire
|
|
un gran vantaggio a un avversario di mala fede, poich esso dir
|
|
sicuramente (e con lui molte persone che non desiderano punto d'essere
|
|
in mala fede): Queste sono dunque dottrine che voi non ritenete
|
|
abbastanza certe per esser poste sotto la protezione della legge? La
|
|
credenza in Dio una di quelle opinioni di cui non si pu sentirsi
|
|
sicuro, senza pretendere all'infallibilit?
|
|
|
|
Ma io domando che mi si permetta di notare come il sentirsi certo di
|
|
una dottrina, qualunque essa sia, non ci che io dico pretendere
|
|
all'infallibilit. Io, con questo, intendo il mettersi a decidere una
|
|
tale questione anche per conto degli altri, senza permetter loro di
|
|
sentire ci che si pu obiettare dall'altro canto. Io non denuncio e
|
|
non biasimo meno questa pretesa, se essa si fa innanzi per sostenere le
|
|
mie pi solenni convinzioni. Un uomo ha un bell'essere positivamente
|
|
convinto, non soltanto della falsit, ma anche delle conseguenze
|
|
perniciose, non soltanto delle conseguenze perniciose, ma anche (per
|
|
adoperar delle espressioni che io pienamente condanno) dell'immoralit
|
|
e della empiet di un'opinione; se nondimeno, in conseguenza di questo
|
|
giudizio personale (ed anche quando sia pure sostenuto dal giudizio
|
|
pubblico del suo paese o dei suoi contemporanei), egli impedisca a
|
|
questa opinione di parlare in propria difesa, egli afferma la propria
|
|
infallibilit. E questa affermazione ben lungi dall'essere meno
|
|
pericolosa o meno biasimevole perch l'opinione detta immorale od
|
|
empia; al contrario, questo il caso pi fatale di tutti.
|
|
|
|
Queste sono precisamente le occasioni in cui gli uomini commettono
|
|
quegli spaventevoli errori che eccitano la stupefazione e l'orrore
|
|
della posterit. Noi ne troviamo degli esemp memorabili nella storia,
|
|
quando vediamo il braccio della legge occupato a distruggere gli uomini
|
|
migliori e le pi nobili dottrine: e questo, pur troppo con grande
|
|
successo quanto agli uomini; quanto alle dottrine, parecchie hanno
|
|
sopravvissuto, per essere proprio (quasi per derisione) invocate in
|
|
difesa di una simile condotta verso di quelli che non le accettavano, o
|
|
che ne rifiutavano la interpretazione comune.
|
|
|
|
Non si pu ricordare abbastanza sovente alla specie umana che vi
|
|
stato un uomo, il quale si chiam Socrate, e che vi fu un memorabile
|
|
conflitto tra quest'uomo da una parte e le autorit legali e l'opinione
|
|
pubblica dall'altra. Egli era nato in un secolo e in un paese ricchi
|
|
di grandezze individuali; la sua memoria ci stata trasmessa da quelli
|
|
che conoscono meglio lui e l'et che fu sua, come la memoria dell'uomo
|
|
pi virtuoso del suo tempo. Noi lo conosciamo al tempo istesso come
|
|
il caposcuola e il prototipo di tutti quei grandi maestri di virt
|
|
che vennero dopo di lui, attraverso la sorgente e dell'inspirazione
|
|
di Platone e del giudizioso utilitarismo di Aristotele, i maestri di
|
|
color che sanno, i due creatori di qualunque filosofia, etica e non
|
|
etica. Questo maestro riconosciuto da tutti i pensatori eminenti a
|
|
lui posteriori; quest'uomo la cui gloria sempre crescente da pi che
|
|
duemila anni supera quella di tutti gli altri nomi che resero illustre
|
|
la sua citt natale, fu mandato a morte dai suoi concittadini, dopo
|
|
una condanna legale, come colpevole d'empiet e d'immoralit. Empiet,
|
|
perch negava gli dei riconosciuti dallo Stato; a vero dire il suo
|
|
accusatore affermava ch'egli non credeva in alcuno (vedi l'_Apologia_).
|
|
Immoralit, perch corrompeva la giovent con le sue dottrine e
|
|
coi suoi insegnamenti. Si hanno tutte le ragioni per credere che il
|
|
tribunale lo abbia trovato, in coscienza, colpevole di questi delitti;
|
|
ed esso condann ad esser mandato a morte come un volgare malfattore
|
|
l'uomo che fra i suoi contemporanei era probabilmente il pi benemerito
|
|
verso la specie umana.
|
|
|
|
Passiamo all'altro, unico esempio d'iniquit giudiziaria per ricordare
|
|
il quale, dopo la morte di Socrate, non si deva scendere un gradino
|
|
pi basso. Noi alludiamo all'avvenimento che si comp sul Calvario,
|
|
pi che diciotto secoli or sono. L'uomo che lasci in tutti quelli
|
|
che l'avevano veduto e sentito una tale impressione della sua
|
|
grandezza morale, che diciotto secoli hanno reso omaggio a lui come
|
|
all'Onnipotente, fu condannato a morte ignominiosa. Perch? Come
|
|
bestemmiatore. Non soltanto gli uomini non riconobbero punto il loro
|
|
benefattore, ma lo presero pel contrario esatto di quello ch'egli era,
|
|
e lo trattarono come un prodigio d'empiet. Ed ora son ritenuti essi
|
|
come tali, a cagione del modo con cui lo trattarono. I sentimenti
|
|
che animano oggi la specie umana a proposito di questi dolorosi
|
|
avvenimenti, la rendono estremamente ingiusta nel loro giudizio sugli
|
|
sciagurati attori.
|
|
|
|
Questi, secondo ogni apparenza, non erano peggiori della generalit
|
|
degli uomini: erano all'incontro uomini che possedevano in modo
|
|
completo, pi che completo forse, i sentimenti religiosi, morali e
|
|
patriotici del loro tempo e del loro paese; di quegli uomini insomma
|
|
che sono fatti in ogni tempo, compreso il nostro, per traversar la
|
|
vita rispettati e senza macchia. Quando il gran sacerdote si stracci
|
|
gli abiti sentendo pronunciar le parole che, secondo le idee del suo
|
|
paese, costituivano il pi nero dei delitti, la sua indignazione e il
|
|
suo orrore erano probabilmente cos sinceri, come oggi i sentimenti
|
|
morali e religiosi professati dalla generalit delle persone pie e
|
|
rispettabili. E molti di quelli che ora fremono della sua condotta,
|
|
avrebbero agito esattamente allo stesso modo, se avessero vissuto
|
|
in quell'epoca, e fossero stati ebrei. I cristiani ortodossi che son
|
|
tentati a credere uomini assai peggiori di loro quelli che lapidarono
|
|
i primi martiri, dovrebbero ricordarsi che san Paolo fu tra questi
|
|
persecutori.
|
|
|
|
Aggiungiamo ancora un esempio: quello che colpisce pi di tutti, se
|
|
vero che l'errore fa tanto maggiore impressione quanto pi grande
|
|
la saggezza e la virt di chi lo commette. Se mai un monarca ebbe
|
|
ragione di credersi migliore e pi illuminalo di chiunque fra i suoi
|
|
contemporanei, fu l'imperatore Marco Aurelio. Padrone assoluto di tutto
|
|
il mondo civile, egli dimostr per tutta la vita non solo la pi pura
|
|
giustizia, ma anche ci che meno si sarebbe atteso dalla sua educazione
|
|
stoica il cuore pi tenero.
|
|
|
|
I pochi errori che gli si attribuiscono vengono tutti dalla sua
|
|
indulgenza, mentre i suoi scritti, le pi elevate produzioni morali
|
|
dell'antichit, differiscono appena, se pure ne differiscono, dai pi
|
|
caratteristici insegnamenti di Cristo. Quest'uomo, miglior cristiano in
|
|
tutto, tranne che nel senso dogmatico della parola, della maggior parte
|
|
dei sovrani ostensibilmente cristiani che regnarono poi, perseguit il
|
|
cristianesimo. Padrone di tutte le precedenti conquiste dell'umanit,
|
|
dotato d'una intelligenza aperta e libera e d'un carattere che lo
|
|
portava a compenetrare nei suoi scritti morali l'ideale cristiano,
|
|
egli tuttavia non vide che il cristianesimo, coi doveri di cui era cos
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profondamente penetrato, era un bene e non un male pel mondo.
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Egli sapeva che la societ d'allora era in uno stato deplorevole. Ma
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per deplorevole che fosse, egli vedeva o credeva di vedere ch'essa non
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si poteva con sicurezza salvare da uno stato anche peggiore, se non
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colla fede e col rispetto per gli dei tradizionali. Come sovrano egli
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si credeva in dovere di non lasciare che la societ si dissolvesse e
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non vedeva come, se si toglievano i legami esistenti, se ne sarebbero
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potuti formare degli altri capaci di rattenerla. La nuova religione
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mirava apertamente a spezzar questi legami; dunque, a meno che non
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fosse suo dovere di adottar questa religione, sembrava che fosse suo
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dovere di distruggerla. Dal momento che la teologia del cristianesimo
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non gli sembrava vera n d'origine divina, dal momento che egli
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non poteva credere a questa strana istoria d'un Dio crocifisso,
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n prevedere che un sistema riposante su d'una simile base avesse
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l'influenza rinnovatrice che si sa, il pi dolce e il pi amabile dei
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filosofi e dei sovrani, guidato da un solenne sentimento del dovere, fu
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costretto a permettere la persecuzione del Cristianesimo.
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A mio vedere, questo uno dei fatti pi tragici della storia. triste
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di pensare come avrebbe potuto esser diverso il nostro cristianesimo,
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se la fede cristiana fosse stata adottata come religione dell'Impero
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da Marco Aurelio invece che da Costantino. Ma sarebbe ingiustizia
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e falsit ad un tempo il negare che Marco Aurelio, per punire come
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fece la propaganda cristiana, abbia avuto dalla sua tutte le scuse
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che si possono addurre per punire le dottrine anticristiane. Un
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cristiano crede fermamente che l'ateismo sia un errore e un principio
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di dissoluzione sociale; ma Marco Aurelio pensava lo stesso del
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Cristianesimo: egli, che di tutti i viventi allora si sarebbe potuto
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credere il pi capace di apprezzarlo. Dunque, ogni avversario della
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libert di discussione si astenga dall'affermare, ad un tempo,
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l'infallibilit propria e quella della moltitudine, come fece con s
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miseri risultati il grande Antonino, se non si lusinga d'essere pi
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saggio e pi buono di Marco Aurelio, pi profondamente versato nella
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sapienza del proprio tempo, d'uno spirito che meglio di quello si elevi
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sull'ambiente, di maggior buona fede nella ricerca della verit o di
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pi sincero attaccamento alla verit una volta trovata.
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Riconoscendo l'impossibilit di difendere le persecuzioni religiose
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con argomenti che non bastano a giustificare un Marco Aurelio, i nemici
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della libert religiosa accettano talvolta, quando sono messi proprio
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alle strette, questa conseguenza; e dicono col dottor Johnson che i
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persecutori del cristianesimo erano nel vero, che la persecuzione
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una prova cui la verit deve attraversare e attraversa e sempre con
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successo, dappoich, alla fin dei conti, le penalit legali sono senza
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forza contro la verit, sebbene siano talvolta utili contro errori
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dannosi. Questa forma dell'argomento in favore dell'intolleranza
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religiosa notevole abbastanza perch ci si trattenga un momento.
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Una teoria la quale sostiene che lecito perseguitare la verit,
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perch la persecuzione non le fa danno, non si pu accusare d'essere
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_a priori_ ostile all'accoglimento di verit nuove; ma noi non
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possiamo lodare la generosit del suo modo d'agire verso le persone
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a cui la specie umana deve la scoperta di queste verit. Rivelare al
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mondo qualcosa che lo interessa profondamente e ch'esso fino allora
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ignorava, provargli ch'esso s' ingannato su qualche punto vitale del
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suo interesse temporale o spirituale: ecco il servigio pi importante
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che un essere umano possa rendere a' suoi simili; e in certi casi, come
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quello dei primi cristiani o dei riformatori, i seguaci dell'opinione
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del dottor Johnson credono che si trattasse del dono pi prezioso che
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si potesse fare all'umanit.
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Ebbene: secondo una tal teoria, trattare come i pi vili delinquenti
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gli autori di cos grandi benefic e ricompensarli col martirio non
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un errore e una deplorevole sciagura di cui l'umanit debba fare
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penitenza col sacco e con la cenere, ma bens uno stato di cose normale
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e perfettamente giustificato.
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Colui che propone una verit nuova dovrebbe, secondo questa dottrina,
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presentarsi come faceva presso i Locresi colui che proponeva una
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nuova legge: con una corda al collo, che si stringeva se per caso la
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pubblica assemblea, dopo aver sentite le sue ragioni, non adottava
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immediatamente la proposta. Non si pu supporre che le persone che
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difendono questo modo di trattare i benefattori diano un gran valore
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al beneficio. Ed io credo che questa maniera di lumeggiar l'argomento
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appartenga quasi unicamente a gente persuasa che di verit nuove
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si poteva aver desiderio in altri tempi, ma che ora noi ne abbiamo
|
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abbastanza.
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Ma sicuramente quest'affermazione che la verit trionfa sempre sulla
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persecuzione una di quelle comode bugie che gli uomini si ripetono
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gli uni agli altri finch siano passate in luoghi comuni, ma che
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qualunque esperienza pu confutare.
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La storia ci mostra costantemente la verit ridotta al silenzio dalla
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persecuzione; se essa non soppressa per sempre, pu essere ricacciata
|
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indietro di secoli.
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Per non parlar che di opinioni religiose, la riforma tent di
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scoppiare per lo meno venti volte prima di Lutero, e fu ridotta
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al silenzio. Arnaldo da Brescia, fra Dolcino, Girolamo Savonarola
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subirono l'estremo supplizio; gli Albigesi, i Valdesi, i Lollardisti,
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gli Hussiti furono distrutti; anche dopo Lutero, dovunque si seppe
|
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persistere nella persecuzione, questa fu vittoriosa; in Ispagna, in
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Italia, in Fiandra, in Austria il protestantesimo fu estirpato; e
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|
probabilissimamente sarebbe accaduto lo stesso in Inghilterra, se la
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regina Maria avesse vissuto di pi, o se la regina Elisabetta fosse
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morta prima. La persecuzione raggiunse sempre lo scopo, tranne dove gli
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eretici formavano un partito troppo potente per essere perseguitato
|
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con efficacia: Il cristianesimo nessuna persona ragionevole pu
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dubitarne avrebbe potuto essere estirpato dall'impero romano; e
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se esso si diffuse e divenne predominante fu perch le persecuzioni
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erano solamente accidentali, non duravano che poco tempo, ed erano
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|
separate da lunghi intervalli di propaganda, possiamo dire libera.
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pura retorica il dire che la verit, unicamente come tale, possiede
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una forza intima, che l'errore non ha, di prevalere contro le prigioni
|
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e il rogo; gli uomini non hanno pi zelo per la verit di quello
|
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che, spesso, abbiano per l'errore; ed una sufficiente applicazione
|
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di penalit legali o anche soltanto sociali riuscir il pi delle
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volte ad arrestare il propagarsi sia dell'una sia dell'altro. Il
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vantaggio reale che la verit possiede consiste in questo: che, quando
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un'opinione vera, si pu ben soffocarla pi volte; essa riappare di
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continuo nel corso dei secoli, fin quando una delle sue riapparizioni
|
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cade in un'epoca in cui, per una serie di circostanze favorevoli, essa
|
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sfugge alla persecuzione, per tanto tempo almeno, quanto le basti ad
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acquistare la forza di poterle resistere pi tardi.
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Ci si dir che noi ora non condanniamo pi a morte quelli che
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introducono delle nuove opinioni; non siamo come i nostri padri,
|
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che massacravano i profeti: anzi, fabbrichiamo loro dei sepolcri.
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|
vero, noi non mettiamo a morte gli eretici, e tutte le pene che
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il sentimento moderno potrebbe tollerare, anche contro le opinioni
|
|
pi odiose, non basterebbero ad estirparle. Ma non ci lusinghiamo
|
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di essere gi sfuggiti all'onta della persecuzione legale! La legge
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permette ancora delle penalit contro le opinioni o per lo meno contro
|
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la loro espressione, e l'applicazione di queste penalit non una
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cosa talmente senza esempio che si possa far conto con certezza di non
|
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vederle mai rivivere in tutto il loro vigore.
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L'anno 1857, alle Assise d'estate della Contea di Cornovaglia, un
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|
uomo disgraziato ma di condotta irriprovevole, si dice, in tutte le
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|
relazioni della vita fu condannato a venti mesi di carcere per aver
|
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pronunciato e scritto su di una porta alcune parole offensive pel
|
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cristianesimo[2]. Un mese dopo, a Old-Bailey, due persone in due
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|
occasioni separate, furono rifiutate come giurati[3] ed una di esse fu
|
|
grossolanamente insultata dal giudice e da uno degli avvocati, perch
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dichiar onestamente di non aver alcuna fede religiosa. Per la stessa
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ragione si rifiut a una terza persona, uno straniero[4], di fargli
|
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giustizia contro un ladro. Questo rifiuto di riparazione ebbe luogo in
|
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virt della dottrina legale che una persona la quale non crede in Dio
|
|
(non importa in qual Dio) e in una vita futura non pu esser ammessa a
|
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prestare testimonianza in giudizio; ci quanto dichiarare che queste
|
|
persone sono fuori della legge, private della protezione dei tribunali,
|
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e che non soltanto si pu farne impunemente la vittima di furti o di
|
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vie di fatto, se esse non hanno altri testimoni che se stessi o gente
|
|
della loro opinione; ma che anche tutto il mondo deve subire di questi
|
|
attentati, dal momento che la prova dipende unicamente dalla loro
|
|
testimonianza. Questo fondato sulla presunzione che il giuramento
|
|
di una persona che non crede a una vita futura senza valore;
|
|
proposizione che mostra una ignoranza grande della storia in quelli
|
|
che lo ammettono (poich storicamente provato che a tutte le epoche
|
|
una grande quantit di miscredenti furono uomini di rara integrit ed
|
|
onorabilit); e per sostener la quale bisognerebbe non sapere neppur
|
|
lontanamente quante persone riputate nel mondo per le loro virt e pel
|
|
loro ingegno siano ben conosciute, almeno dai loro intimi amici, come
|
|
non aventi alcuna credenza. Questa regola inoltre si distrugge da s;
|
|
sotto pretesto che gli atei debbono essere mentitori, essa ammette la
|
|
testimonianza di tutti gli atei capaci di mentire, e rifiuta soltanto
|
|
quelli che sfidano la disgrazia di confessare pubblicamente una
|
|
opinione detestata piuttosto che affermare una menzogna.
|
|
|
|
Una regola che si abbatte cos da s, dal punto di vista dello scopo
|
|
che si propone, non pu essere mantenuta che come un tributo d'odio,
|
|
un resto di persecuzione: con questa particolarit, che la ragione per
|
|
incorrervi la prova ben certa che non la si merita punto. Questa
|
|
regola e la teoria ch'essa implica non sono meno offensive per i
|
|
credenti che pei miscredenti; poich se colui che non crede ad una
|
|
vita futura necessariamente un mentitore, naturalmente quelli che
|
|
ci credono non sono trattenuti dal mentire se pure lo sono che dal
|
|
timore dell'inferno. Noi non faremo agli autori e ai seguaci di questa
|
|
regola l'ingiuria di supporre che l'idea ch'essi si sono formata della
|
|
virt cristiana sia tratta dalla loro propria coscienza.
|
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|
In verit, questi non sono che dei lembi e dei resti di persecuzione e
|
|
si pu considerarli non come un indizio del desiderio di perseguitare,
|
|
ma piuttosto come esemp di una infermit molto frequente negli spiriti
|
|
inglesi, che fa provare ad essi un piacere assurdo ad affermare un
|
|
cattivo principio, anche quando non siano pi abbastanza malvagi per
|
|
desiderare realmente di metterlo in pratica. Ma pur troppo non si pu
|
|
esser sicuri se continuer o no, nello stato dello spirito pubblico,
|
|
questa sospensione delle pi odiose forme di persecuzione legale, che
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|
dura da circa sessant'anni: nel nostro secolo, la quieta superficie
|
|
della _routine_ turbata da tentativi fatti altrettanto spesso per
|
|
risuscitare dei mali passati che per introdurre dei beni nuovi.
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Quello di cui ora ci si vanta come del rinascere della religione,
|
|
sempre almeno altrettanto, negli spiriti angusti ed incolti, il
|
|
rinascere del fanatismo; e quando c' nel sentimento di un popolo il
|
|
lievito permanente e potente d'intolleranza che ferment in ogni tempo
|
|
in mezzo alle classi medie del nostro paese, non occorre molto per
|
|
sospingerlo a perseguitare attivamente quelli ch'essi non hanno mai
|
|
cessato di considerare degni di persecuzione[5].
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|
Poich sono proprio le opinioni dagli uomini professate e i sentimenti
|
|
ch'essi nutrono a proposito dei dissidenti, quanto alle credenze
|
|
stimate importanti, che fanno di questo paese un luogo dove la libert
|
|
del pensiero non esiste. Gi da molto tempo, l'unico torto delle
|
|
penalit legali quello di sostenere e di rafforzare lo stigmate
|
|
sociale. Questo stigmate soltanto veramente efficace; e lo
|
|
talmente, che in Inghilterra assai meno di frequente si professano
|
|
le opinioni messe al bando della societ, di quello che in altri
|
|
paesi si confessino le opinioni che portano per conseguenza punizioni
|
|
legali. Per tutte le persone, eccettuate quelle che la fortuna ha reso
|
|
indipendenti dal giudizio degli altri, l'opinione su questo soggetto
|
|
altrettanto efficace quanto la legge: gli uomini potrebbero allo
|
|
stesso modo essere imprigionati che privati dei mezzi di guadagnarsi
|
|
il pane. Coloro che hanno il pane assicurato, e che non attendono il
|
|
favore, n degli uomini al potere, n di alcun corpo, n del pubblico,
|
|
non hanno nulla a temere per una dichiarazione franca di non importa
|
|
quale opinione salvo che di essere un po' bistrattati nel pensiero e
|
|
nelle parole degli altri: per sopportar la qual cosa non occorre loro
|
|
un grande eroismo: non c' alcun appello _ad misericordiam_ in favore
|
|
di tali persone. Ma, sebbene noi non infliggiamo dei mali cos grandi
|
|
come un tempo a quelli che come noi non pensano, pure danneggiamo
|
|
noi stessi come, forse, non abbiamo mai fatto, col nostro modo di
|
|
trattarli. Socrate fu condannato a morte, ma la sua filosofia si elev
|
|
come il sole nei cieli e diffuse la sua luce per tutto il firmamento
|
|
intellettuale; i cristiani furono dati in pasto a' leoni, ma la chiesa
|
|
cristiana divenne un albero magnifico, che super gli alberi pi vecchi
|
|
e meno vigorosi e li soffoc dell'ombra sua. La nostra intolleranza,
|
|
puramente sociale, non uccide alcuno, non estirpa alcuna opinione, ma
|
|
costringe gli uomini a nascondere le loro opinioni o ad astenersi da
|
|
qualunque sforzo efficace per diffonderle.
|
|
|
|
Con noi, le opinioni eretiche non guadagnano e neppure perdono molto
|
|
terreno a ciascuna dcade o a ciascuna generazione; ma non brillano mai
|
|
di vivo splendore, e continuano a covare in quella ristretta cerchia
|
|
di pensatori e sapienti d'onde esse sono uscite, senza mai proiettare
|
|
sulle cose umane una luce, sia vera, sia falsa. E cos si mantiene uno
|
|
stato di cose soddisfacentissimo per una certa qualit di spiriti,
|
|
perch esso conserva tutte le opinioni preponderanti in una calma
|
|
apparente, senza la spiacevole formalit di condannare alcuno alla
|
|
multa o alla prigione, mentre non proibisce assolutamente l'uso della
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|
ragione ai dissidenti afflitti dalla malattia del pensiero: sistema
|
|
ottimo per mantener la pace nel mondo intellettuale, e per lasciar che
|
|
le cose vadano press'a poco col: _cos faceva mio padre._ Ma il prezzo
|
|
di questo modo di pacificazione il sacrificio completo di tutto il
|
|
coraggio morale dello spirito umano: uno stato di cose in conseguenza
|
|
del quale la maggior parte degli spiriti attivi ed investigatori
|
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trovano utile di tenere per s i veri motivi delle loro convinzioni,
|
|
e si sforzano, parlando in pubblico, di adattare quel che possono del
|
|
loro modo di pensare a premesse che, nel loro interno, essi negano, non
|
|
pu produrre di quei caratteri franchi e arditi, di quelle intelligenze
|
|
logiche e sode che in altri tempi ornarono il mondo dei pensatori.
|
|
La specie d'uomini che si pu attendere sotto questo regime presenta
|
|
o dei semplici schiavi del luogo comune o dei servitori guardinghi
|
|
della verit, i cui argomenti sopra tutti i grandi soggetti sono
|
|
proporzionati al loro uditorio, e non sono quelli di cui essi stessi
|
|
si appaghino. Gli uomini che evitano questa alternativa ci riescono
|
|
limitando il loro pensiero e il loro interessamento a quelle cose
|
|
di cui si pu parlare senza arrischiarsi nella region dei princip;
|
|
cio ad un piccolo numero di materie pratiche che riescirebbero a
|
|
grandi cose per s stesse, se l'intelligenza umana acquistasse forza
|
|
e vastit, e che non vi riusciranno mai fintanto che quello che
|
|
rafforzerebbe ed estenderebbe lo spirito umano un libero ed audace
|
|
esame dei soggetti pi elevati lasciato in abbandono.
|
|
|
|
Gli uomini agli occhi dei quali questo silenzio degli eretici non
|
|
un male dovrebbero considerare anzitutto che, in conseguenza di un tal
|
|
silenzio, le opinioni eterodosse non sono mai discusse e approfondite
|
|
in modo leale, cosicch quelle fra esse che non potrebbero sostenere
|
|
una tale discussione non iscompajono, per quanto forse s'impedisca ad
|
|
esse di estendersi. Ma non allo spirito degli eretici che nuoce di
|
|
pi la proibizione di tutte le ricerche le cui conclusioni non sono
|
|
ortodosse; quelli che ne soffrono di pi sono gli ortodossi stessi, il
|
|
cui sviluppo intellettuale impacciato e la cui ragione raffrenata
|
|
dal timor dell'eresa. Chi pu calcolare tutto ci che il mondo perde
|
|
con una tale quantit di belle intelligenze alleate a caratteri timidi,
|
|
che non osano abbandonarsi a un modo di pensare ardito, vigoroso,
|
|
indipendente, per paura di giungere ad una conclusione irreligiosa o
|
|
immorale agli occhi di qualcuno? E voi vedete qualche volta un uomo
|
|
profondamente coscienzioso, d'un'intelligenza sottile e raffinata,
|
|
che passa la vita a sofisticare colla intelligenza, che egli non pu
|
|
ridurre al silenzio, e che esaurisce tutte le qualit dello spirito per
|
|
conciliare le inspirazioni della sua coscienza e della sua ragione con
|
|
l'ortodossia, cosa a cui, dopo tutto, egli forse non riesce.
|
|
|
|
Nessuno pu essere grande pensatore se non considera come suo primo
|
|
dovere, in qualit di pensatore, di seguire la sua intelligenza
|
|
dovunque essa lo possa condurre; la societ guadagna sempre di pi
|
|
anche dagli errori d'un uomo il quale, dopo lo studio e la preparazione
|
|
voluta, pensa con la sua testa, che dalle opinioni giuste di quelli
|
|
che le professano soltanto perch non si permettono di pensare. Non gi
|
|
che la libert di pensiero sia necessaria unicamente o principalmente
|
|
per formare dei grandi pensatori; anzi, essa altrettanto ed anche pi
|
|
indispensabile per rendere la media degli uomini capace di raggiungere
|
|
l'altezza intellettuale che la loro attitudine comporta. Ci sono
|
|
stati, ci potranno essere ancora dei grandi pensatori individuali
|
|
in un'atmosfera di generale schiavit dell'intelligenza; ma non
|
|
c' mai stato e non ci sar mai, in questa atmosfera, un popolo
|
|
intellettualmente attivo.
|
|
|
|
Dovunque un popolo ha posseduto temporaneamente questa attivit,
|
|
ci avvenne perch il timore delle speculazioni eterodosse era, per
|
|
qualche poco, sospeso; ma dove sottinteso tacitamente che i princip
|
|
non devono essere discussi, dove la discussione sulle pi grandi
|
|
questioni che possano occupare l'umanit considerata come chiusa,
|
|
non si pu certo aspettarsi di trovare quel livello elevato d'attivit
|
|
intellettuale che ha reso cos notevoli certe epoche della storia. Mai
|
|
lo spirito di un popolo fu rinnovato fino dai fondamenti, mai fu dato
|
|
l'impulso che eleva anche gli uomini dell'intelligenza pi ordinaria
|
|
alla dignit di esseri pensanti, l dove la discussione evitava gli
|
|
argomenti vasti ed importanti abbastanza per suscitar l'entusiasmo.
|
|
L'Europa ne ha viste parecchie, di queste epoche brillanti: la prima,
|
|
subito dopo la Riforma; un'altra, sebbene limitata al continente
|
|
ed alla classe pi colta, durante il movimento speculativo della
|
|
seconda met del secolo decimottavo, ed una terza, di durata ancora
|
|
pi corta, nel fermento intellettuale di Germania, al tempo di Goethe
|
|
e di Fichte. Queste tre epoche differiscono enormemente quanto alle
|
|
opinioni particolari ch'esse svilupparono, ma si rassomigliano in
|
|
questo: che, durante tutte e tre, il giogo dell'autorit fu spezzato;
|
|
durante ciascuna di esse, un vecchio dispotismo intellettuale era stato
|
|
detronizzato e non era ancora stato sostituito da uno nuovo. L'impulso
|
|
dato da ciascuna di queste tre epoche ha fatto dell'Europa ci ch'essa
|
|
ora; qualunque progresso si prodotto, sia nello spirito, sia
|
|
nelle instituzioni umane, risale in modo evidente all'una o all'altra
|
|
di queste epoche; ma tutto, da qualche tempo, accenna a dimostrare
|
|
che questi tre impulsi hanno quasi perduta la forza loro e che noi
|
|
non possiamo attenderci un nuovo slancio, prima di aver di bel nuovo
|
|
conquistata la nostra libert intellettuale.
|
|
|
|
Passiamo ora alla seconda parte dell'argomento. Abbandonando l'ipotesi
|
|
che le opinioni comunemente accettate possano essere false, ammettiamo
|
|
ch'esse siano vere, ed esaminiamo che cosa valga la maniera in cui
|
|
probabilmente saranno professate, se la loro verit non liberamente
|
|
ed apertamente combattuta.
|
|
|
|
Per quante difficolt abbia una persona a riconoscere la possibilit
|
|
che un'opinione a cui essa fortemente attaccata sia falsa, dovrebbe
|
|
per esser colpita dall'idea che, per vera che sia quest'opinione, la
|
|
si considerer come un dogma morto e non come una verit viva e vitale,
|
|
se non la si pu discutere completamente, arditamente e di spesso.
|
|
|
|
C' una classe di persone (fortunatamente non proprio cos numerosa
|
|
come un tempo) a cui basta che gli altri si schierino fra i loro
|
|
seguaci, anche quando essi non conoscano punto i motivi di questa
|
|
opinione e siano incapaci di difenderla contro le obbiezioni pi
|
|
superficiali. Quando tali persone sono giunte a far insegnare
|
|
dall'autorit il loro _credo_, esse pensano naturalmente che dal
|
|
permetterne la discussione non pu derivare che male. Dovunque
|
|
domina la loro influenza, rendono quasi impossibile di confutare
|
|
con saggezza e cognizione di causa l'opinione comune, sebbene si
|
|
possa ancora confutarla inconsideratamente e con ignoranza, poich
|
|
impedire completamente la discussione impossibile; e se essa giunge
|
|
a farsi strada, alcune credenze che non sono fondate sulla persuasione
|
|
cederanno facilmente davanti alla pi leggiera parvenza d'argomento.
|
|
Ora, pure escludendo anche questa possibilit, pure ammettendo che
|
|
l'opinione vera rimanga nello spirito; se essa vi rimane allo stato
|
|
di pregiudizio, di credenza che non iscaturisce da un'argomentazione
|
|
n dalla prova di una argomentazione, non questo il modo con cui un
|
|
essere ragionevole deve professare la verit. La verit cos professata
|
|
non che una superstizione di pi che per caso si appiccica a parole
|
|
enuncianti una verit.
|
|
|
|
Se l'intelligenza e il giudizio della specie umana debbono essere
|
|
coltivati una cosa che almeno i protestanti non negano queste
|
|
facolt non si possono meglio esercitare che su argomenti i quali
|
|
interessano l'uomo tanto da vicino, da ritenersi necessario per lui di
|
|
avere delle opinioni in proposito. Se la coltura del nostro giudizio
|
|
deve preferire l'una piuttosto che l'altra cosa, preferir sopratutto
|
|
di conoscere i motivi delle nostre opinioni. Tutto quel che si pensa
|
|
sopra argomenti intorno ai quali il pensar giusto della massima
|
|
importanza, si dovrebbe almeno saper difendere contro le obbiezioni
|
|
comuni. Qualcuno per altro ci dir forse: S'insegnino pure agli
|
|
uomini i motivi delle loro opinioni. Poich non si sono mai sentite
|
|
discutere, non se ne pu dedurre che esse saranno nella memoria
|
|
soltanto e non nell'intelligenza. Coloro che imparano la geometria
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non fanno che imparare i teoremi, ma comprendono ed imparano al tempo
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istesso le dimostrazioni: e sarebbe assurdo dire che essi rimangono
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ignoranti dei principi delle verit geometriche perch non li sentono
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mai negati e neppure discussi. Senza dubbio alcuno, un insegnamento
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di questo genere basta per un argomento come le scienze matematiche,
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in cui nulla affatto vi a dire sul lato falso della questione.
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Quello che ha di particolare l'evidenza delle verit matematiche
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che gli argomenti sono tutti da una parte; non v' obbiezioni, non
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v' risposta alle obbiezioni. Ma in qualunque soggetto sul quale
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possibile una divergenza di opinioni, la verit esce da un equilibrio,
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che si dee conservare, tra due sistemi di ragioni contraddittorie.
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Anche nella filosofia naturale c' sempre qualche diversa spiegazione
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possibile dei medesimi fatti; qualche teoria geocentrica in luogo
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di una teoria eliocentrica, la teoria del flogistico in luogo della
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teoria dell'ossigeno; e bisogna dimostrare perch quest'altra teoria
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non possa esser la buona, e, finch non sappiamo come ci si dimostri,
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noi non intendiamo i motivi della nostra opinione. Ma se poi ci
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volgiamo a soggetti infinitamente pi complicati, alla morale, alla
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religione, alla politica, alle relazioni sociali e agli affari della
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vita tre quarti degli argomenti in favore di ciascuna opinione
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discussa consistono nel distruggere le apparenze che militano per
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l'opinione opposta. Secondo la sua testimonianza, il secondo fra
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i grandi oratori dell'antichit studiava sempre la causa del suo
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avversario con attenzione uguale, se non maggiore, di quella con cui
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studiava la propria: ci che Cicerone faceva per ottenere un successo
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nel foro, deve essere imitato da quanti studiano un argomento, a fine
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di arrivare alla verit. L'uomo che non conosce se non il suo proprio
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parere, conosce ben poco; le sue ragioni possono anche esser buone, e
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pu darsi che nessuno sia capace di confutarle: ma se egli ugualmente
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incapace di confutare le ragioni della parte avversaria, s'egli non le
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conosce neppure, non ha motivo per preferire un'opinione all'altra.
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La sola cosa razionale che quest'uomo possa fare di sospendere
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il suo giudizio; ove non si contenti di questo, egli o guidato
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dall'autorit, o adotta, come accade in generale, la parte verso cui si
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sente pi inclinato. E non basta che un uomo ascolti gli argomenti dei
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suoi avversar dalla bocca dei propr maestri, presentati e posti come
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vogliono costoro e accompagnati da ci ch'essi dnno per confutazione;
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non questo il modo di dar buon giuoco a questi argomenti o di mettere
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il proprio spirito in vero contatto con essi. Si devono ascoltare dalla
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bocca di quelle stesse persone che ci credono, che li difendono in
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buona fede e con tutte le loro forze: si devono conoscere sotto le loro
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forme pi plausibili e pi persuasive; si deve sentire in tutta la sua
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forza la difficolt che rende complicato, arruffato il soggetto messo
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in tutta la sua luce. Altrimenti facendo, mai un uomo possieder quella
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parte di vero che sola capace di affrontare e vincere le difficolt.
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Il novanta per cento dei cos detti uomini colti, anche di quelli che
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possono correntemente discutere delle loro idee, si trovano in questa
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bizzarra condizione. La loro conclusione pu esser vera, ma potrebbe
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anche esser falsa senza ch'essi lo sospettassero; essi non si sono
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messi mai nella posizione mentale di quelli che pensano altrimenti
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da loro e non hanno mai meditato ci che tali persone avrebbero a
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dire: di conseguenza essi non conoscono, nel vero senso di questa
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parola, la dottrina che professano; non conoscono le parti della loro
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dottrina che spiegano e giustificano il resto, le considerazioni che
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mostrano come due fatti in apparenza contraddittori siano conciliabili,
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o come di due ragioni che sembrano fortissime ambedue, l'una debba
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esser preferita all'altra. Tali uomini sono estranei a tutta quella
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parte di verit che, per uno spirito davvero illuminato, quella che
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grava sulla bilancia e decide il giudizio. Del resto, quelli soltanto
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conoscono realmente, che hanno ascoltato le due parti con imparzialit
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e che si son provati a vederne le ragioni sotto la forma pi evidente.
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Questa disciplina tanto essenziale ad una giusta comprensione dei
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soggetti morali ed umani, che, se per le verit importanti non esistono
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avversari, si devono imaginare e fornir loro gli argomenti pi forti
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che mai possa trovare il pi abile avvocato del diavolo.
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Per diminuire la forza di queste considerazioni, forse un nemico della
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libera discussione dir: Non necessario per l'umanit in generale
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di conoscere e di comprendere tutto quello che pu esser detto pro e
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contro le sue opinioni dai filosofi e dai teologi; non indispensabile
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per la comune degli uomini di poter confutare tutti gli errori e tutti
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i sofismi d'un abile avversario: basta che vi sia sempre qualcuno
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capace di rispondere affinch sia confutato tutto quello che potrebbe
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ingannare le persone incolte. Gli spiriti ordinari, conoscendo i
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principi evidenti delle verit ch'essi professano, possono, pel resto,
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fidarsi dell'autorit; essi non hanno punto e lo sanno bene la
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scienza e l'ingegno necessari a risolvere tutte le difficolt che si
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potrebbero elevare: e la sicurezza che queste possono esser risolte
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da coloro che se ne occupano di proposito deve bastare alla loro
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tranquillit.
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Anche accordando a questo modo di pensare tutto quello che in
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suo favore possono domandare coloro a cui non gran sacrificio
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credere la verit senza comprenderla perfettamente, i diritti
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dell'uomo alla libera discussione non ne sono per nulla indeboliti;
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poich, secondo questa stessa dottrina, l'umanit dovrebbe avere la
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ragionevole sicurezza che a tutte le obbiezioni si risposto in modo
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soddisfacente. Ora, come si pu ad esse rispondere, se non se ne deve
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parlare? O come si pu sapere che la risposta soddisfacente, se
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coloro che sollevano obbiezioni non hanno potuto dire che essa non lo
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era? I filosofi e i teologi che debbono risolvere le difficolt, se non
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il pubblico, dovranno prendere dimestichezza con tali difficolt sotto
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la loro forma pi terribile, e per questo occorre che le si possano
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esporre liberamente e mostrare sotto il loro aspetto pi vantaggioso.
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La Chiesa cattolica tratta a suo modo questo imbarazzante problema:
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tracciando una linea di demarcazione bene spiccata tra quelli che
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debbono accettare le sue dottrine come materia di fede e quelli che
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le possono adottare per convinzione. In realt, essa non permette ad
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alcuno di fare una scelta di ci che egli accetter; ma il clero, l
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almeno ov'esso merita la sua piena fiducia; ha licenza, ed anzi si
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fa un merito, col prender conoscenza degli argomenti degli avversari
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affine di rispondere ad essi: pu per conseguenza leggere i libri
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eretici: i laici non lo possono senza uno speciale permesso, ottenuto
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assai difficilmente. Questa disciplina considera come utile agli
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insegnanti di conoscere la causa avversa, dando cos all'_lite_
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pi coltura di spirito, se non maggiore libert, che alla massa. Con
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questo mezzo, essa riesce ad ottenere quella specie di superiorit
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intellettuale che a raggiungere il suo scopo si richiede; poich,
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sebbene la coltura senza la libert non abbia mai fatto uno spirito
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vasto e liberale, pure si pu ottenere un abile _nisi prius_ avvocato
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d'una causa. Ma questo vantaggio negato ai paesi che professano il
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protestantesimo, poich i protestanti sostengono, in teoria almeno,
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che la responsabilit della scelta di una religione deve pesare su
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ogni individuo, e non pu essere rigettata sugl'insegnanti. Del resto,
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nello stato presente del mondo, praticamente impossibile che le opere
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lette dalle persone colte siano ignorate dagli altri. Se gl'institutori
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dell'umanit devono essere competenti su tutto quello ch'essi son
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tenuti a sapere, deve essere anche permesso di tutto scrivere e di
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tutto pubblicare liberamente.
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Tuttavia se, quando le opinioni comunemente accette son vere, l'assenza
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della libera discussione non cagionasse altro male tranne quello di
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lasciar gli uomini nella ignoranza dei princip di tali opinioni,
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si potrebbe considerarla come un male non morale, ma semplicemente
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intellettuale e che non tocca per niente il valore delle opinioni
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quanto alla loro influenza sul carattere. Ma la verit che l'assenza
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di ogni discussione fa dimenticare non soltanto i principi, ma troppo
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spesso il senso medesimo dell'opinione; le parole che l'esprimono
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cessano di suggerire delle idee, o suggeriscono soltanto una piccola
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parte di quelle che originariamente sapevan fornire. In luogo di una
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concezion forte e di una credenza vivente, non resta che qualche frase
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ritenuta per abitudine, o, se si ritiene qualcosa del significato,
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soltanto il guscio e la scorza: la pi pura intima essenza va perduta.
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La grande importanza che questo fatto ha nella storia degli uomini non
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sar mai troppo seriamente studiata e meditata.
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Lo si vede nella storia di tutte le dottrine morali e di tutte le
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credenze religiose. Piene di vita e di significato per quelli che
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le creano e pei discepoli immediati dei creatori, esse continuano
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ad esser comprese altrettanto chiaramente, se non pi, finch dura
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la lotta per dare alla dottrina o alla credenza la supremazia sulle
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altre. Alla fine, o essa la vince e divien l'opinione dominante, o il
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suo progresso si arresta: essa conserva il terreno conquistato, ma
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cessa di estendersi: quando l'uno o l'altro di questi due risultati
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divenuto evidente, la controversia sul soggetto diminuisce e
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s'estingue gradualmente. La dottrina ha preso il suo posto, se non come
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un'opinione accetta all'universale, almeno come una delle sette o delle
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divisioni d'opinioni tollerate: quelli che la professano l'hanno, in
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generale, ereditata e non l'hanno adottata; ed essendo divenute allora
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fatti eccezionali le conversioni da una ad altra dottrina, i loro
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seguaci si danno ben poca pena per convertire. In luogo d'essere, come
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da principio, costantemente sul _chi vive_, sia per difendersi contro
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il mondo, sia per conquistarlo, essi sono giunti ad una inerte fiducia,
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e mai, finch possono, ascoltano degli argomenti contro la loro
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credenza, n incalzano i dissidenti (se ve ne sono) con argomenti in
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favore di essa. Da questo istante si pu di solito datare il principio
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della decadenza del potere vivente di una dottrina.
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Noi sentiamo spesso quelli che insegnano le credenze religiose
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lamentare la difficolt di far nascere nello spirito dei credenti una
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concezione viva della verit che essi nominalmente riconoscono, in
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modo che questa possa influire sui loro sentimenti e avere un reale
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impero sulla loro condotta. Nessuno si lagna certo di tale difficolt
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finch la credenza lotta ancora per istabilirsi; allora i pi deboli
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combattenti sanno essi pure e sentono lo scopo della lotta, e conoscono
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il divario che vi tra le loro dottrine e le altrui. Cos pure si
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pu, in quest'epoca in cui la credenza vive, trovare un numero di
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persone che ne abbiano effettuato i principi fondamentali sotto tutte
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le forme del pensiero, che li abbiano esaminati e pesati sotto tutti
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i loro aspetti importanti, e che abbian provato, quanto al carattere,
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tutto l'effetto che la fede in tale dottrina doveva produrre su di
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uno spirito profondamente di essa penetrato. Ma quando essa passata
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allo stato di credenza ereditaria ed accettata passivamente e non
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attivamente, quando lo spirito non pi cos strettamente obbligato a
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concentrare tutte le sue facolt sulle questioni che la sua credenza
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gli pone, v' una tendenza crescente a non ritenere che le formule
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della credenza stessa o anche a darvi un assenso inerte e indifferente.
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Si crede che lo accettarla come materia di fede esoneri dal praticarla
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in coscienza o dal farne la prova colla esperienza personale; e infine
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viene un momento in cui ogni rapporto quasi dispare tra questa credenza
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e la vita interiore dell'essere umano. Allora si vede, ci che
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quasi generale oggi, la credenza religiosa rimanere, per cos dire,
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all'estremo dello spirito, pietrificata oramai contro tutte le altre
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influenze che s'indirizzano alle parti elevate della nostra natura;
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essa manifesta il suo potere coll'impedire a qualunque convinzione
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nuova e vivente di penetrarvi; ma non fa, di per s, per lo spirito e
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pel cuore, null'altro che stare di guardia per conservarli vuoti.
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Si pu vedere fino a qual punto le dottrine in s capaci di produrre
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la pi profonda impressione sullo spirito possano restarvi allo stato
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di credenze morte, senza mai essere comprese dall'imaginazione,
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dal sentimento o dall'intelligenza, quando si esamina come la
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maggioranza dei credenti professa il cristianesimo. Io intendo qui
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per cristianesimo ci che tenuto per tale da tutte le chiese e da
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tutte le sette: le massime e i precetti contenuti nel Nuovo Testamento.
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Tutti i cristiani professanti li considerano come sacri e li accettano
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come legge; tuttavia, la pura verit che non c' forse un cristiano
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su mille che diriga o giudichi la sua condotta individuale secondo
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queste leggi: il modello a cui ciascuno d'essi s'inspira il costume
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della propria nazione, classe o setta religiosa. E cos egli ha, da
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una parte, una raccolta di massime morali che la divina saggezza,
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secondo lui, si degnata di trasmettergli come regola di condotta;
|
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e dall'altra un insieme di giudizio e di pratiche abituali che
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s'accordano abbastanza bene con qualcuna di queste pratiche, meno bene
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con qualche altra, che sono direttamente opposte ad altre ancora, e
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che formano insomma un mezzo termine tra la credenza cristiana e gli
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interessi e le suggestioni della vita del mondo. Al primo di questi
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modelli il cristiano presta il suo omaggio; al secondo la sua vera
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obbedienza.
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Tutti i cristiani credono che i poveri, gli umili, quanti insomma il
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mondo bistratta, sono ben felici; ch' pi facile a un camello passare
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per la cruna d'un ago di quello che sia ad un ricco entrare nel regno
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de' cieli; che non devono giudicare per timore d'esser giudicati essi
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stessi; che non devono giurare; che devono amare il prossimo come s
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stessi; che se alcuno si prende il loro mantello, essi devono dargli
|
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anche la loro veste; che per essere perfetti devono vendere tutto
|
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quello che hanno e darlo ai poveri.
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I cristiani non mentono quando dicono di credere a queste cose: vi
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credono come a cose che hanno sempre sentito lodare e mai sentito
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discutere. Ma, se per fede vivente s'intende quella che regola di
|
|
condotta, essi credono a queste dottrine appunto per quel tanto che si
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ha l'abitudine di agire seguendole. Le dottrine, nella loro integrit,
|
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hanno il loro pregio per lapidare gli avversari, ed sottinteso che le
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|
si devono citare, per quanto possibile, come i motivi di tutto quello
|
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che gli uomini fanno o credono fare di lodevole: ma chi ricordasse loro
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che queste massime esigono una quantit di cose che essi non pensano
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e non penseranno mai di fare, non vi guadagnerebbe che d'esser posto
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nel novero di quelle persone impopolari che affettano d'essere migliori
|
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degli altri. Le dottrine non hanno nessuna presa sui credenti ordinari,
|
|
nessun potere sui loro spiriti; essi hanno un rispetto abituale pel
|
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suono delle dottrine, ma non gi il sentimento che dalle parole va al
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fondo delle cose, costringendo lo spirito a prendere quest'ultime in
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considerazione, e tenerle come base di condotta.
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Tutte le volte che si tratta di condotta, gli uomini si guardano
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intorno per sapere da A, o da B, fino a che punto essi debbano obbedire
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a Cristo.
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Noi possiamo star sicuri che tutto l'opposto accadeva tra i primi
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cristiani; se fosse stato allora come oggi, mai il cristianesimo
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sarebbe divenuto, da setta oscura d'un popolo disprezzato, la religione
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ufficiale dell'Impero. Quando i loro nemici dicevano: Vedete come
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i cristiani si amano gli uni gli altri, (osservazione che nessuno,
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evidentemente, oggi farebbe) i cristiani sentivano certo pi vivamente
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la portata della loro credenza di quel che in qualunque tempo dappoi.
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Ed senza dubbio per questo che il Cristianesimo fa oggid cos scarsi
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progressi e si trova, dopo diciotto secoli, press'a poco limitato
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agli Europei e ai discendenti degli Europei. Accade sovente, anche
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|
alle persone rigorosamente religiose, a quelle che prendono le loro
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dottrine sul serio e che vi attribuiscono maggior significato di
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quanto in generale si fa, d'aver presente allo spirito in modo attivo
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solamente quella parte della dottrina, aggiunta da Calvino o da Knox
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o da qualche altra simile persona d'un carattere pi analogo al loro:
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gli insegnamenti di Cristo coesistono passivamente nel loro spirito,
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producendovi un effetto appena superiore a quello della meccanica
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audizione di parole cos dolci. Vi sono senza dubbio molte ragioni
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perch le dottrine che stanno sulla bandiera d'una setta particolare
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abbiano una vitalit maggiore di quella delle dottrine comuni a tutte
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le sette riconosciute, e perch coloro che tali dottrine insegnano si
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diano maggior cura per inculcarne tutto il significato; ma la ragion
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principale che queste dottrine sono pi discusse, e debbono pi
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spesso difendersi contro aperti avversar.
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Dacch non v' pi nemico a temere, e quelli che insegnano e quelli che
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imparano possono, al loro posto, addormentarsi.
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|
Lo stesso vero in generale trattandosi di qualunque dottrina
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tradizionale: quelle di prudenza e di conoscenza della vita cos
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come quelle di morale o di religione. Tutte le lingue e tutte le
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letterature abbondano di osservazioni generali sulla vita e sul modo di
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|
comportarvisi; osservazioni che ciascuno conosce, che ciascuno ripete
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o ascolta pienamente consentendo, che si ritengono assiomatiche, e di
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|
cui tuttavia in generale non s'impara il vero significato che quando
|
|
l'esperienza li trasforma per noi in realt, e quasi sempre a nostre
|
|
spese. Quante volte una persona, provando un dolore o un contrattempo,
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|
non si ricorda qualche proverbio o qualche motto che glie lo avrebbe
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|
risparmiato, s'egli ne avesse sempre cos bene compreso il significato!
|
|
Ad onor del vero, per questo vi sono altre ragioni oltre l'assenza
|
|
di discussione; vi sono molte verit di cui non si pu comprendere
|
|
il senso che quando l'esperienza personale ce l'ha insegnato. Ma
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|
anche di quelle il significato sarebbe stato pi o meno compreso, se
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|
l'uomo fosse stato avvezzo a sentir discutere il pro e il contro dai
|
|
competenti. La fatale tendenza della specie umana a lasciar da parte
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una cosa dacch essa non pi messa in dubbio ha causata la met
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dei suoi errori: un autore contemporaneo ha descritto bene il sonno
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profondo d'un'opinione fatta, e fermata nel suo cammino.
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|
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Ma dunque ci chieder qualcuno l'assenza di unanimit una
|
|
condizione indispensabile al vero sapere? necessario che una parte
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di umanit persista nell'errore perch l'altra possa comprendere
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la verit? E una credenza cessa d'esser vera e vitale non appena
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generalmente accettata? E una proposizione non mai completamente
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compresa e sentita, se non si conserva, a proposito di essa, qualche
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|
dubbio? E una verit, insomma, perisce non appena gli uomini l'hanno
|
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accettata all'unanimit? Il consentimento sempre pi generale ed
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unanime degli uomini alle verit importanti fu sempre considerato
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come lo scopo pi elevato e come il pi notevole progresso
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dell'intelligenza: questa dunque ha una durata insufficiente ad
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|
attinger lo scopo? E proprio la pienezza della vittoria quella che
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|
distrugge i frutti della conquista?
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Io non affermo nulla di questo. A misura che l'umanit progredisce,
|
|
il numero delle dottrine che non son pi soggetto di discussione n
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|
di dubbio aumenta costantemente e il benessere della umanit si pu
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quasi commisurare al numero e all'importanza delle verit divenute
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incontestabili. La cessazione su di un punto, poi su di un altro,
|
|
di qualunque seria controversia una delle condizioni necessarie al
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consolidarsi dell'opinione; una consolidazione altrettanto salutare
|
|
trattandosi di un'opinione giusta, quanto pericolosa e dannosa
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trattandosi di opinioni errate. Ma, sebbene questa diminuzione graduale
|
|
delle divergenze di opinioni sia, in tutta la forza della parola,
|
|
necessaria, dappoich essa ad un tempo inevitabile e indispensabile,
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noi non siamo obbligati a concluderne che tutte le sue conseguenze
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debbano essere salutari.
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La necessit di spiegare o di difendere costantemente una verit ajuta
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cos bene a comprenderla in tutta la sua forza, che questo vantaggio,
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se non supera, per lo meno uguaglia quasi quello del riconoscimento
|
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universale di questa verit.
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Io confesso che vorrei vedere, l dove un tale vantaggio pi non
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esiste, gl'institutori della specie umana cercare di sostituirlo;
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io vorrei si creasse qualche mezzo di rendere le difficolt della
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questione altrettanto presenti allo spirito degli uomini quanto lo
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|
farebbe un avversario bramoso di convertirli.
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Ma, in luogo di cercare simili mezzi, essi hanno perduto quelli che
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|
avevano in altri tempi: uno di tali mezzi era la dialettica di Socrate,
|
|
di cui Platone ci d nei suoi dialoghi degli esempi cos magnifici.
|
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Era essenzialmente una discussione negativa delle grandi questioni
|
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della filosofia e della vita, condotta con una consumata abilit,
|
|
che si proponeva di mostrare a un uomo il quale avesse adottato
|
|
semplicemente i luoghi comuni della opinione ammessa, ch'egli non
|
|
intendeva il soggetto, che non aveva ancora dato alcun senso definito
|
|
alle dottrine da lui professate; affinch, illuminato sulla sua
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ignoranza, egli potesse cercar di farsi una solida credenza, basata
|
|
su di una concezione netta e del significato e dell'evidenza delle
|
|
dottrine. Le dispute delle scuole del medio evo avevano uno scopo
|
|
press'a poco simile. Si voleva con tal mezzo aver la prova che
|
|
l'allievo comprendeva l'opinione sua propria e (per una necessaria
|
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correlazione) l'opinione opposta, e ch'egli sapeva sostenere i motivi
|
|
dell'una e confutare quelli dell'altra. Queste ultime dispute avevano,
|
|
in verit, il difetto irrimediabile di trarre le loro premesse non
|
|
dalla ragione, bens dall'autorit: e, come disciplina dello spirito,
|
|
esse erano sotto tutti i rispetti inferiori alla possente dialettica
|
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che form l'intelligenza dei _socratici viri_; ma lo spirito moderno
|
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deve ad ambedue queste scuole assai pi di quello ch'egli generalmente
|
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voglia riconoscere, e i diversi modi d'educazione d'oggid non
|
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contengono nulla che possa punto punto sostituirsi all'una o all'altra.
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Una persona che ha ricevuto tutta la sua coltura dai professori o dai
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libri, anche se sfugge alla tentazione solita di contentarsi d'imparare
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senza comprendere, non per nulla obbligata a conoscere tutte e due
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le faccie d'un soggetto. rarissimo, anche tra i pensatori, che si
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conosca a questo punto un argomento in ambedue le sue parti; e la parte
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pi debole di quello che ciascuno dice per difendere la sua opinione
|
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quello ch'esso destina come replica a' suoi avversari. Oggi di
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moda sprezzare la logica negativa, quella che indica i punti deboli in
|
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teoria o gli errori in pratica, senza stabilir delle verit positive.
|
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Certo, una tal critica negativa sarebbe triste come risultato finale;
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ma come mezzo di ottenere una conoscenza positiva o una convinzione
|
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veramente degna di questo nome, non si pu mai stimarla abbastanza.
|
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E finch gli uomini non vi siano di nuovo sistematicamente avviati
|
|
vi saranno ben pochi grandi pensatori e il livello medio delle
|
|
intelligenze sar poco elevato per tutto ci che non matematiche o
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scienze fisiche. Su qualunque altro soggetto, le opinioni di un uomo
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non meritano il nome di conoscenze se non in quanto egli abbia seguito,
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o spontaneamente o per forza, il cammino intellettuale che gli avrebbe
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fatto seguire un'attiva opposizione degli avversari. Si vede dunque
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quanta assurdit vi sia nel rinunciare, quando s'offre spontaneamente,
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a un vantaggio che cos indispensabile, ma cos difficile a creare
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quando manchi: se vi sono quindi persone che contestano una opinione
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ammessa comunemente o che lo faranno se la legge o l'opinione lo
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permette loro, ringraziamole, ascoltiamole, e rallegriamoci con noi
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stessi perch qualcuno fa per noi quello che altrimenti (se noi appena
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appena diamo qualche importanza alla certezza o alla vitalit delle
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nostre opinioni) noi stessi dovremmo fare con molto maggiore incomodo.
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Ci resta ancora a parlare d'una delle cause principali che rendono
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vantaggiosa la diversit d'opinioni. Questa causa sussister finch
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l'umanit sia entrata in uno stadio di progresso intellettuale che
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sembra, per ora, ad una incalcolabile distanza. Noi non abbiamo finora
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esaminato che due ipotesi: 1. l'opinione ammessa pu essere falsa e,
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di conseguenza, qualche altra opinione vera; 2. l'opinione ammessa
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vera, e una lotta tra essa e l'errore opposto indispensabile ad
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una concezione netta e ad un profondo sentimento della sua verit. Ma
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accade pi spesso ancora che le dottrine in contraddizione, invece
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d'essere l'una vera e l'altra falsa, si dividano la verit: allora
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l'opinione dissidente necessaria per fornire il resto della verit
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di cui la dottrina comunemente ammessa non possiede che una parte. Le
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opinioni popolari su qualunque cosa che non cada sotto i sensi sono
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spesso vere, ma non lo sono quasi mai completamente: esse contengono
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una parte di verit (talvolta pi, talvolta meno rilevante), ma
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esagerata, sfigurata, e separata dalle verit che la dovrebbero
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accompagnare e limitare. D'altra parte, le opinioni eretiche contengono
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generalmente qualcuna di queste verit soppresse e trascurate che,
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spezzando le loro catene, o cercano di riconciliarsi colla verit
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convenuta nell'opinione comune, o l'affrontano come nemica e di fronte
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ad essa si elevano, affermandosi in una maniera esclusiva cos come la
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stessa verit. Il secondo caso stato fino ad oggi il pi frequente
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perch lo spirito umano pi generalmente esclusivo che liberale:
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onde, di consueto, anche nelle rivoluzioni dell'opinione, una parte
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della verit si oscura mentre ne viene in luce un'altra. Il progresso
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medesimo che dovrebbe sempre pi accrescere il patrimonio della verit
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non fa, nella maggior parte dei casi, altro se non sostituire una
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verit parziale ed incompleta ad un'altra; e il miglioramento consiste
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semplicemente nell'essere il nuovo frammento di verit pi necessario,
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meglio adatto al bisogno del momento di quello a cui si sostituisce.
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Tale il carattere parziale delle opinioni dominanti, anche quando
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riposino su una base giusta: dunque, qualunque opinione che rammenti
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qualche poco della parte di verit dalla opinione comune trascurata,
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dev'esser considerata preziosa, per grandi che siano gli errori a cui
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tale verit pu andar congiunta. Nessun uomo sensato si vorr indignare
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perch quelli che ci obbligano a notare delle verit che altrimenti noi
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avremmo trascurato ne trascurano poi dal canto loro qualcuna di quelle
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che noi scorgiamo. Egli dir piuttosto che, dal momento che l'opinione
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pubblica cos fatta che non vede della verit se non una parte,
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desiderabile che le opinioni impopolari siano proclamate da apostoli
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non meno esclusivi, perch sono di solito i pi energici e i pi capaci
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d'attirare, suo malgrado, l'attenzione del pubblico sul frammento di
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saggezza ch'essi esaltano, come se fosse la saggezza tutta quanta.
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cos che nel secolo XVIII i paradossi di Rousseau fecero
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un'esplosione salutare in mezzo ad una societ in cui tutte le classi
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erano in profonda ammirazione davanti al cos detto incivilimento
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e davanti alle maraviglie della scienza, della letteratura, della
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filosofia moderna, e non si paragonavano agli antichi che per mettersi
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al di sopra di loro.
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Rousseau rese il servizio di spezzare la massa compatta della cieca
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opinione e di forzare i suoi elementi a ricostituirsi sotto una forma
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migliore e con parecchie aggiunte. Non gi che le opinioni ammesse
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fossero, tutto sommato, pi lontane dalla verit di quelle di Rousseau;
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al contrario, esse vi erano pi vicine, e contenevano pi verit
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positiva e meno assai di errori. Nulladimeno, c'era nelle dottrine di
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Rousseau, ed passato nell'opinione comune, un gran numero appunto
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di quelle verit di cui l'opinion popolare avea bisogno; e cos esse
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continuarono a sussistere. Le qualit superiori della vita semplice,
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l'effetto snervante e immorale delle pastoje e delle ipocrisie d'una
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societ artificiale sono idee che, da Rousseau in poi, non hanno
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mai completamente abbandonato gli spiriti colti; esse produrranno il
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loro effetto, sebbene, pel momento, abbiano ancora bisogno d'essere
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proclamate con atti; poich le parole su questo argomento hanno oramai
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quasi esaurita la loro potenza.
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D'altra parte, riconosciuto in politica che un partito d'ordine
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o di stabilit e un partito di progresso o di riforma sono i due
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elementi necessari d'uno stato fiorente, finch l'uno o l'altro
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dei partiti abbia talmente estesa la sua potenza intellettuale da
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saper essere ad un tempo partito d'ordine e partito di progresso,
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conoscendo e distinguendo quel che si deve conservare e quel che si
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deve distruggere. Ognuna di queste maniere di pensare trae profitto dai
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difetti dell'altra; ma principalmente la loro mutua opposizione che
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le mantiene entro i limiti della sana ragione.
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Se non si pu esprimere con uguale libert, sostenere e difendere
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con uguale ingegno e con uguale energia tutte le opinioni che si
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contendono il terreno della vita pratica, siano poi esse favorevoli
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alla democrazia o all'aristocrazia, alla propriet privata o
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all'uguaglianza economica, alla cooperazione o alla concorrenza,
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al lusso o all'astinenza, allo stato o all'individuo, alla libert
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o alla disciplina; non v' alcuna probabilit che i due elementi
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ottengano ci che loro dovuto; sicuro che uno dei piatti della
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bilancia traboccher. La verit, nei grandi interessi pratici della
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vita, sopratutto una questione di combinazione e di conciliazione
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degli estremi; e poich pochissimi uomini hanno abbastanza criterio ed
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imparzialit sufficiente per fare questo accomodamento in modo pi o
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meno corretto, cos talvolta esso deve compiersi col proceder violento
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di una lotta tra combattenti sotto bandiere nemiche. Se, a proposito
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d'una delle grandi questioni che abbiamo enumerato test, un'opinione
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ha maggior diritto dell'altra ad essere non soltanto tollerata, ma
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anche incoraggiata e sostenuta, la pi debole. Ecco l'opinione che,
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pel momento, rappresenta gl'interessi trascurati, il lato del benessere
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umano che in pericolo di ottener meno della parte che gli spetta.
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Io so che tra noi son tollerate le opinioni pi varie sulla maggior
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parte di tali materie: e ci prova con esemp numerosi e non equivoci
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l'universalit di questo fatto: che nello stato attuale dello spirito
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umano tutta la verit non pu farsi strada che traverso la diversit
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d'opinioni. Quando si trovano delle persone che non partecipano affatto
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all'apparente unanimit del mondo su di un soggetto, probabile che,
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se anche il mondo avesse ragione, questi dissidenti abbiano a dire per
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altro in loro favore qualcosa che merita d'essere ascoltato, e che pel
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loro silenzio la verit ci rimetta qualcosa.
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Si pu fare l'obbiezione seguente: Ma qualcuno dei princip
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comunemente ammessi, sopratutto sui soggetti pi elevati ed essenziali,
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qualcosa di meglio d'una mezza verit. La morale cristiana, per
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esempio, contiene la verit tutta quanta, e se qualcuno insegna una
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morale diversa, completamente in errore. Poich questo uno dei
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casi pi importanti in pratica, nulla di meglio per mettere alla prova
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la massima generale. Ma, prima di decidere quello che sia o non sia la
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morale cristiana, sarebbe desiderabile di fissare che cosa per morale
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cristiana s'intenda. Se s'intende la morale del Nuovo Testamento,
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io mi meraviglio che qualcuno che trae da questo stesso libro la sua
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dottrina possa supporre che esso sia stato concepito od annunciato come
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una dottrina completa di morale. L'Evangelo si riferisce sempre ad una
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morale preesistente, e limita i suoi precetti ai punti particolari in
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cui questa morale dev'esser corretta o sostituita da un'altra pi vasta
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ed elevata; inoltre, esso si esprime sempre nei termini pi generali,
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che bene spesso non si possono letteralmente interpretare ed hanno il
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colore della poesia o dell'eloquenza piuttosto che la precisione della
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legge. Non si mai potuto estrarne un corpo di dottrina morale, senza
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aggiungervi il Testamento Vecchio, un sistema cio elaborato per dire
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il vero, ma barbaro sotto molti rapporti, e fatto solamente per un
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popolo barbaro. San Paolo, nemico dichiarato di questa maniera giudaica
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d'interpretar la dottrina e di compiere lo schizzo dal suo maestro
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abbozzato, ammette egli pure una morale preesistente, quella dei Greci
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e dei Romani, e consiglia ai cristiani di venire con essa quasi ad un
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accomodamento, fino al punto di sanzionare in apparenza la schiavit.
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Quel che si chiama morale cristiana, ma che si dovrebbe piuttosto
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chiamare morale teologica, non per nulla opera di Cristo n degli
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apostoli: essa ha una data pi recente, stata messa gradatamente
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insieme dalla Chiesa cristiana dei primi cinque secoli; e, sebbene i
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moderni e i protestanti non l'abbiano implicitamente accettata, pure
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essi l'hanno modificata meno di quel che si sarebbe potuto aspettarsi.
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A vero dire, la maggior parte si contentata di rintracciare le
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aggiunte che v'erano state fatte nel medio evo, e ciascuna setta le
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sostitu con aggiunte nuove, pi conformi al suo carattere e alle sue
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tendenze. Io non pretendo punto di negare tutto quello che la specie
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umana deve a questa morale e a coloro che pei primi la bandirono; ma
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oso dire per che essa in molti punti incompleta ed esclusiva e che,
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se idee e sentimenti ch'essa non sanziona non avessero contribuito
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alla formazione della vita e del carattere europeo, le cose umane
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sarebbero ora a ben peggior partito di quel che sono. La cos detta
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morale cristiana ha tutti i caratteri d'una reazione; in gran parte
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una protesta contro il paganesimo. Il suo ideale negativo piuttosto
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che positivo, passivo piuttosto che attivo, l'innocenza piuttosto che
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la grandezza, l'astensione dal male piuttosto che l'energica ricerca
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del bene; nei suoi precetti, come stato benissimo osservato, il: _tu
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non farai_ domina eccessivamente sul: _tu farai_. Nel suo orrore per
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la sensualit essa ha fatto un idolo dell'ascetismo, e quindi, per un
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compromesso graduale, della legalit; essa considera la speranza del
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cielo e il timor dell'inferno come le spinte di una vita virtuosa; e
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restando in questo ben al di sotto dei saggi dell'antichit, fa ci che
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pu per dare alla morale umana un carattere essenzialmente egoista,
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separando i sentimenti di dovere presso ciascun uomo dagl'interessi
|
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dei suoi simili, tranne che quando un motivo interessato lo conduca ad
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avervi riguardo. essenzialmente una dottrina di passiva obbedienza;
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inculca la sommessione a tutte le autorit costituite; o cio alle
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autorit non vuole si obbedisca attivamente quando esse comandino ci
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che la religione proibisce; ma non si deve resister loro, meno ancora
|
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ribellarsi, per ingiuste ch'esse siano. E mentre nella morale delle
|
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migliori nazioni pagane i doveri del cittadino verso lo stato tengono
|
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un posto sproporzionato ed usurpano il campo della libert individuale,
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nella morale puramente cristiana questa gran parte dei nostri doveri
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appena ricordata o riconosciuta. Nel Corano e non nel Nuovo Testamento
|
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noi leggiamo questa massima: _Un governante che nomina un uomo ad un
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impiego, quando c' nei suoi stati un altr'uomo pi degno di occuparlo,
|
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pecca contro Dio e contro lo Stato_. Se l'idea d'obbligo verso il
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|
pubblico giunta a farsi strada nella morale moderna, essa stata
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attinta non al Cristianesimo, ma ai Greci ed ai Romani. Allo stesso
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|
modo, quello che c' nella morale privata di magnanimit, di elevazione
|
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di spirito, di dignit personale, e direi anche di senso d'onore
|
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proviene non dalla parte religiosa, ma dalla parte puramente umana
|
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della nostra educazione, e non avrebbe mai potuto essere frutto di una
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dottrina morale che non riconosce del merito se non nell'obbedienza.
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Io sono ben lontano dall'affermare che questi difetti siano
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necessariamente inerenti alla dottrina cristiana, qualunque sia la
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forma in cui la si concepisce, o anche dall'affermare che quanto le
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manca per essere una dottrina completa sia con essa inconciliabile;
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|
e tanto meno pretendo d'insinuar questo a proposito delle dottrine
|
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e dei precetti di Cristo stesso. Io penso che le parole di Cristo
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sono chiaramente tutto quello che han voluto essere; ch'esse non sono
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inconciliabili con nulla di quanto richiesto da una morale completa;
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che vi si pu far rientrare tutto quanto v' di eccellente in fatto
|
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di dottrine morali senza violentarne il significato pi di quello che
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abbiano fatto quanti hanno tentato di dedurne un qualunque sistema di
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|
pratica condotta. Ma credo nello stesso tempo e non sono con questo
|
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in contraddizione ch'esse non contengano n volessero contenere se
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non una parte della verit.
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Io credo che, nei suoi precetti, il fondatore del cristianesimo abbia
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|
a bello studio trascurati molti elementi essenziali della pi alta
|
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morale, che la Chiesa cristiana ha completamente rifiutati, nel sistema
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di morale ch'essa ha basato su queste stesse istruzioni; e, dato
|
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questo, io considero un grande errore quello di voler trovare nella
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dottrina cristiana una regola completa di condotta che il suo fondatore
|
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non ha voluto particolareggiar tutta quanta, ma solamente sanzionare ed
|
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appoggiare. Credo anche che questa angusta teoria divenga praticamente
|
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un male gravissimo, diminuendo assai il valore della educazione e
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della istruzione morale che tante persone ben intenzionate si sforzano
|
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d'incoraggiare. Temo forte che tentando di formare lo spirito e i
|
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sentimenti su di un tipo esclusivamente religioso e lasciando da banda
|
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quei modelli secolari (se l'espressione mi permessa) che stavano a
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lato della morale cristiana e la integravano mescolando il loro spirito
|
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al suo non ne sia per risultare un tipo di carattere basso, abbietto,
|
|
servile, capace forse di sottomettersi a quello ch'egli crede la
|
|
volont divina, ma non di elevarsi alla concezione della divina bont e
|
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di provare per essa un'alta simpatia. Credo che un'altra morale oltre a
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|
quella puramente cristiana debba esistere a lato di questa per produrre
|
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la rigenerazione morale dello spirito umano; e, secondo me, il sistema
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cristiano non fa eccezione alla regola generale che, dato uno stato
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d'imperfezione dello spinto umano, gl'interessi della verit esigono la
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diversit d'opinioni.
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Non necessario che, cessando d'ignorare le verit morali non
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contenute nel cristianesimo, gli uomini debbano ignorare qualcuna di
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quelle che esso contiene. Un tal pregiudizio o un tale errore, quando
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si verifica, senza dubbio un male; ma un male da cui noi non
|
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possiamo sperare d'essere sempre esenti, e che deve considerarsi come
|
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il prezzo di un bene inestimabile. Si deve protestare contro la pretesa
|
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esclusiva che una parte della verit eleva di essere la verit tutta
|
|
quanta; e se una reazione rendesse ingiusti alla lor volta quelli che
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protestano, questo acciecamento pu, come l'altro, esser deplorato, ma
|
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deve esser tollerato.
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Se i cristiani volevano insegnare ai pagani ad esser giusti verso
|
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il cristianesimo dovevano cominciare essi pei primi ad esser giusti
|
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verso il paganesimo. un rendere dei cattivi serviz alla verit
|
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il perder di vista questo fatto, ben noto a quanti hanno la minima
|
|
nozione di storia letteraria, che una gran parte dell'insegnamento
|
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morale pi nobile ed elevato stata l'opera non gi d'uomini che non
|
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conoscevano, ma di uomini che conoscevano e non accettavano la fede
|
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cristiana. Io non sostengo gi che l'uso pi illimitato della libert
|
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di esprimere tutte le opinioni possibili metterebbe fine ai mali dello
|
|
spirito settario in religione o in filosofia; tutte le volte che uomini
|
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di mente angusta credono in buona fede una verit, si sicuri di
|
|
vederli a proclamarla, inculcarla ed anche spesso agire secondo la loro
|
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convinzione, come se al mondo non ci fossero altre verit, o almeno
|
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nessun'altra che potesse limitare o modificare la prima. Io riconosco
|
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che la pi libera discussione non un ostacolo alla tendenza, che ogni
|
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opinione ha, di divenir settaria; che anzi, al contrario, essa spesse
|
|
volte l'aumenta, la fa pi acre; perch si respinge con violenza tanto
|
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maggiore la verit fino allora inavvertita, in quanto essa proclamata
|
|
da persone considerate avversarie.
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|
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Ma non sul partigiano appassionato, sullo spettatore pi calmo e
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|
disinteressato che questo cozzo delle opinioni produce il suo effetto
|
|
salutare. Non la lotta violenta tra le parti diverse della verit il
|
|
male da temere; bens la soppressione tranquilla d'una met del vero.
|
|
Vi sempre speranza quando gli uomini sono obbligati ad ascoltare le
|
|
due parti; quando essi non s'occupano se non di una che i loro errori
|
|
si mutano in pregiudizi e la verit esagerata e falsata cessa di aver
|
|
gli effetti della verit. E poich nulla in un giudice tanto raro
|
|
quanto la facolt di dare un giudizio sensato in una causa in cui egli
|
|
non ha sentito perorare che un avvocato, la verit non pu sperar di
|
|
farsi strada che se ogni opinione, la quale racchiuda qualcuna delle
|
|
sue parti, trovi degli avvocati, e degli avvocati capaci di farsi
|
|
ascoltare.
|
|
|
|
Noi abbiamo dunque cos riconosciuta la necessit pel benessere
|
|
intellettuale della specie umana (d'onde dipende il suo benessere
|
|
morale e materiale) della libert di opinione e della libert
|
|
di discussione: e questo per quattro distinte ragioni che ora
|
|
brevissimamente riassumeremo: 1. una opinione che si ridurrebbe al
|
|
silenzio pu benissimo essere vera: negare questo, quanto affermare
|
|
la propria infallibilit; 2. quando anche l'opinione ridotta al
|
|
silenzio fosse un errore, essa potrebbe, come nella maggior parte
|
|
dei casi avviene, contenere una parte di verit: e poich l'opinione
|
|
generale o dominante su qualsivoglia soggetto raramente o non mai
|
|
tutta la verit, non v' mezzo di conoscerla per intero se non col
|
|
cozzo delle opinioni avverse; 3. anche nel caso in cui l'opinione
|
|
dominante contenesse la verit e tutta la verit, essa sar professata
|
|
come una specie di pregiudizio, senza comprendere o sentire i
|
|
suoi princip razionali, se non pu esser discussa vigorosamente e
|
|
lealmente; 4. il significato stesso della dottrina sar in pericolo
|
|
di perdersi o indebolirsi o vedersi privato del suo effetto vitale
|
|
sul carattere e sulla condotta; poich il dogma diverr una semplice
|
|
formula che, inefficace pel bene, ingombra il terreno e impedisce il
|
|
formarsi di qualunque convinzione reale fondata sulla ragione o sulla
|
|
personale esperienza.
|
|
|
|
Prima di lasciare questo soggetto della libert di opinione bene
|
|
prestare orecchio un istante a quelli che dicono: Si pu permettere
|
|
di esprimere liberamente qualunque opinione, purch lo si faccia con
|
|
moderazione e non si passino i limiti della discussione leale. Si
|
|
potrebbe parlare a lungo sulla impossibilit di fissare questi supposti
|
|
limiti. Non affatto possibile dire: basta non offendere coloro di
|
|
cui si oppugna l'opinione, perch e l'esperienza lo prova essi si
|
|
considereranno come offesi tutte le volte che l'attacco sar potente,
|
|
ed accuseranno di mancar di moderazione tutti gli avversar che daran
|
|
loro da pensare. Ma questa considerazione, per quanto importante sotto
|
|
l'aspetto pratico, sparisce davanti ad una obbiezione pi fondamentale.
|
|
Senza dubbio alcuno, il modo di proclamare una opinione, anche giusta,
|
|
pu essere molto riprovevole e provocare a giusta ragione una severa
|
|
censura; ma le principali offese di questo genere sono tali che il pi
|
|
delle volte impossibile, tranne che per una confessione accidentale,
|
|
giungere a dimostrarle.
|
|
|
|
La pi grave di queste offese discutere in una maniera sofistica,
|
|
sopprimere dei fatti o degli argomenti, esporre inesattamente gli
|
|
elementi di fatto o snaturare l'opinione avversaria. Ma persone che non
|
|
sono ritenute e che, sotto molti altri rispetti, non meritano punto
|
|
d'esser ritenute ignoranti o incompetenti, agiscono a questo modo,
|
|
magari con la massima gravit, cos spesso e con tanta buona fede,
|
|
che raramente possibile di potere, in coscienza e con sufficienti
|
|
ragioni, dichiarare moralmente colpevole una falsa esposizione; e
|
|
la legge potrebbe tanto meno tentar d'incriminare questo vizio di
|
|
polemica.
|
|
|
|
Quanto poi a ci che s'intende comunemente per discussione
|
|
intemperante: le invettive, il sarcasmo, le personalit, ecc., ecc.,
|
|
la denuncia di questi modi di procedere meriterebbe pi simpatia se
|
|
si pensasse almeno a proibirli ugualmente alle due parti; invece non
|
|
si desidera se non restringerne l'uso all'opinione dominante. Che un
|
|
uomo l'impieghi contro le altre opinioni, ed sicuro non soltanto
|
|
di non esser biasimato, ma d'esser anche lodato pel suo onesto zelo e
|
|
per la sua giusta indignazione. Tuttavia il male che questi mezzi di
|
|
discussione possono produrre non mai cos grande come quando se ne fa
|
|
uso contro opinioni relativamente indifese; e l'ingiusto profitto che
|
|
un'opinione pu trarre da questa maniera di affermarsi ridonda quasi
|
|
unicamente a vantaggio delle opinioni comunemente ammesse.
|
|
|
|
La peggior offesa di questo genere che in una polemica si possa
|
|
commettere di vituperare come uomini pericolosi ed immorali quelli
|
|
che professano l'opinione contraria alla nostra. Gli uomini che
|
|
professano un'opinione impopolare sono specialmente esposti a tali
|
|
calunnie, perch in generale sono poco numerosi e punto influenti e
|
|
nessuno s'interessa di veder loro resa giustizia; ma, per la natura
|
|
delle cose, di quest'arma non si possono valere quelli che dn
|
|
l'assalto ad una opinione dominante; essi correrebbero un pericolo
|
|
personale a servirsene e, quand'anche pericolo non vi fosse, non
|
|
farebbero cos se non screditare la loro causa. In generale le opinioni
|
|
opposte alle opinioni dominanti non giungono a farsi ascoltare che
|
|
usando un linguaggio studiatamente temperato, ed evitando con la
|
|
massima cura ogni inutile offesa: esse non possono, senza perder
|
|
terreno, menomamente deviare da questa linea di condotta; mentre al
|
|
contrario gl'insulti senza misura indirizzati dall'opinione dominante
|
|
alle opinioni contrarie allontanano realmente gli uomini da queste.
|
|
Perci, nell'interesse della verit e della giustizia, importante
|
|
sopratutto di proibire l'uso del linguaggio offensivo e, per esempio,
|
|
se si dovesse scegliere, sarebbe molto pi necessario riprovare gli
|
|
attacchi insultanti contro le libere credenze che quelli contro la
|
|
religion di Stato. tuttavia evidente che n la legge n l'autorit
|
|
non debbono occuparsi d'impedire gli uni o gli altri; e che il giudizio
|
|
dell'opinione deve determinarsi, in ogni occasione, colle contingenze
|
|
del caso particolare.
|
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Si deve condannare ogni uomo, senza riguardo alla parte dell'argomento
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da cui si metta, nelle cui parole faccia capolino o la mancanza di
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buona fede, o la malignit, o la bigotteria, o l'intolleranza di
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sentimento.
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Ma non bisogna accusar di questi difetti i nostri avversar perch sono
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i nostri avversar; e si deve rendere onore a quella persona, qualunque
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sia il partito cui essa appartiene, che ha la calma di scorgere e
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l'onest di riconoscere che cosa sono in realt i suoi avversar e le
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loro opinioni, non esagerando nulla di ci che li pu danneggiare, non
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nascondendo nulla di ci che loro pu riuscir di vantaggio.
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Ecco la vera moralit della pubblica discussione, e, se essa soventi
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volte violata, io sono lieto di pensare che vi son molti polemisti che
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la osservano a un grado altissimo, ed un numero pi grande ancora che
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coscienziosamente fanno ogni sforzo per giungere ad osservarla.
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FINE DEL CAPITOLO SECONDO
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CAPITOLO TERZO.
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L'INDIVIDUALIT COME ELEMENTO DI BENESSERE.
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Abbiamo vedute le ragioni che rendono assolutamente necessaria agli
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uomini la libert di formarsi delle opinioni e di esprimerle senza
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tacite riserve; abbiamo pure veduto che, se questa libert non
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riconosciuta o mantenuta a dispetto della proibizione, le conseguenze
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per l'intelligenza e la natura morale dell'uomo sono funeste:
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ricerchiamo ora se le stesse ragioni non richiedano che gli uomini
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siano liberi di contenersi nella vita secondo le loro opinioni senza
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esserne impediti dai propr simili, finch, s'intende, essi agiscono
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a loro rischio e pericolo. Questa ultima condizione naturalmente
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indispensabile. Nessuno sostiene che le azioni debbano essere cos
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libere come le opinioni; al contrario, le opinioni stesse perdono
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la loro immunit, quando le si esprimono in circostanze tali, che la
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loro espressione un'instigazione positiva a qualche atto dannoso.
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L'idea che i mercanti di grano fanno morire di fame i poveri o che la
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propriet privata un furto, non deve essere perseguitata finch si
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limita a circolare nella stampa; ma essa pu incorrere in una giusta
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punizione se la si esprima oralmente, in mezzo ad un'assemblea di
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violenti, agglomerati davanti alla porta di un mercante di grano, o
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se la si diffonde sotto forma di avviso. Certe azioni, non importa di
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qual genere, che senza causa giustificabile danneggiano altrui, possono
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e, nei casi pi importanti, devono assolutamente essere seguite dalla
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disapprovazione e, quando ve ne sia bisogno, dall'intervento attivo del
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genere umano. La libert dell'individuo dev'esser limitata: egli non
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deve rendersi dannoso agli altri; ma s'egli non ferisce gli altri in
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ci che li riguarda, e si contenta di agire secondo la sua inclinazione
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e il suo giudizio nelle cose che riguardano lui stesso solamente, le
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stesse ragioni le quali stabiliscono che l'opinione dev'esser libera
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provano pure che il mettere, a proprio repentaglio, in pratica le
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proprie opinioni deve essere perfettamente lecito.
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La specie umana non infallibile; le sue verit non sono, per la
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maggior parte, se non delle mezze verit; l'unanimit delle opinioni
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non desiderabile, a meno ch'essa non risulti dal confronto pi libero
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e completo delle opinioni contrarie; la diversit di opinioni non un
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male ma un bene, finch l'umanit non sar molto pi atta che oggi non
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sia a riconoscere tutti i lati diversi del vero: ecco dei princip
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che si possono applicare cos alle opinioni degli uomini come alla loro
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maniera d'agire. Poich utile, finch il genere umano imperfetto,
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che vi siano diverse opinioni, buono nello stesso modo che si provino
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delle differenti maniere di vivere; vantaggioso concedere un libero
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slancio ai diversi caratteri, impedendo tuttavia loro di essere gli
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uni agli altri dannosi; e ciascuno deve potere, quando lo giudichi
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conveniente, tentar la prova dei diversi generi di vita. L dove la
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norma della condotta dettata non dal carattere di ciascuno, ma dalle
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tradizioni o dai costumi degli altri, ivi manca completamente uno degli
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elementi principali del benessere umano e l'elemento pi essenziale del
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progresso individuale e sociale.
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Qui la pi gran difficolt non consiste nel valutare i mezzi che
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conducono ad uno scopo riconosciuto, ma nell'indifferenza della
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generalit a proposito dello scopo stesso.
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Se si considerasse il libero sviluppo dell'individualit come uno dei
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princip essenziali del benessere, se lo si tenesse non in conto di un
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elemento che si coordina con tutto quanto vien designato dalle parole
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d'incivilimento, di istruzione, di educazione, di coltura, ma bens in
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conto di una parte necessaria e d'una condizione perch tutte queste
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cose si ottengano, non vi sarebbe pericolo che la libert non fosse
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stimata al suo giusto valore; non si troverebbero delle difficolt
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enormi a tracciare la linea di demarcazione tra essa e la sorveglianza
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sociale. Ma, pur troppo, alla spontaneit individuale si riconosce
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soltanto, ed a fatica, qualche poco di valore intrinseco.
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Dappoich la maggioranza soddisfatta dei costumi attuali dell'umanit
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(i quali infatti sono opera sua) essa non pu comprendere perch questi
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costumi non debbano bastare a tutti quanti. Vi anche di peggio: la
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spontaneit non entra nell'ideale della maggioranza dei riformatori
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morali e sociali; essi la considerano piuttosto con gelosia, come
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un ostacolo noioso e forse insuperabile all'accettazione generale
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di quello che, secondo il giudizio di questi riformatori, sarebbe
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il miglior partito per l'umanit. Poche persone, fuori di Germania,
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comprendono il significato di quella dottrina sulla quale Guglielmo
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Humboldt, uomo cos notevole e come erudito e come politico, ha scritto
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un trattato: la dottrina per cui il fine dell'uomo, non quale lo
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suggeriscono vaghi e fugaci desider, ma quale lo prescrivono gli
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eterni ed immutabili decreti della ragione, lo sviluppo pi vasto
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ed armonico di tutte le sue facolt in un complesso sodo e completo
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e quindi lo scopo a cui deve tendere incessantemente ogni essere
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umano, e in particolare quelli che vogliono influire sui loro simili,
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l'individualit nel potere e nello sviluppo. A questo due cose sono
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necessarie: La libert e una variet di condizioni. La loro unione
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produce il vigore individuale e la diversit multipla che si fondono
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nella originalit[6].
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Tuttavia, per nuova e sorprendente che possa sembrare questa dottrina
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humboldtiana, che d tanto valore all'individualit, la questione non
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dopo tutto ci si pensi bene che una questione di pi o di meno.
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Nessuno suppone che la perfezione della natura umana sia di copiarsi
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esattamente gli uni gli altri; nessuno afferma che il giudizio o il
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carattere particolare di un uomo non debba entrar per nulla nella sua
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maniera di vivere e di curare i suoi interessi. E d'altra parte sarebbe
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assurdo pretendere che gli uomini dovessero vivere come se nulla fosse
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stato al mondo prima della loro venuta, come se l'esperienza non avesse
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ancora in nessun caso mostrato che un certo modo di comportarsi
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preferibile a un certo altro; nessuno contesta che si debba elevare
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ed istruire la giovent in modo da farla approfittare dei risultati
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ottenuti dall'umana esperienza. Ma privilegio e condizione propria
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di un essere umano arrivato alla piena maturanza delle sue facolt
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il servirsi dell'esperienza e l'interpretarla a suo modo; tocca a lui
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scoprire che cosa vi sia, nell'esperienza accumulata, di applicabile
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alla sua condizione e al suo carattere. Le tradizioni e i costumi degli
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altri individui sono, fino a un certo segno, delle testimonianze di
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ci che l'esperienza ha loro appreso, e questa testimonianza, questa
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presunzione deve essere accolta con rispetto dall'adulto che noi
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abbiamo supposto: ma, anzitutto, l'esperienza degli altri pu essere
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troppo limitata, o essi possono averla interpretata male; l'avessero
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poi anche rettamente interpretata, la loro interpretazione pu
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benissimo non esser conveniente ad un individuo in particolare.
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I costumi sono fatti pei caratteri e per le condizioni usuali; e il
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suo carattere, la sua condizione posson bene non esser fra queste. E
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quand'anche i costumi fossero buoni in s stessi, e potessero convenire
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a questo individuo, un uomo che si adatta al costume semplicemente
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perch il costume non mantiene n sviluppa in s alcuna di quelle
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qualit che sono l'attributo caratteristico di un essere umano. Le
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facolt umane di percezione, di giudizio, di discernimento, di attivit
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intellettuale ed anche di preferenza morale, si esercitano soltanto col
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fare una scelta; chi agisce sempre in modo da seguire il costume non fa
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scelta di sorta, e non impara a discernere o a desiderare il meglio.
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La forza intellettuale e la forza morale, precisamente come la forza
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muscolare, non fanno dei progressi se non in quanto sono esercitate;
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e non si esercitano le proprie facolt facendo una cosa semplicemente
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perch la fanno gli altri, pi di quello che le si esercitino credendo
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una cosa unicamente perch la credono gli altri. Se alcuno adotta
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un'opinione senza che i princip di questa opinione gli siano sembrati
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concludenti, la sua ragione non ne sar punto rafforzata, ma piuttosto
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indebolita; e se esso commette un'azione i cui motivi determinanti
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non sono conformi alle sue opinioni o al suo carattere (sempre dove
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non si tratti di affetti n di diritti altrui) esso riuscir solamente
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a snervare il suo carattere e le sue opinioni, che dovrebbero essere
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attivi ed energici.
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L'uomo il quale permette che il mondo, o almeno il suo mondo, scelga
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anche per suo conto personale il modo di vivere non ha da invidiare
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alle scimie se non la facolt d'imitazione: l'uomo che sceglie egli
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stesso la sua maniera di vivere fa uso di tutte le sue facolt. Egli
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deve usare l'osservazione per vedere, il ragionamento e il giudizio
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per prevedere, l'attivit per raccogliere i materiali necessar alla
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decisione, il discernimento per decidere; e, quando abbia deciso, la
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fermezza e la padronanza di s stesso per attenersi alla deliberazione
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presa; e quanto maggiore la parte della sua condotta ch'egli
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governa secondo il suo giudizio e i suoi sentimenti, tanto pi
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necessarie gli sono queste diverse qualit.
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Egli pu, all'occorrenza, esser guidato sul retto cammino e salvato
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da qualunque influenza dannosa senza nulla di tutto ci: ma quale
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sar il valore comparativo di lui come essere umano? Quello che
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veramente importante non solo ci che gli uomini fanno, ma altres
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ci che sono. Fra le opere dell'uomo, cui la vita legittimamente
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chiamata a perfezionare e ad abbellire, la pi importante senza
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dubbio l'uomo stesso. Supponendo che fosse possibile fabbricar delle
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case, far crescere del grano, dare delle battaglie, giudicare delle
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cause, ed anche erigere delle chiese e pronunciar delle preghiere,
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meccanicamente, per mezzo di automi di forma umana, si perderebbe
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molto ad accettare questi automi in cambio degli uomini e delle donne
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che popolano oggid le parti pi civili del globo, bench essi siano,
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fuor d'ogni dubbio, degli esemp ben miseri di ci che la natura pu
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produrre e produrr un giorno. La natura umana non una macchina che
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si possa costruire secondo un modello per fare esattamente un'opera
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designata, ma bens un albero che vuol crescere e svilupparsi da
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tutti i lati seguendo la tendenza delle forze intime che fanno di lui
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qualcosa di vivente.
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Si riconoscer senza dubbio che desiderabile per gli uomini ch'essi
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coltivino la loro intelligenza, e che val meglio seguire coscientemente
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il costume od anche, all'occasione, coscientemente staccarsene, che
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non conformarvisi ciecamente e macchinalmente. Si ammette fino ad un
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certo punto che la nostra intelligenza ci deve appartenere; ma non si
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ammette altrettanto facilmente che deve accadere lo stesso dei nostri
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impulsi e dei nostri desider; si considera quasi come una pericolosa
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insidia l'avere degli impulsi energici: tuttavia i desider e
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gl'impulsi fanno parte altrettanto integrante di un essere umano nella
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sua perfezione, quanto le credenze e le astinenze. Forti eccitamenti
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non sono pericolosi se non quando non sono equilibrati; quando cio un
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complesso di vedute e di tendenze si energicamente sviluppato mentre
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altre vedute ed altre tendenze, che dovrebbero farsi sentire a lato
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delle prime, restano deboli ed inattive. E gli uomini non agiscono
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gi male perch i loro desider sono ardenti, ma perch sono deboli le
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loro coscienze: anzi non vi una relazione naturale tra eccitamenti
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energici e debole coscienza: la relazione naturale in senso opposto.
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Dire che i desider e i sentimenti di una persona sono pi vivi e
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numerosi di quelli d'un'altra dire semplicemente che la dose di
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materia bruta della natura umana , in quella persona, pi abbondante;
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per conseguenza, essa capace forse di far pi male, ma senza dubbio
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di far pi bene. Insomma, gli impulsi potenti rappresentano, sott'altro
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nome, dell'energia; ecco tutto. L'energia pu essere mal impiegata:
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ma una natura energica pu far bene maggiore di una natura indolente
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ed apatica. Quelli che hanno maggior quantit di sentimenti naturali
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sono anche quelli in cui i sentimenti, per cos dire, artificiali si
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possono meglio sviluppare. L'ardente sensibilit che rende gl'impulsi
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personali vivi e potenti pure la sorgente da cui derivano l'amore
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pi appassionato della virt, la pi rigorosa padronanza di s;
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coltivando questa sensibilit che la societ fa il suo dovere e tutela
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i suoi interessi; non rifiutando la stoffa con cui si fanno gli eroi,
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giacch essa non capace di crearli. Si dice di una persona ch'essa ha
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del carattere, quando i suoi desider e i suoi impulsi appartengono in
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tutto a lei sola e sono l'espressione della sua propria natura, cos
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come l'ha sviluppata e modificata la coltura sua propria; un essere
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che non ha, per proprio conto, desider n impulsi, non possiede pi
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carattere di una macchina a vapore. Se un uomo ha degl'impulsi non
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solo suoi propr, ma forti e posti sotto il controllo di una potente
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volont, esso ha un carattere energico. Chiunque pensi che non si debba
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incoraggiare la manifestazione e lo sviluppo dell'individualit nei
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desider e negl'impulsi, deve sostenere altres che la societ non
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ha bisogno di nature forti, che essa non trae vantaggio alcuno dal
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racchiudere un gran numero di uomini di carattere, e che infine non
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desiderabile di vedere la media degli uomini possedere molta energia.
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Nelle societ nascenti, queste forze sono forse senza proporzione col
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potere che la societ possiede di disciplinarle e di sorvegliarle: vi
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fu un tempo in cui l'elemento di spontaneit e d'individualit dominava
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in modo eccessivo, e in cui il principio sociale doveva con esso
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sostenere delle fiere battaglie.
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La difficolt allora era condurre degli uomini potenti di corpo o
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di spirito a subire delle regole che pretendevano controllare i loro
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impulsi. Per vincere questa difficolt, la legge e la disciplina (per
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esempio, i papi in lotta cogl'imperatori) proclamarono il loro potere
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su tutto quanto l'uomo, rivendicando il diritto di sorvegliarne tutta
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intera la vita, allo scopo di poterne sorvegliare il carattere, per
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frenare il quale la societ non sapeva trovare altro mezzo. Ma la
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societ oggi ha piena ragione dell'individualit, e il pericolo che
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minaccia la natura umana non pi l'eccesso, bens il difetto di
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impulsi e di gusti personali. Le cose sono ben mutate dal tempo in cui
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le passioni degli uomini potenti per la loro condizione o per le loro
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qualit personali erano in uno stato di abituale ribellione contro
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le leggi e le ordinanze, e dovevano essere rigorosamente vincolate,
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affinch tutto quanto li circondava potesse godere di una certa
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sicurezza; nell'epoca nostra, ogni uomo, dal pi elevato al pi basso
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sulla scala sociale, vive sotto lo sguardo di una censura ostile e
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temuta. Non soltanto per quel che riguarda gli altri, ma anche per quel
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che tocca loro stessi esclusivamente, l'individuo o la famiglia non
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si domandano gi: Che cosa preferisco io? Che cosa si attaglierebbe
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all'indole mia e alle mie attitudini? Che cosa darebbe buon giuoco e
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le massime probabilit di svolgersi alle nostre pi elevate facolt?
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ma si domandano bens: Che cosa conviene alla mia condizione, e che
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cosa fanno di solito le persone del mio stato e della mia fortuna,
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o (peggio ancora) che cosa fanno di solito le persone d'uno stato
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sociale e d'una fortuna al di sopra della mia? Io non pretendo dire
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ch'essi preferiscano ci che il costume prescrive a ci che loro piace:
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non vien neppur loro in mente ch'essi possano aver un capriccio per
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qualcosa che il costume non permetta. Cos anche lo spirito curvato
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sotto il giogo; anche in quello che gli uomini fanno per loro svago,
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la uniformit il loro primo pensiero; essi amano in massa, non
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fanno scelte se non in generale; evitano come un delitto qualunque
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singolarit di gusto, quantunque, a forza di non seguire la loro
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natura, essi non abbiano ormai pi natura; le loro capacit umane sono
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inaridite e ridotte a nulla; essi divengono incapaci di provare alcun
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desiderio vivo, alcun piacere naturale; e non hanno, in generale, n
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opinioni n sentimenti da essi elaborati, ad essi appartenenti. E tutto
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|
questo pu dunque esser ritenuto una sana condizione delle cose umane?
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|
S, seguendo la teoria calvinista. Secondo questa teoria, la colpa
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capitale dell'uomo di avere una volont indipendente; tutto il bene
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di cui l'umanit capace compreso nell'obbedienza. Voi non avete
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una scelta da fare; dovete agire cos e non altrimenti; e tutto quanto
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non dovere peccato. Dappoich la natura umana completamente
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corrotta, non vi redenzione per alcuno, finch'esso non abbia ucciso
|
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in s la natura umana. Per chi sostiene una simile teoria, non un
|
|
male l'annullare tutte le facolt, le capacit, le sensibilit umane;
|
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l'uomo non ha bisogno d'altra capacit fuorch quella di abbandonarsi
|
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alla volont di Dio, e s'egli si serve delle sue facolt altrimenti
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che per eseguire in un modo pi efficace i decreti di questa supposta
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|
volont sarebbe meglio per lui che non le possedesse. Ecco la teoria
|
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del calvinismo; molte persone che non si considerano come calviniste la
|
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professano sotto un'altra forma pi moderata; il temperamento consiste
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nel dare una interpretazione meno ascetica alla volont supposta
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dell'Altissimo. Si afferma ch'egli vuole che gli uomini soddisfacciano
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a qualcuno dei loro gusti; non gi, certamente, nel modo ch'essi
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preferirebbero, ma in una maniera obbediente, che quanto dire nella
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|
maniera prescritta dall'autorit, la qual maniera necessariamente la
|
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stessa per tutti.
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Sotto una tal forma insidiosa, vi ora una forte tendenza verso questa
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angusta teoria della vita e verso questo tipo, ch'essa predica, di
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carattere umano ristretto ed inflessibile.
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Senza dubbio alcuno, molte persone credono sinceramente che gli uomini
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cos torturati e ridotti alla statura di nani, siano quali il loro
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creatore li ha voluti; proprio come molta gente ha creduto che gli
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alberi siano molto pi belli tagliati a palla o in forme di animali che
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lasciati nel loro stato naturale. Ma, se fa parte della religione il
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credere che l'uomo sia stato creato da un essere buono, in armonia
|
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con questa tendenza pensare che questo essere abbia dato le facolt
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umane perch'esse siano coltivate e sviluppate, e non perch le si
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sradichino o le si distruggano. ragionevole d'imaginare ch'egli goda,
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tutte le volte che le sue creature fanno un passo verso l'ideale di
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cui esse portano in s la concezione, tutte le volte ch'esse aumentano
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una delle loro facolt di comprensione, di azione o di godimento.
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|
Ecco un tipo di perfezione umana ben diverso dal tipo calvinista: qui
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si suppone che l'umanit non riceva la sua natura per farne tantosto
|
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sacrificio. La liberazione di s stesso dei pagani uno degli elementi
|
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del merito umano, cos come l'oblo di s stesso dei cristiani[7];
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vi un ideale greco di sviluppo di s stesso, a cui si accompagna,
|
|
senza soppiantarlo, l'ideale platonico e cristiano d'impero su s
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|
stesso. Pu sembrar preferibile essere Giovanni Knox ad Alcibiade; ma
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vale ancora meglio essere Pericle, che l'uno o l'altro; e un Pericle,
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s'esistesse oggid, non sarebbe privo di qualcuna delle buone qualit
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che appartenevano a Giovanni Knox.
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Non gi indirizzando all'uniformit tutto ci che in essi c'
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d'individuale, ma coltivandolo e sviluppandolo nei limiti imposti
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dai diritti e dagli interessi altrui che gli esseri umani divengono
|
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un bello e nobile oggetto di ammirazione; e, come l'opera si foggia
|
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secondo il carattere di quelli che la compiono, cos, per lo stesso
|
|
processo, la vita umana diviene essa pure ricca e svariata. Essa
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produce e conserva con maggiore abbondanza i pensieri elevati, i
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sentimenti che inalzano; rafforza il legame che congiunge gli individui
|
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alla razza, dando alla razza stessa maggior valore. In ragione dello
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sviluppo della sua individualit, ogni persona assume maggior pregio
|
|
agli occh suoi propri, e per conseguenza capace di assumerne uno
|
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maggiore agli occh degli altri: vi una pi grande pienezza di vita
|
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in tutta la sua esistenza; e quando c' maggior vita nell'unit, c'
|
|
maggior vita anche nella massa, che fatta di unit.
|
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Non si pu trascurare la costrizione necessaria per impedire agli
|
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esemplari pi energici della natura umana di invadere il campo dei
|
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diritti degli altri; ma a questo c' un ampio compenso, anche dal punto
|
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di vista dello sviluppo umano. I mezzi di sviluppo che l'individuo
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perde, se gli s'impedisce di soddisfare alle sue tendenze in modo agli
|
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altri dannoso, non si otterrebbero che a spese degli altri uomini; ed
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egli stesso vi trova un compenso, perch la coazione imposta al suo
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egoismo facilita lo sviluppo pi elevato della parte sociale della sua
|
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natura.
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L'essere sottomessi pel bene degli altri alle strette norme della
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giustizia sviluppa i sentimenti e le facolt che pel bene degli altri
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si esercitano; ma l'essere costretti nelle cose che non toccano punto
|
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il bene degli altri, pel loro semplice dispiacere, non isviluppa altro
|
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di buono se non la forza di carattere che si pu, forse, spiegare
|
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resistendo alla costrizione. Se ci si sottomette, questa costrizione
|
|
indebolisce ed appesantisce tutta la nostra natura. Per dar buon giuoco
|
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alla natura di ciascuno bisogna che diverse persone possano seguire un
|
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diverso tenor di vita; i secoli che hanno avuto in maggior quantit
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questa larghezza sono quelli che pi si raccomandano all'attenzione
|
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dei posteri; il dispotismo stesso non produce i suoi peggiori effetti
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finch la individualit resiste sotto questo regime, e tutto ci che
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distrugge la individualit dispotismo, qualunque sia il nome che
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gli si possa dare, pretenda esso poi d'imporre la volont di Dio o i
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comandi degli uomini.
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Avendo detto che individualit sinonimo di sviluppo, e che solamente
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la coltura dell'individualit produce o pu produrre degli esseri umani
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bene sviluppati, io potrei qui chiudere l'argomento. In favore d'una
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data condizione delle cose umane che cosa si potrebbe dire meglio di
|
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questo: che essa conduce gli uomini il pi vicino possibile al loro
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tipo ideale? E di un ostacolo al bene che cosa si potrebbe dire di
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peggio, se non ch'esso impedisce un tale progresso? Tuttavia, senza
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dubbio alcuno, queste considerazioni non basteranno a convincere quelli
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che hanno maggior bisogno di essere convinti.
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Ed necessario inoltre di provare che questi esseri umani sviluppati
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sono utili agli esseri non sviluppati; necessario di mostrare
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a quelli che non desiderano la libert e che non se ne vorrebbero
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servire, che, se permettono ad altri di farne uso senza ostacolo,
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possono esserne in qualche modo apprezzabile ricompensati.
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E prima di tutto, non potrebbero essi imparar qualche cosa da questi
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individui lasciati liberi? Nessuno vorr negare che l'originalit sia
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un elemento prezioso nelle cose umane: vi sempre bisogno di gente,
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non soltanto per iscoprire verit nuove, non soltanto per indicare
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il momento in cui quello che fu in altri tempi una verit cessa di
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esserlo; ma anche per farsi iniziatori di nuove pratiche, per dar
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l'esempio d'una condotta pi illuminata, di maggior buon gusto e di
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maggior buon senso nelle cose umane. Questo non pu esser negato da
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chiunque non creda che il mondo abbia raggiunto la perfezione in tutte
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le sue abitudini e in tutti i suoi costumi.
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vero che un tal servigio non pu esser reso da tutti quanti
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senza distinzione: non vi sono che poche persone, in confronto di
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tutto il genere umano, le esperienze delle quali, se generalmente
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adottate, segnerebbero un progresso sul costume stabilito. Ma queste
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poche persone sono il sale della terra; senza di esse la vita umana
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diverrebbe un mare stagnante; e non soltanto introducono un bene
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ignoto, ma conservano alla vita quello che essa gi possedeva.
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Se anche non ci fosse nulla di nuovo da fare, forse che la intelligenza
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umana cesserebbe di essere necessaria? Sarebbe questa una ragione
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perch coloro che seguono una antica tradizione dimentichino perch
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la seguano, agiscano come bruti e non come esseri umani? Le migliori
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credenze e le pratiche migliori hanno una eccessiva tendenza a
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degenerare in qualcosa di macchinale; ed a meno che non vi sia una
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serie di persone la cui originalit infaticabile conservi la vita in
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queste credenze e in queste pratiche, un automatismo cos morto non
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resisterebbe punto all'urto pi leggiero di qualcosa di realmente
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vivente; non vi sarebbe ragione allora perch la civilt non isparisse,
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come nell'impero d'Oriente. In verit gli uomini d'ingegno sono e
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saranno sempre, probabilmente, una impercettibile minoranza; ma per
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averne, bisogna conservare il suolo sul quale possono fiorire. E
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l'ingegno non respira liberamente che in un'atmosfera di libert; gli
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uomini d'ingegno sono _ex vi termini_ pi individuali degli altri, meno
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capaci, per conseguenza, di modellarsi, senza una dannosa compressione,
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in alcuno di quegli stampi poco numerosi che la societ prepara per
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risparmiare a' suoi membri la fatica di formarsi un carattere.
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Se per timidit gli uomini d'ingegno consentono a sopportare uno di
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questi modelli e a permettere che non si espanda quella parte di loro
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stessi che non si pu dilatare sotto una tale pressione, la societ non
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potr approfittare del loro ingegno; ma se essi sono dotati di una gran
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forza di carattere e spezzano i loro legami, divengono il punto di mira
|
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della societ; non essendo riuscita a ridurli alle proporzioni comuni,
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essa li segna a dito come bizzarri, stravaganti ecc. Press'a poco come
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se ci si lagnasse di non vedere il Niagara scorrere con la stessa calma
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di un canale olandese.
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Se io insisto con questa enfasi sulla importanza dell'ingegno e sulla
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necessit di lasciare ch'esso liberamente si sviluppi, come pensiero e
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come pratica, perch, se nessuno nega in teoria la cosa, il mondo in
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realt vi del tutto indifferente. Gli uomini considerano l'ingegno
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come una bella cosa, se esso rende un individuo capace di scrivere
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un poema inspirato o di dipingere un bel quadro: ma dell'ingegno nel
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vero senso della parola, cio dell'originalit nel pensiero e nelle
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azioni, sebbene ognuno in teoria ammetta che sia una cosa degna di
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ammirazione quasi tutti in fondo del cuore trovano che si potrebbe
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benissimo fare a meno. Pur troppo questo un sentimento ben naturale
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perch deva suscitar maraviglia. L'originalit una cosa di cui gli
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spiriti non originali non possono sentire la utilit; essi non possono
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scorgere quello che l'originalit saprebbe far per loro: e come lo
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potrebbero? Se lo potessero, non si tratterebbe pi di originalit.
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Il primo servigio che la originalit deve rendere a tali spiriti, di
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aprir loro gli occh; e fatto questo, e fattolo bene, essi pure avran
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qualche speranza di diventare originali. Frattanto, questi poveri di
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spirito si ricordino che nulla ancora fu fatto senza che qualcuno abbia
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cominciato, che tutto quanto esiste di bene frutto dell'originalit;
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e siano modesti abbastanza per credere ch'essa ha qualcosa ancora
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da fare, e per convincersi che, quanto meno sentono il bisogno di
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originalit, tanto pi essa loro necessaria.
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La verit che, per grandi che siano gli omaggi onde si pretenda
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onorare, o si onori anche, la superiorit intellettuale, vera o
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supposta, la tendenza generale delle cose nel mondo di fare della
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mediocrit la potenza dominante.
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Nella storia antica, nel medio evo, e, in un grado minore, durante il
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lungo passaggio dalla feudalit ai tempi moderni, l'individuo era per
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s stesso una potenza, e, s'egli aveva o un ingegno straordinario o
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una condizione sociale elevata, la potenza era considerevole. Oggi,
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gl'individui sono perduti nella folla. In politica, quasi banale il
|
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dire che oggi il mondo governato dalla pubblica opinione; il solo
|
|
potere che merita davvero nome di potere quello delle masse o quello
|
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dei governi, che si fanno strumenti delle tendenze e degl'istinti
|
|
delle masse. Questo cos vero per le relazioni morali e sociali
|
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della vita privata come per le pubbliche convenzioni. Quello che si
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chiama opinione pubblica non sempre l'opinione delle stesse specie
|
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di pubblico: in America, il pubblico tutta la popolazione bianca, in
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Inghilterra, semplicemente la classe media; ma si tratta sempre di una
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massa, vale a dire di una mediocrit collettiva.
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E novit ancora pi grande oggi la massa non si forma un'opinione
|
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sull'autorit dei dignitari della Chiesa o dello Stato, di qualche
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capo ostensibile o di qualche libro; la sua opinione fatta da uomini
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press'a poco della sua levatura, che, per mezzo dei giornali, si
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rivolgono ad essa o parlano in suo nome sulla questione del momento.
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Io non lamento tutto questo, non affermo che nulla di meglio sia
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compatibile, come regola generale, coll'umile stato attuale dello
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spirito umano. Ma questo per non toglie che il govern della
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mediocrit sia un governo mediocre: mai il governo d'una democrazia
|
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o d'un'aristocrazia numerosa giunto ad elevarsi al di sopra della
|
|
mediocrit, sia pei suoi atti politici, sia per le opinioni, le
|
|
qualit, il genere di spirito pubblico a cui esso d vita, tranne l
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dove la folla sovrana (come ha fatto sempre nelle sue epoche migliori)
|
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si lasciata guidare dai consigli e dall'influenza d'una minoranza
|
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o di un uomo pi colto e pi riccamente dotato. L'iniziativa di tutte
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le cose saggie e nobili dee venir dagl'individui, e prima di tutto, in
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generale, da qualche individuo isolato.
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L'onore e la gloria della media degli uomini di poter seguire questa
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iniziativa, d'aver il senso di ci che saggio e nobile, e di farvisi
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guidare ad occhi aperti.
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Io non incoraggio con queste parole quella specie di culto dell'eroe,
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che applaudisce un uomo di genio potente perch esso s'impadronisce
|
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colla forza del governo del mondo, e gl'impone, buono o malgrado
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suo, i propr voleri. Tutto ci che un tal uomo pu pretendere, la
|
|
libert d'indicare il cammino; quanto al potere di costringere gli
|
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altri a seguirlo, non solo esso incompatibile colla libert e lo
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|
sviluppo del resto dell'umanit, ma corrompe lo stesso uomo di genio.
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|
Sembra tuttavia che, quando le opinioni delle masse composte di uomini
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ordinar, son divenute o divengono dappertutto il poter dominante,
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contrappeso e correttivo della loro tendenza sarebbe l'individualit
|
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sempre pi spiccata de' pi eminenti pensatori.
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|
Sopratutto in tali contingenze gl'individui eccezionali dovrebbero
|
|
essere incoraggiati ad agir diversamente dalla massa, in vece d'esserne
|
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impediti. In altri tempi, non c'era vantaggio in questo, a meno che
|
|
essi non avessero agito non solo diversamente, ma meglio; oggi, il
|
|
semplice esempio della non uniformit, il semplice rifiuto di mettersi
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in ginocchio davanti al costume per s stesso un fatto benefico.
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|
Appunto perch la tirannia dell'opinione tale, ch'essa fa
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dell'_eccentricit_ un delitto, desiderabile, per ispezzare questa
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tirannia, che gli uomini siano eccentrici. L'eccentricit e la forza di
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carattere camminano sempre di pari passo; e la somma di eccentricit
|
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che una societ contiene generalmente in ragione diretta della
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somma d'ingegno, di vigore intellettuale e di coraggio morale ch'essa
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racchiude. Ci che davvero ci addita il principal pericolo dell'et
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|
nostra il vedere cos pochi uomini osare d'essere eccentrici.
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|
Io ho detto che importante di dare il pi libero sfogo a quello che
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|
non nell'uso, affinch si possa a tempo opportuno vedere che cosa
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|
meriti di passarvi; ma la indipendenza d'azione e lo sdegno del costume
|
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non meritano d'essere incoraggiati soltanto come quelli che presentano
|
|
la probabilit di creare dei modi d'agire migliori e dei costumi pi
|
|
meritevoli d'esser da tutti adottati; non sono pi soltanto le persone
|
|
di una superiorit intellettuale ben evidente che abbiano un giusto
|
|
diritto a condurre la vita che loro aggrada.
|
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|
|
Non v' ragione perch tutte le esistenze umane siano costruite su di
|
|
un unico modello, o su di un piccolo numero di modelli: se una persona
|
|
possiede una sufficiente quantit di senso comune e d'esperienza, il
|
|
suo proprio modo di condurre l'esistenza il migliore; non perch sia
|
|
il migliore in s, ma perch il suo proprio. Gli esseri umani non
|
|
sono dei montoni: e gli stessi montoni non si somigliano tutti cos
|
|
da non potersi distinguere l'uno dall'altro; un uomo non pu avere un
|
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abito o un pajo di scarpe che gli stiano bene se non le fa fare apposta
|
|
o se non le sceglie tra tutte quelle di un magazzino. dunque pi
|
|
facile di fornirgli una vita che un abito, o la conformazione fisica
|
|
e morale degli esseri umani pi uniforme di quella dei loro piedi?
|
|
Se questo fosse soltanto perch gli uomini non hanno tutti lo stesso
|
|
gusto, gi non occorrerebbe assolutamente di tentare di modellarli
|
|
tutti ad una stessa maniera; ma, oltre a questo, le diverse persone
|
|
vogliono differenti condizioni pel loro sviluppo intellettuale, e non
|
|
possono mantenersi sane nella stessa atmosfera morale pi di quello che
|
|
tutte le variet di piante possano fiorire sotto lo stesso clima. Le
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|
stesse cose che ajutano una persona a coltivare la sua natura superiore
|
|
sono di ostacolo per un'altra.
|
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|
La stessa maniera di vivere per l'uno un salutare eccitamento che
|
|
conserva nelle migliori condizioni le sue facolt di godimento e
|
|
d'azione, mentre per l'altro un carico spaventevole che sospende o
|
|
distrugge la vita interiore. Vi sono tali differenze fra gli uomini,
|
|
nella loro maniera di godere, di soffrire, di soggiacere all'opera
|
|
delle diverse influenze fisiche e morali, che se non vi una simile
|
|
diversit nella loro maniera di vivere, essi non sapranno n ottenere
|
|
tutta la loro parte di bene, n giungere all'altezza intellettuale,
|
|
morale ed estetica di cui la loro natura capace. Perch dunque
|
|
la tolleranza, se si tratta di sentimento pubblico, si estenderebbe
|
|
solamente ai gusti e alle maniere di vivere che si fanno accettare
|
|
dalla moltitudine dei partigiani di esse? In nessun luogo (salvo nelle
|
|
istituzioni monastiche) si nega la diversit di gusto: una persona
|
|
pu, senza esser biasimata, amare o non amare il sigaro, la musica,
|
|
gli eserciz del corpo, gli scacchi, le carte o lo studio, perch i
|
|
partigiani e i nemici di tutte queste cose son troppo numerosi per
|
|
esser ridotti al silenzio; ma l'uomo e, anche pi, la donna che pu
|
|
essere accusata di fare ci che nessuno fa o di non fare ci che fanno
|
|
tutti, oggetto di un biasimo pari a quello in cui incorrerebbe per
|
|
aver commesso qualche grave delitto morale.
|
|
|
|
Bisogna possedere un titolo o qualche altra ragione che ci elevi
|
|
nell'opinione dei concittadini al livello della gente d'importanza,
|
|
perch ci si possa permettere un po' il lusso di fare quel che ci
|
|
garba, senza nuocere alla nostra riputazione. Permettere un poco
|
|
ho detto, e lo ripeto; perch chiunque si permettesse largamente
|
|
questo lusso correrebbe il rischio di qualcosa di peggio che discorsi
|
|
maldicenti; sarebbe in pericolo di esser sottoposto ad una commissione
|
|
_de lunatico_ e di vedersi togliere la propriet a profitto della sua
|
|
famiglia[8].
|
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|
|
V' un tratto caratteristico nelle attuali tendenze della pubblica
|
|
opinione, che proprio fatto per renderla intollerante contro
|
|
qualunque spiccata dimostrazione d'individualit. In generale gli
|
|
uomini non soltanto mancano di intelligenza, ma anche hanno delle
|
|
inclinazioni temperate; non hanno gusti n desider abbastanza vivi per
|
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esser condotti a far qualcosa di straordinario, e, per conseguenza, non
|
|
comprendono punto chi ha tutt'altre doti: lo classificano fra quegli
|
|
esseri stravaganti e disordinati cui sono avvezzi a disprezzare. Oltre
|
|
questo fatto, che generale, noi dobbiamo tener conto che oggid si
|
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manifestato un potente progresso morale; e si sa che cosa se ne pu
|
|
attendere. Questo movimento si manifestato a' d nostri: si fatto
|
|
molto per accrescere la regolarit di condotta e sconsigliare gli
|
|
eccessi, e v' dappertutto uno spirito filantropico che trova la sua
|
|
pi gradita applicazione nel miglioramento dei nostri simili, in fatto
|
|
di morale e di prudenza. Per effetto di queste tendenze, il pubblico
|
|
pi disposto che in altri tempi a prescrivere delle regole generali
|
|
di condotta ed a studiarsi di ricondurre tutti al tipo normale. E
|
|
questo tipo, lo si confessi o no sinceramente, di nulla desiderare
|
|
con vivacit. Il suo ideale di carattere di non averne alcuno bene
|
|
spiccato; qualunque parte saliente della natura umana, che tenda a
|
|
rendere una persona esteriormente diversa dalla comune degli uomini, si
|
|
deve mutilare colla compressione, come il piede di un chinese.
|
|
|
|
lo stesso qui, che per qualunque ideale il quale escluda la met
|
|
di ci che desiderabile; il tipo attualmente dominante non produce
|
|
che una imitazione inferiore dell'altra met. In luogo di una grande
|
|
energia guidata da una ragione vigorosa e di sentimenti potenti
|
|
potentemente guidati da una coscienziosa volont, non si ottengono che
|
|
una scarsa energia e dei sentimenti deboli, che per conseguenza possono
|
|
conformarsi alla regola, almeno nell'apparenza, senza richiedere un
|
|
grande sforzo n di volont n di ragione. Gi i caratteri energici
|
|
su larga scala van diventando puramente leggendar. Oggi, nel nostro
|
|
paese, l'energia non trova modo di applicarsi se non negli affari;
|
|
l'energia che vi si spende pu ancora essere ritenuta considerevole; e
|
|
il poco che ne sopravanza impiegato a cercar di soddisfare qualche
|
|
passione, che pu essere una passione utile, magari filantropica: ma
|
|
che si restringe ad una cosa sola, e, in generale, poco importante.
|
|
La grandezza d'Inghilterra oggi tutta collettiva: piccoli
|
|
individualmente, noi sembriamo capaci di qualcosa di grande solo per
|
|
la nostra abitudine dell'associazione; e di questo i nostri filantropi
|
|
morali e religiosi sono perfettamente soddisfatti.
|
|
|
|
Ma uomini di un'altra tempra hanno fatto l'Inghilterra ci che essa
|
|
stata; uomini d'altra tempra saranno necessar per impedirne la
|
|
decadenza.
|
|
|
|
Il dispotismo del costume dappertutto l'ostacolo perpetuo al
|
|
progresso umano, perch esso combatte una lotta incessante contro
|
|
quella disposizione a tendere a qualcosa di meglio del costume, che si
|
|
chiama, secondo i casi, spirito di libert o spirito di progresso e di
|
|
miglioramento. Lo spirito di progresso non sempre spirito di libert,
|
|
perch pu volersi imporre a gente che non se ne cura; e lo spirito
|
|
di libert, quando resiste a simili sforzi, pu allearsi, per un dato
|
|
luogo o per un dato tempo, cogli avversar del progresso; ma l'unica
|
|
sorgente infallibile e perenne del progresso la libert, perch solo
|
|
per suo mezzo si possono avere tanti centri indipendenti di progresso
|
|
quanti sono gl'individui.
|
|
|
|
Tuttavia il principio progressivo, sia sotto la forma dell'amore
|
|
di libert, sia sotto quella dell'amor di miglioramento, nemico
|
|
dell'impero del costume; perch esso implica per lo meno la liberazione
|
|
da questo giogo e la lotta tra queste due forze forma il principale
|
|
interesse della storia dell'umanit. La pi gran parte del mondo, nel
|
|
preciso senso della frase, non ha storia, perch ivi assoluto il
|
|
dispotismo del costume. il caso di tutto l'Oriente: l il costume
|
|
regna sovrano ed arbitro su tutte le cose; giustizia e diritto
|
|
significano conformarsi ad esso; nessuno, salvo qualche tiranno
|
|
ubbriacato dal potere, pensa a resistervi: e noi vediamo gli effetti
|
|
di tutto questo. Queste nazioni debbono, in altri tempi, aver avuto
|
|
dell'originalit; esse non sono uscite dalla terra popolose, colte in
|
|
letteratura, e profondamente versate in certe arti della vita; sotto
|
|
tutti questi rapporti debbono a s stesse la loro esistenza ed erano
|
|
un tempo le pi grandi e potenti nazioni del mondo. Che cosa sono esse
|
|
ora? sono suddite o dipendenti di trib i cui antenati erravano nella
|
|
foresta, mentre i loro avevano dei magnifici palazzi e degli splendidi
|
|
templi; ma su questi barbari il costume divideva il suo impero con
|
|
la libert e col progresso. Un popolo, a quel che sembra, pu essere,
|
|
durante un certo lasso di tempo, progressivo e poi fermarsi: e quando?
|
|
Quando cessa di possedere l'Individualit. Se un simile cambiamento
|
|
dovesse accadere anche nelle nazioni d'Europa, non sarebbe precisamente
|
|
cogli stessi caratteri. Il dispotismo del costume, che minaccia queste
|
|
nazioni, non precisamente l'immobilit; esso condanna la singolarit,
|
|
ma non pone ostacolo al mutamento purch tutto muti nello stesso tempo.
|
|
Noi abbiamo abbandonati i costumi immobili da cui i nostri avi non si
|
|
allontanavano: bisogna bene ancora vestirsi come tutti gli altri: ma
|
|
la moda pu mutare una o due volte per anno. Con questo, noi facciamo
|
|
in modo di cambiare per amor del mutamento, non per alcun concetto
|
|
di estetica o di comodit; perch lo stesso concetto di estetica o
|
|
di comodit non verrebbe in testa a tutti nello stesso punto e non
|
|
sarebbe, ad un altro punto, abbandonato da tutti. Noi siamo progressivi
|
|
cos come siamo mutevoli: facciamo continuamente delle nuove invenzioni
|
|
in meccanica e le conserviamo finch non le si possano sostituire con
|
|
invenzioni migliori; siamo pronti a migliorare in fatto di politica, di
|
|
educazione, di costumi, sebbene in quell'ultimo caso la nostra idea di
|
|
miglioramento consista sopratutto nel rendere gli altri, o colle buone
|
|
o colle brusche, buoni come siamo noi.
|
|
|
|
Non ci opponiamo al progresso; anzi, ci lusinghiamo di essere la
|
|
gente pi progressiva che mai si sia vista. Contro l'individualit noi
|
|
combattiamo; e crederemmo d'aver compiuta un'opera meravigliosa, se
|
|
ci fossimo resi tutti gli uni agli altri identici, dimenticando che la
|
|
dissomiglianza tra due persone la prima cosa che attira l'attenzione,
|
|
sia per l'imperfezione d'uno di questi tipi e per la superiorit
|
|
dell'altro, sia per la possibilit di produrre qualcosa di meglio di
|
|
ciascuno dei due, combinandone i pregi.
|
|
|
|
Un esempio ed un avvertimento ci qui fornito dalla China una
|
|
nazione molto ingegnosa e, sotto certi rispetti, dotata di molta
|
|
saggezza, grazie alla rara fortuna d'aver di buon'ora ottenuto un
|
|
complesso soddisfacentissimo di costumi: opera, fino a un certo segno,
|
|
d'uomini che gli Europei pi illuminati debbono riconoscere, salvo
|
|
qualche riserva, per saggi e filosofi.
|
|
|
|
Questi costumi sono pure notevoli come quelli che assai bene si
|
|
prestano per imprimere il pi profondamente possibile i loro migliori
|
|
precetti in tutti gli spiriti della collettivit, e come quelli che
|
|
attribuiscono i posti d'onore e di potere a coloro che di essi sono
|
|
meglio penetrati. Senza dubbio il popolo che cos agisce deve avere
|
|
scoperto il segreto dell'umana perfettibilit e marciare sovranamente
|
|
in testa al progresso universale. Ebbene, no. I Chinesi son divenuti
|
|
stazionar; essi da migliaja d'anni sono quali noi ora li vediamo e,
|
|
se sono destinati a qualche miglioramento, questo verr loro da fuori.
|
|
Essi sono riusciti in modo da superare ogni aspettazione all'opera di
|
|
cui tanto faticosamente si occupano i filantropi inglesi: rendere
|
|
tutto il mondo uniforme, far s che ciascuno governi i suoi pensieri
|
|
e la sua condotta colle stesse massime e colle stesse regole con
|
|
quali frutti, lo vediamo! Il regime della pubblica opinione , sotto
|
|
una forma inorganica, quello che sono i sistemi chinesi d'educazione e
|
|
di politica sotto una forma organizzata: e, a meno che l'individualit
|
|
(minacciata da questo giogo) non sappia vittoriosamente rivendicare i
|
|
suoi diritti, l'Europa, nonostante i suoi nobili precedenti storici e
|
|
il cristianesimo che professa, tender a diventare un'altra China.
|
|
|
|
E, fino ad oggi, che cosa ha salvato l'Europa da questa sorte? Che cosa
|
|
ha fatto delle nazioni europee una parte progressiva e non stazionaria
|
|
dell'umanit? Non la loro perfezione superiore che, quando esiste,
|
|
un effetto e non una causa, ma le loro notevoli differenze di carattere
|
|
e di coltura. In Europa, gl'individui, le classi, le nazioni sono state
|
|
estremamente dissimili: esse si sono tracciata una grande variet
|
|
di strade, ciascuna delle quali conduceva a qualcosa di preciso; e
|
|
sebbene a ciascun'epoca quelli che seguivano le diverse vie siano stati
|
|
intolleranti gli uni verso gli altri, e ciascuno abbia considerato
|
|
una cosa eccellente poter obbligare tutti gli altri a seguire il
|
|
proprio cammino, nondimeno i reciproci sforzi per impedire il loro
|
|
sviluppo hanno avuto ben di rado un successo duraturo e, ciascuno
|
|
alla sua volta, tutti hanno dovuto risentire il vantaggio dagli altri
|
|
apportato. Secondo me, l'Europa deve soltanto a questa pluralit
|
|
di vie il suo vario e progressivo sviluppo; ma gi essa comincia a
|
|
possedere questo vantaggio in un grado molto meno considerevole, essa
|
|
cammina direttamente verso l'ideale Chinese di rendere tutto il mondo
|
|
uniforme. Il Tocqueville, nel suo ultimo ed importante lavoro, osserva
|
|
quanto i Francesi d'oggi si rassomiglino pi di quelli della stessa
|
|
ultima generazione: la stessa osservazione, a molto maggior ragione, si
|
|
potrebbe fare sugl'Inglesi.
|
|
|
|
In un passo gi citato, Guglielmo di Humboldt indic due cose come
|
|
condizioni necessarie dello sviluppo umano perch esse sono necessarie
|
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per rendere gli uomini diversi gli uni dagli altri: la libert e
|
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la variet di condizione; la seconda si va ogni giorno perdendo in
|
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Inghilterra. Le contingenze che circondano le diverse classi e i
|
|
diversi individui, e che plasmano il loro carattere, si vengono ogni d
|
|
pi rassomigliando.
|
|
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In altri tempi, le diverse classi, i diversi ceti, i diversi mestieri
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e le professioni diverse vivevano si poteva dire in mondi
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differenti; oggi, in modo assoluto, vivono tutti nello stesso mondo.
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Oggi, relativamente parlando, leggono tutti le stesse cose, ascoltano
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le stesse cose, vedono le stesse cose, vanno negli stessi luoghi;
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hanno le loro speranze e i loro timori diretti verso gli stessi
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obbiettivi, gli stessi diritti, le stesse libert, e i medesimi mezzi
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per rivendicarle. Per grandi che siano le differenze di condizione
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sopravvissute, non sono nulla a confronto di quelle che sono scomparse.
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E l'assimilazione procede continuamente: tutti i mutamenti politici
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la facilitano, poich tendono tutti ad elevare le classi inferiori e
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ad abbassar le elevate; ogni estensione dell'educazione la facilita,
|
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perch l'educazione riunisce gli uomini sotto influenze comuni e d a
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tutti adito di arrivare al fondo generale dei fatti e dei sentimenti
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universali; ogni progresso nei mezzi di comunicazione la facilita,
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mettendo a contatto personale gli abitanti di luoghi lontani, e
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promovendo una rapida successione di mutamenti di residenza di citt
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in citt; ogni accrescimento di commerci e d'industrie facilita ancora
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quest'assimilazione estendendo la fortuna e ponendo alla portata di
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tutti i pi grandi oggetti di ambizione, cosicch il desiderio di
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elevarsi non appartiene pi ad una sola classe, ma a tutte. Ma una
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influenza pi potente di tutte queste per apportare una generale
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somiglianza fra gli uomini lo stabilirsi completo, in questo o
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in altri paesi, dell'influenza dell'opinione pubblica nello stato.
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Poich le numerose preminenze sociali, che permettevano alle persone
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trincerate dietro di esse di sprezzare l'opinione pubblica, si vengono
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grado grado livellando, poich la stessa idea di resistere alla volont
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del pubblico, quando si sa con certezza ch'esso ha una volont, vien
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sempre pi scomparendo dallo spirito degli uomini politici pratici,
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cessa di esservi alcun sostegno sociale per la non conformit. Non vi
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pi nella societ un potere indipendente, che, opposto all'influenza
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della maggioranza, sia interessato a prendere sotto la sua protezione
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delle opinioni e delle tendenze contrarie a quelle del pubblico.
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La riunione di tutte queste cause forma una cos gran massa d'influenze
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ostili all'Individualit, che non si pu ormai intravvedere come
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essa sar capace di difendere il suo terreno. Essa vi trover una
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difficolt sempre crescente, a meno che la parte intelligente del
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pubblico non impari a valutare questo elemento, a tener per necessarie
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le differenze, quand'anche esse non siano in meglio, quand'anche,
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nell'opinione di qualcuno, esse siano in peggio. Se i diritti della
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individualit devono mai essere rivendicati, venuto il momento di
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farlo, finch molte cose ancora mancano per completare l'assimilazione
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imposta: soltanto sui princip che ci si pu, con buon esito,
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difendere contro l'usurpazione. La generale pretesa di rendere gli
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altri simili a noi cresce quanto pi soddisfatta; se si attende, per
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resisterle, che la vita sia ridotta quasi ad un tipo unico, tutto ci
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che da questo tipo si stacca sar allora considerato come cosa empia,
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immorale ed anche mostruosa e contro natura; e la specie umana diverr
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ben presto incapace di comprendere la variet, quando ne avr da
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qualche tempo perduto lo spettacolo.
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FINE DEL CAPITOLO TERZO
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CAPITOLO QUARTO.
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DEI LIMITI AL POTERE DELLA SOCIET SULL'INDIVIDUO.
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Dove sono dunque i giusti limiti della sovranit dell'individuo su s
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stesso? Dove incomincia il potere della societ? Quanta parte della
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vita umana dev'essere attribuita all'individualit e quanta alla
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societ? Ciascuna di esse ricever la parte che le spetta, se avr
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quella che la tocca pi da vicino: la individualit deve governar la
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parte della vita che interessa specialmente l'individuo, e la societ
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la parte che interessa specialmente il corpo sociale.
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Sebbene, a base della societ, non istia un contratto, e sebbene non
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serva a nulla d'imaginarlo per dedurne degli obblighi sociali, non
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di meno tutti quelli che ricevono la protezione dalla societ debbono
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ripagarle questo beneficio: il fatto solo di vivere in societ impone a
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ciascuno una certa linea di condotta verso gli altri.
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Questa condotta consiste: 1. nel non danneggiare gl'interessi altrui o
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piuttosto certi fra questi interessi che, sia per espressa disposizione
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di legge, sia per un tacito accordo, devono essere considerati come
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diritti; 2. nell'assumersi ciascuno la propria parte (che dev'esser
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fissata secondo qualche equo principio) delle fatiche e dei sacrific
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necessar a difendere la societ o i suoi membri contro qualunque
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danno o vessazione. La societ ha l'assoluto diritto d'imporre questi
|
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obblighi a quelli che se ne vorrebbero esimere. E non si riduce a
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questo ci che la societ pu fare: gli atti di un individuo possono
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essere dannosi agli altri, o non dare una sufficiente importanza al
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loro benessere, senza giungere fino a violare alcuno dei loro diritti
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costituiti; il colpevole pu allora esser punito dall'opinione, sebbene
|
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non lo sia dalla legge. Dal momento che la condotta d'una persona
|
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dannosa agli interessi altrui, la societ ha diritto di giudicarla,
|
|
e la questione di sapere se questo intervento sar o no un ajuto al
|
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benessere generale, diviene argomento di discussione. Ma non il caso
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di discutere una questione simile, finch la condotta di una persona
|
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non tocca che i suoi propr interessi o non riguarda gl'interessi degli
|
|
altri se non col loro pieno consenso (e tutte le persone interessate
|
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sono di et matura e dotate della intelligenza normale). In casi
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simili, si dovrebbe avere libert completa, legale e sociale, di fare
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qualunque cosa, a qualunque rischio.
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Si fraintenderebbero queste idee, se vi si vedesse una dottrina di
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indifferentismo egoistico, la quale pretendesse che gli esseri umani
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non debbano aver mutui riguardi nella loro condotta n occuparsi del
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benessere e delle azioni altrui, se non quando il loro interesse
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in giuoco: in luogo di una diminuzione, ci che occorre un grande
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aumento degli sforzi disinteressati per favorire il bene altrui. Ma la
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benevolenza disinteressata pu trovare un altro mezzo di persuasione
|
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che non sia lo staffile, figurato o anche reale. Io non voglio per
|
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nulla toglier pregio alle virt personali: soltanto, esse vengono dopo
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le sociali: tocca all'educazione di coltivarle tutte allo stesso modo.
|
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Ma l'educazione stessa procede per mezzo della convinzione e della
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persuasione, cos come per mezzo della coazione: ed soltanto coi due
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primi mezzi che, una volta finita l'educazione, si dovrebbero inculcare
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le virt individuali. Gli uomini debbono vicendevolmente ajutarsi a
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distinguere il meglio dal peggio, e incitarsi a preferire il primo e
|
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ad evitare il secondo; essi dovrebbero stimolarsi continuamente ad un
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esercizio crescente delle loro pi nobili facolt, ad una direzione
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crescente dei loro sentimenti e delle loro vedute verso scopi, non
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pi sciocchi ma saggi, non pi bassi ma elevati. Ma una persona, o
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un certo numero di persone, non hanno diritto di dire ad un uomo di
|
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et matura che egli non sapr regolarsi nella vita secondo il proprio
|
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interesse, come meglio gli conviene. Il suo benessere riguarda, pi
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di tutti, lui stesso; l'interesse che vi pu porre un estraneo, non
|
|
nulla (tranne il caso di un vivo affetto personale) a confronto di
|
|
quello ch'egli stesso vi pone; la maniera con cui egli interessa la
|
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societ (salvo quanto alla sua condotta verso gli altri) parziale e
|
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indiretta: mentre per tutto quanto spetta ai suoi sentimenti o alla sua
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|
condizione, l'uomo o la donna pi comune sanno infinitamente meglio di
|
|
chiunque altro come comportarsi.
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L'intervento della societ per dirigere il giudizio e i disegni di un
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|
uomo in ci che non riguarda che lui, si fonda sempre su presunzioni
|
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generali: ora queste presunzioni possono essere completamente false;
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fossero anche giuste, esse saranno probabilmente applicate a torto,
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|
nei casi particolari, da persone che non conoscono se non la superficie
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dei fatti. Per questo un tal ramo dell'attivit umana proprio degli
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individui. Per quanto riguarda la condotta degli uomini gli uni verso
|
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gli altri, l'osservanza delle regole generali necessaria, affinch
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ciascuno sappia che cosa deve aspettarsi; ma, quanto agli interessi
|
|
particolari di ciascuna persona, la spontaneit individuale ha diritto
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di liberamente esercitarsi. La societ pu offrire ed anche imporre
|
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all'individuo delle considerazioni per facilitare il suo giudizio,
|
|
delle esortazioni per rafforzare la sua volont: ma egli solo ne
|
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giudice supremo.
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Egli pu ingannarsi, non ostante gli avvertimenti e i consigli; ma
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il male minore di quel che si farebbe lasciando che gli altri lo
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costringessero a proposito di ci che ritengono suo vantaggio.
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Io non voglio gi dire che i sentimenti della societ verso una
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persona non debbano essere modificati dalle sue qualit o dai suoi
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difetti personali: questo non n possibile n desiderabile. Se una
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persona possiede in un grado eminente le qualit che possono volgere
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al suo vantaggio, alla sua elevazione, soltanto per questo degna
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d'ammirazione: si avvicina tanto pi all'ideale della perfezione
|
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umana: se, all'incontro, queste qualit le mancano grossolanamente,
|
|
si avr per essa il sentimento opposto all'ammirazione. C' un grado
|
|
di sciocchezza e un grado di quella che si potrebbe chiamare (sebbene
|
|
questo sia un punto contestabile) bassezza o depravazione di gusto,
|
|
che, se non danneggia positivamente colui che lo manifesta, lo rende
|
|
per necessariamente e naturalmente oggetto di repulsione ed anche,
|
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in certi casi, di disprezzo. Sarebbe impossibile, a chiunque possieda
|
|
in tutta la loro forza le qualit opposte, di non provare di questi
|
|
sentimenti. Senza nuocere ad alcuno, un uomo pu agire in modo da
|
|
obbligarci a considerarlo o uno sciocco, o un essere inferiore; e
|
|
poich questo modo di giudicarlo non gli farebbe gran piacere, gli
|
|
si rende un servizio avvertendolo anticipatamente di questo come di
|
|
ogni conseguenza sgradevole a cui egli si espone. Sarebbe ottima cosa
|
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davvero che la cortesia attuale permettesse di rendere pi spesso un
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tal servizio, e che una persona potesse, senza passare per incivile
|
|
o presuntuosa, dir francamente al proprio vicino ch'egli in errore.
|
|
Noi abbiamo anche il diritto di agire in var modi, seguendo la nostra
|
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sfavorevole opinione su qualcuno, senza la minima offesa alla sua
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individualit, ma nel semplice esercizio della nostra. Noi non siamo
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|
obbligati, per esempio, a cercare la sua compagnia; noi abbiamo il
|
|
diritto di evitarlo (non per in modo troppo visibile); perch abbiamo
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|
il diritto di scegliere la societ che meglio ne conviene; noi abbiamo
|
|
il diritto, e forse anche il dovere, di metter gli altri sull'avviso
|
|
contro questo individuo, se noi crediamo il suo esempio o la sua
|
|
conversazione dannosa a quelli che egli frequenta; noi possiamo dare
|
|
ad altri la preferenza per le spontanee cortesie, tranne se queste
|
|
potessero tendere a migliorarlo. In questi modi diversi una persona
|
|
pu ricevere dagli altri delle severissime punizioni per difetti
|
|
che riguardano direttamente lei sola: ma essa non subisce queste
|
|
punizioni se non in quanto sono le naturali e, per cos dire, spontanee
|
|
conseguenze degli stessi difetti; non le s'infliggono a bello studio,
|
|
con lo scopo di punirla. Una persona che mostra della precipitazione,
|
|
dell'ostinazione, della boria, che non pu vivere con un patrimonio
|
|
ordinario, che non sa proibirsi delle soddisfazioni dannose, che
|
|
corre al piacere animale, sacrificando ad esso il sentimento e
|
|
l'intelligenza, deve aspettarsi d'essere molto in basso nell'altrui
|
|
estimazione e di possedere una minima parte dell'altrui benevolenza.
|
|
Ma di questo essa non ha diritto di lagnarsi, a meno che non abbia
|
|
meritato il favore degli altri per la speciale eccellenza delle sue
|
|
relazioni sociali e non si sia cos creato un tale diritto alle loro
|
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cortesie, che essi non debbano occuparsi dei demeriti ch'ella ha verso
|
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di s.
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Quello che io sostengo che gl'inconvenienti strettamente connessi
|
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col giudizio sfavorevole degli altri, sono i soli a cui debba essere
|
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sottomessa una persona per quella parte della sua condotta e del suo
|
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carattere che tocca il bene suo proprio, ma non gl'interessi degli
|
|
altri nelle sue relazioni con essa. Ben diversamente vanno invece
|
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trattati gli atti dannosi agli altri. Se voi usurpate i loro diritti,
|
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se voi fate subire loro una perdita o un danno che i vostri propr
|
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diritti non giustificano; se voi, a loro riguardo, mostrate della
|
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falsit o della doppiezza; se voi vi servite contro di essi di vantaggi
|
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sleali o appena poco generosi ed anche se, per egoismo, vi astenete
|
|
dal salvarli da qualche danno... voi meritate, ben a ragione, la
|
|
disapprovazione morale e, in casi gravi, i rimproveri e le punizioni
|
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morali. E non soltanto questi atti, ma anche le disposizioni che vi
|
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conducono sono, per parlar propriamente, immorali, e meritano una
|
|
disapprovazione che pu divenire orrore.
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|
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La crudelt naturale, la malizia e la malvagit, l'invidia la pi
|
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odiosa ed antisociale di tutte le passioni la dissimulazione, la
|
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mancanza di sincerit, l'irascibilit, le bizze senza sufficiente
|
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motivo, la smania di dominare, il desiderio di accaparrarci pi di
|
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quel che ci spetta (la p?e??e??a dei Greci), l'orgoglio che trova una
|
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soddisfazione nell'abbassamento degli altri, l'egoismo che pone s e
|
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i propr interessi al di sopra di ogni altra cosa al mondo e decide
|
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in proprio favore qualunque dubbia questione: ecco altrettanti
|
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viz morali che costituiscono un'indole malvagia e odiosa; essi non
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rassomigliano in questo ai difetti personali prima ricordati, che non
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sono immoralit nel senso proprio della parola, e, per quanto eccedano,
|
|
non costituiscono la malvagit. Questi difetti possono provare la
|
|
sciocchezza o una mancanza di dignit personale o di rispetto di s
|
|
stesso, ma non sono soggetti a biasimo se non quando importano un oblo
|
|
dei nostri doveri verso gli altri, pel bene dei quali l'individuo
|
|
obbligato ad aver cura di s stesso. Ci che si chiama dovere verso
|
|
noi stessi, non costituisce una obbligazione sociale, a meno che le
|
|
circostanze non ne facciano un dovere verso gli altri; la espressione
|
|
_dovere verso s stesso_, quando significa qualcosa di pi che
|
|
prudenza, significa rispetto o sviluppo di s stesso; e nessuno deve,
|
|
in questo argomento, render conto ai suoi simili, perch essi non vi
|
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sono interessati.
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La distinzione tra il discredito a cui una persona giustamente
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si espone, ove gli manchi la prudenza o la dignit personale, e
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|
il rimprovero che le dovuto per aver attentato ai diritti degli
|
|
altri, non puramente nominale: c' una gran differenza e nei nostri
|
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sentimenti e nella nostra condotta verso una persona, a seconda ch'essa
|
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ne spiace nelle cose in cui noi riteniamo di potere a buon diritto
|
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controllarla o nelle cose in cui sappiamo di non avere tale diritto. Se
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essa ci spiace, noi possiamo esprimere la nostra antipatia e tenerci
|
|
lontani da un essere come ci terremmo da una cosa che non ci garba;
|
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ma non ci sentiremo per questo in dovere di renderle dolorosa la vita:
|
|
noi penseremo ch'essa sopporta gi o sopporter ben presto la pena del
|
|
suo errore. Se essa si rovina la vita per un difetto di condotta, noi
|
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non desidereremo, proprio per questo, di rovinargliela anche di pi:
|
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lungi dall'invocare sul suo capo una punizione, noi tenteremo piuttosto
|
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di alleviare l'espiazione che per essa incomincia, mostrandole il
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mezzo d'evitare o di guarire i mali che la sua condotta le sta per
|
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cagionare. Questa persona insomma pu essere per noi oggetto di piet
|
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o anche d'avversione, ma non d'irritazione o di risentimento: noi non
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la tratteremo come un nemico della societ; il pi che ci crederemo
|
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lecito commettere a suo riguardo sar d'abbandonarla a s stessa; se
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pure non interverremo con benevolenza, additandole i mezzi di guarire
|
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i mali ch'essa si attirata con la sua condotta sregolata. Ma tutto
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|
il contrario se questa persona abbia infrante le regole stabilite
|
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per la protezione, individuale o collettiva, dei suoi simili: allora
|
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le conseguenze funeste delle sue azioni ricadono non su di essa, ma
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sugli altri, e la societ come protettrice di tutti i suoi membri deve
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|
reagire sul colpevole, infliggergli un castigo, e un castigo abbastanza
|
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severo, coll'intenzione espressa di punire. In un caso, la persona
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un colpevole chiamato a comparire davanti al nostro tribunale: e noi
|
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siamo incaricati non solo di giudicarlo, ma anche di eseguire, in un
|
|
modo o nell'altro, la sentenza da noi emanata; nell'altro, noi non
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|
dobbiamo occuparci di punirla in modo diverso da quello che ne deriver
|
|
naturalmente se noi, per regolare i nostri propr affari, useremo della
|
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stessa libert che accordiamo a lei per i suoi.
|
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Molte persone rifiuteranno di ammettere la distinzione qui stabilita,
|
|
tra la parte della condotta di un uomo che tocca soltanto lui e la
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|
parte che tocca gli altri. Ci si osserver, forse: come una parte della
|
|
condotta di un membro della societ pu essere indifferente agli altri
|
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membri? Nessuno completamente isolato: impossibile ad un uomo di
|
|
fare qualcosa di seriamente o costantemente dannoso per s, senza che
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|
il male si estenda per lo meno a quelli che gli stanno vicini e spesso
|
|
a molti altri. S'egli mette in pericolo la sua fortuna, nuoce a quelli
|
|
che direttamente o indirettamente ne traevano un sostentamento, e di
|
|
solito diminuisce pi o meno la ricchezza collettiva; s'egli guasta
|
|
le sue qualit fisiche o morali, non fa soltanto danno a tutti quelli
|
|
il cui bene dipendeva da lui, ma si rende incapace di compiere i suoi
|
|
doveri verso il prossimo in generale; diviene forse un grave carico per
|
|
l'altrui benevolenza o per l'affetto altrui, e, se una tale condotta
|
|
fosse pi frequente, poche colpe diminuirebbero di pi la massa
|
|
generale dei beni. In fine, ci si pu dire, se una persona non cagiona
|
|
agli altri un danno diretto coi suoi viz o colle sue folle non di
|
|
meno perniciosa per l'esempio ch'essa d, e dovrebbe esser costretta
|
|
a frenarsi pel bene di quelli che la vista o la conoscenza della sua
|
|
condotta potrebbero corrompere o traviare.
|
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|
|
Ed anche si aggiunger se le conseguenze della mala condotta
|
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fossero circoscritte agl'individui viziosi o poco riflessivi, la
|
|
societ potrebbe abbandonare a s stessi quelli che evidentemente sono
|
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incapaci di guidarsi? Se la societ, come tutti riconoscono, deve
|
|
protezione ai bambini e ai minorenni, non ne deve forse allo stesso
|
|
modo alle persone d'un'et matura che sono egualmente impotenti a
|
|
governarsi da s? Se il giuoco o l'ubbriachezza o l'incontinenza o
|
|
l'ozio o l'oscenit sono ostacoli al bene ed al progresso altrettanto
|
|
gravi che la maggior parte delle azioni dalla legge vietate, perch
|
|
la legge non tenterebbe, fin dove la cosa possibile, di reprimere
|
|
anche questi abusi? E per supplire alle inevitabili imperfezioni
|
|
della legge, l'opinione non dovrebbe essa almeno organizzare una
|
|
forte polizia contro questi viz, e dirigere contro quelli che ne
|
|
sono macchiati tutti i rigori delle penalit sociali? Non si tratta
|
|
qui ci dicono di comprimere la individualit n d'impedire che si
|
|
provi qualche maniera di vivere nuova ed originale; le sole cose che
|
|
si cerca d'impedire sono cose che furono gi provate e, da che mondo
|
|
e mondo, condannate; sono cose che l'esperienza ha dimostrato n utili
|
|
n convenienti all'individualit di alcuno. Occorre un certo lasso di
|
|
tempo ed una certa quantit d'esperienza, perch una verit di morale o
|
|
di prudenza possa esser considerata come stabilita, e tutto quello che
|
|
si desidera d'impedire che le generazioni, l'una dopo l'altra, cadano
|
|
nell'abisso che stato fatale alle loro preceditrici.
|
|
|
|
Io riconosco pienamente che il torto che una persona si fa pu
|
|
seriamente danneggiare i suoi prossimi parenti nei loro interessi e nei
|
|
sentimenti loro, e, in un grado minore, la societ in generale. Quando
|
|
da una tale condotta un uomo trascinato a violare una obbligazione
|
|
precisa ed accertata verso uno o pi altri, il caso cessa di essere
|
|
personale e divien soggetto alla disapprovazione morale nel vero senso
|
|
della parola. Per esempio, se un uomo, colla sua intemperanza o colla
|
|
sua stravaganza, diviene incapace di pagare i suoi debiti, oppure, se,
|
|
gravato della responsabilit di una famiglia, diviene per le stesse
|
|
cagioni incapace di mantenerla e di allevarla, egli giustamente
|
|
disapprovato e pu essere giustamente punito: ma questo non per la sua
|
|
stravaganza, bens per aver mancato a' suoi doveri verso la famiglia o
|
|
verso i creditori. Se il danaro che ad essi doveva essere consacrato
|
|
fosse stato stornato per l'impiego pi prudente, la sua colpevolezza
|
|
morale sarebbe stata la stessa: Giorgio Barnwell uccise suo zio affine
|
|
di aver danaro per l'amante; ma sarebbe stato impiccato ugualmente
|
|
s'egli l'avesse fatto per istabilirsi negli affari.
|
|
|
|
Allo stesso modo, se un uomo, come spesso accade, procura alla famiglia
|
|
dei dispiaceri col darsi a cattive abitudini, si pu rimproverargli ben
|
|
a ragione la sua malvagit o la sua ingratitudine; ma lo si potrebbe
|
|
fare ugualmente se si desse ad abitudini, punto viziose in s, ma
|
|
penose per quelli con cui passa la vita, o il cui benessere dipende da
|
|
lui. Chiunque manca al rispetto generalmente dovuto agl'interessi e
|
|
ai sentimenti degli altri, senza esservi costretto da qualche dovere
|
|
pi imperioso o giustificato da qualche lecita inclinazione, merita
|
|
la disapprovazione morale per questa mancanza, ma non per la causa
|
|
di essa, non per gli errori puramente personali che possono avervelo
|
|
in origine condotto. E del pari, se una persona, per una condotta
|
|
puramente egoistica, si rende incapace di adempire a qualche obbligo
|
|
verso il pubblico, colpevole di offesa sociale. Nessuno dovrebbe
|
|
essere punito unicamente perch ubbriaco, ma un soldato o un poliziotto
|
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debbono esser puniti se ubbriachi quando son di guardia. Insomma,
|
|
dovunque c' per un individuo o pel pubblico un danno preciso, o il
|
|
preciso pericolo di un danno, il caso non appartiene pi al dominio
|
|
della libert e passa a quello della moralit o della legge.
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|
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|
Ma quanto al danno semplicemente eventuale o, per dir cos, imaginabile
|
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che alcuno pu cagionare alla societ senza violare alcun preciso
|
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dovere verso il pubblico e senza evidentemente colpire altri che s
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|
stesso, la societ pu e deve sopportare questo inconveniente, pel bene
|
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superiore della libert umana.
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|
Se si debbono punire degli adulti perch essi non vegliano, come si
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dovrebbe, su loro stessi, io vorrei lo si facesse per loro amore, e non
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sotto il pretesto ch'essi rendonsi incapaci di compiere certi doveri
|
|
verso la societ, quando questa non pretende al diritto di imporli
|
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loro; ma io non posso ammettere che la societ non abbia altro mezzo
|
|
di elevare i suoi membri pi deboli al livello ordinario della condotta
|
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razionale fuor che attendere ch'essi abbiano agito in modo disonorevole
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e punirli allora, legalmente o moralmente. La societ ha avuto tutto
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il potere su di essi durante la prima parte della loro esistenza, ha
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avuto tutto il periodo dell'infanzia e della minore et per tentar
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di renderli capaci di condursi ragionevolmente durante la vita. La
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generazione presente padrona dell'educazione e di tutto il destino
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della futura; in realt essa non la pu rendere perfettamente saggia
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e perfettamente buona, perch queste due qualit bont e saggezza
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mancano in modo deplorevole a lei stessa; e i suoi pi grandi sforzi,
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in molti casi particolari, non sono quelli coronati da esito pi
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felice; ma la generazione presente perfettamente capace insomma
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di rendere la generazione avvenire altrettanto buona ed anche un po'
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migliore di essa.
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Se la societ lascia che un gran numero de' suoi membri cresca in
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uno stato d'infanzia prolungata, incapace di sentir l'influenza di
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considerazioni razionali con cause un po' remote, la colpa delle
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conseguenze ricade sulla societ. Armata non soltanto di tutti i poteri
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della educazione, ma ancora della forza che qualunque opinione accetta
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all'universale esercita sui meno capaci di giudicare con la loro testa,
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ajutata dalle penalit _naturali_ che chiunque si espone al disgusto
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o al disprezzo di quei che lo conoscono non riesce ad evitare, la
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societ non deve pretendere, oltre a tutto questo, il potere di fare o
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d'imporre delle leggi relative agl'interessi personali degl'individui.
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Secondo tutte le regole di giustizia e d'utilit, la valutazione di
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questi interessi dovrebbe spettare a quelli che ne sopporteranno le
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conseguenze. Nulla tende maggiormente a screditare e a rendere inutili
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i buoni mezzi d'influire sulla condotta umana che l'aver ricorso ai
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peggiori; se vi in coloro che si tenta di costringere alla prudenza o
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alla temperanza la stoffa di un carattere vigoroso e indipendente, essi
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senza dubbio alcuno si ribelleranno al giogo. Nessun uomo cosiffatto
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penser che gli altri abbiano il diritto di sorvegliarlo nei suoi
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interessi, come hanno invece quello d'impedirgli di danneggiare i loro;
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e facilmente, da questo, si giunge a considerare come segno di forza e
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di coraggio il far fronte ad un'autorit cos usurpata e l'eseguire con
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ostentazione precisamente il contrario di ci che essa prescrive. Cos
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si videro, al tempo di Carlo II, dei costumi licenziosi succedere come
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una moda all'intolleranza morale nata dal fanatismo puritano. Quanto
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a quello che si dice della necessit di proteggere la societ contro
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il cattivo esempio dato dagli uomini viziosi o leggieri, vero che il
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cattivo esempio, sopratutto quello di nuocere impunemente agli altri,
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pu avere un effetto pernicioso. Ma noi parliamo ora della condotta
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che, mentre non nuoce agli altri, si suppone dannosissima a chi la
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segue; ed io non vedo come, in questo caso, non si trovi l'esempio
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pi salutare che dannoso, perch, se esso mette in mostra la condotta
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cattiva, addita nello stesso tempo le conseguenze penose e degradanti
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che in generale, per mezzo di una censura giustamente applicata,
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finiscono coll'esserne l'espiazione.
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Ma l'argomento pi forte contro l'intervento del pubblico
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nella condotta _personale_ che, quando esso interviene, lo fa
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inconsideratamente. In questioni di moralit sociale o di dovere
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verso gli altri, l'opinione del pubblico (che quanto dire di una
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maggioranza dominante) sebbene spesso falsa, ha qualche probabilit
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d'essere anche pi spesso giusta, perch il pubblico chiamato cos
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a giudicare soltanto dei propr interessi e del modo con cui essi
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sarebbero danneggiati da una certa maniera di comportarsi, se questa
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fosse permessa; ma l'opinione di una tale maggioranza imposta alla
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minoranza come legge su questioni personali ha altrettanta probabilit
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di esser falsa quanto d'esser giusta. Infatti, in tali casi, le parole
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_opinione pubblica_ significano tutt'al pi l'opinione di qualche
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persona su ci che per altre persone buono o cattivo, e spessissimo
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non significano neppur questo, giacch il pubblico con la pi
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perfetta indifferenza trascura il piacere o la convenienza di quelli
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di cui biasima la condotta, e non ha riguardo che alle sue proprie
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inclinazioni. Molti ritengono un'offesa ogni condotta che, mentre
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eccita il loro disgusto, sembra loro un oltraggio ai loro sentimenti:
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come quel bigotto che, accusato di trattare con troppa indifferenza
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i sentimenti religiosi degli altri, rispondeva ch'erano gli altri a
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trattare con indifferenza i suoi, persistendo nelle loro abominevoli
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credenze. Ma non c' alcuna identit fra il sentimento di una persona
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per la sua propria opinione e il sentimento di un'altra che si ritiene
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offesa dal veder professata questa opinione pi di quella che vi sia
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tra il desiderio di un ladro di prendere una borsa, e quello che prova
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il possessore legittimo di conservarla.
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E il gusto di una persona sua stretta propriet appunto come la
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sua opinione o la sua borsa. facile imaginare un pubblico ideale
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che lasci tranquilla la libert e la scelta degl'individui per ogni
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cosa incerta, esigendo soltanto che si astengano da quei modi di
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comportarsi che l'universale esperienza ha condannati: ma dove si
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veduto un pubblico porre tali limiti alla sua censura? Oppure, quando
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mai il pubblico si cura dell'esperienza universale? Il pubblico,
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intervenendo nella _condotta personale_ pensa raramente ad altro fuor
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che all'enormit che vi nel pensare ed agire diversamente da lui; e
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questo criterio, appena mascherato, presentato alla specie umana come
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il precetto della religione e della filosofia, dai nove decimi degli
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scrittori moralisti e speculativi. Essi c'insegnano che le cose sono
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giuste perch sono giuste, perch noi sentiamo che lo sono; ci dicono
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di cercare nel nostro spirito o nel nostro cuore le leggi di condotta
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che ci obbligano e verso noi stessi e verso gli altri. Che cosa pu
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fare il povero pubblico, pi di applicare questi insegnamenti e rendere
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obbligator per tutti i suoi sentimenti personali di bene o di male,
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quando essi sono abbastanza unanimi?
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Il male che qui si addita non esiste soltanto in teoria, e il lettore
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attende forse che io citi i casi particolari in cui il pubblico di
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questo secolo o di questo paese d, a torto, il carattere di legge
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morale ai suoi capricci. Io non iscrivo un saggio sulle attuali
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aberrazioni del senso morale: ed questo un soggetto troppo importante
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per essere discusso tra parentesi e come esempio illustrativo; non di
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meno sono necessar degli esemp per dimostrare che il principio da me
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sostenuto ha una seria importanza pratica e che io non cerco di far
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sorgere ostacoli contro mali imaginar. Non difficile provare con
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esemp numerosi che una delle pi universali tendenze della umanit
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d'estendere i limiti di ci che si pu chiamare la polizia morale fino
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al punto in cui essa invade il campo delle libert pi sicuramente
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legittime dell'individuo.
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Come primo esempio, vedete le antipatie che gli uomini nutrono a
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proposito di un motivo tanto frivolo come la differenza delle pratiche
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e sopratutto delle astinenze religiose. Per citare un caso un po'
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triviale, nulla nella credenza o nel culto dei cristiani attizza di
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pi l'odio dei musulmani contro di loro che il vederli mangiar carne di
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majale; poche azioni sono pi antipatiche ai cristiani ed agli europei
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di quello che questo modo di nutrirsi sia ai maomettani. , prima di
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tutto, un'offesa verso la loro religione; ma questa circostanza non
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ispiega punto il grado o la forma della loro ripugnanza: perch il vino
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pure proibito dalla loro religione, e, sebbene i musulmani trovino
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biasimevole bere del vino, non ne sono affatto disgustati.
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La loro avversione per la carne della _bestia sudicia_ porta
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all'incontro quel carattere particolare, simile ad una istintiva
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antipatia, che l'idea di sporcizia, quando sia penetrata ben addentro
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nei sentimenti, sembra eccitar sempre anche in quelli le cui abitudini
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personali non sono affatto di una propriet scrupolosa. Il sentimento
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dell'impurit religiosa, cos vivo presso gl'Indiani, ne un notevole
|
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esempio.
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Supponete ora che in un popolo in cui la maggioranza musulmana,
|
|
questa maggioranza voglia proibire, in tutto il paese, che si
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mangi carne di majale: non vi in questo nulla di nuovo per paesi
|
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maomettani[9]. Sarebbe un esercitare legittimamente l'autorit morale
|
|
dell'opinione pubblica? No, dite voi: e perch no? Questo costume
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realmente disgustante per un tal pubblico: esso crede sinceramente che
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Dio lo proibisca e lo aborra. Non si potrebbe d'altro canto biasimare
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questo divieto come una persecuzione religiosa: sar religioso
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nell'origine, ma non una persecuzione per causa religiosa, perch
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nessuna religione obbliga a mangiar carne di majale. Il solo motivo
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sostenibile per condannare un tal divieto sarebbe questo: il pubblico
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non ha nulla che vedere nei gusti e negli interessi personali degli
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individui.
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Per parlar di cose a noi pi vicine, la maggioranza degli Spagnuoli
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considera una grossolana empiet e la pi grave offesa verso l'Essere
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Supremo il tributargli un culto che non sia quello dei cattolici
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romani, e sul suolo di Spagna non v' altro culto tollerato. Per tutti
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i popoli del mezzogiorno d'Europa, un clero ammogliato non soltanto
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irreligioso, ma impudico, indecente, rozzo, disgustante. Che cosa
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pensano i protestanti di questi sentimenti perfettamente sinceri e dei
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tentativi fatti per applicarli con ogni rigore a quelli che non sono
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cattolici?
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Tuttavia, se gli uomini possono vicendevolmente turbare la propria
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libert nelle cose che non toccano gli interessi degli altri, per quali
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princip si pu logicamente escluderne questi casi d'intolleranza? O
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|
chi pu biasimare della gente perch vogliono distruggere ci ch'essi
|
|
considerano come uno scandalo innanzi a Dio e innanzi agli uomini? Non
|
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si possono aver ragioni migliori per vietare ci che si ritiene una
|
|
immoralit personale di quelle che, per sopprimere questi costumi,
|
|
abbiano coloro i quali li considerano come emp; e, a meno che noi
|
|
vogliamo adottar la logica dei persecutori e dire che noi possiamo
|
|
perseguitare perch abbiamo ragione, e che essi non devono perseguitare
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noi perch hanno torto, dobbiamo ben guardarci dall'ammettere un
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|
principio, la cui applicazione, se si facesse a nostro carico, ci
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sembrerebbe una s grande ingiustizia.
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Si pu, sebbene a torto, osservare che gli esemp precedenti sono
|
|
tratti da eventualit impossibili nel nostro paese, perch da noi
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|
l'opinione non giunger fino ad imporre apertamente l'astinenza da
|
|
certi cibi o a molestare la gente perch segue questo o quel culto o
|
|
perch essa si ammoglia o no secondo le sue credenze e le sue tendenze:
|
|
ebbene, l'esempio che segue sar tratto da un attentato alla libert di
|
|
cui non punto scomparso il pericolo.
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Dovunque i puritani sono stati in forza sufficiente, come nella Nuova
|
|
Inghilterra e nella Gran Bretagna al tempo della repubblica, hanno
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tentato, e con successo, di sopprimere i divertimenti pubblici e quasi
|
|
tutti i privati, in ispecial modo la musica, la danza, il teatro, i
|
|
giuochi pubblici o qualunque altra riunione a scopo di divertimento.
|
|
Vi ancora nel nostro paese un numero non indifferente di persone,
|
|
le cui idee di religione e di moralit condannano queste ricreazioni;
|
|
ora, poich queste persone appartengono sopratutto alla classe media
|
|
che ha oggi pi influenza di qualunque altra nel nostro paese, non
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|
punto impossibile che i seguaci di queste opinioni possano un d o
|
|
l'altro disporre di una maggioranza in parlamento. Che cosa dir il
|
|
resto della comunit vedendo i divertimenti ad essa permessi regolati
|
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dai sentimenti morali e religiosi dei calvinisti e dei metodisti pi
|
|
severi? Non intimer, e molto risolutamente, a questi uomini cos
|
|
importunamente pii, di occuparsi degli affari loro? precisamente
|
|
quello che si dovrebbe dire a qualunque governo o pubblico avesse
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la pretesa di privare tutti quanti dei piaceri ch'esso condanna.
|
|
Ma, se il principio su cui la pretesa si fonda ammesso, non si pu
|
|
ragionevolmente opporsi a che la maggioranza o qualunque altro potere
|
|
dominante nel paese lo applichi secondo le sue vedute; e ciascuno deve
|
|
tenersi pronto ad adattarsi all'idea di una repubblica cristiana, quale
|
|
la pensavano i coloni primitivi della Nuova Inghilterra, se una setta
|
|
religiosa come la loro rioccupasse mai il terreno perduto, come han
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fatto spesso delle religioni che si credevano in decadenza.
|
|
|
|
Supponiamo ora un'altra eventualit che ha forse probabilit maggiore
|
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di esser mandata ad effetto. Tutti riconoscono nel mondo moderno una
|
|
potente tendenza verso una costituzione democratica della societ,
|
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sia poi essa accompagnata o no da instituzioni politiche popolari.
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|
Si dice che nel paese dove pi prevale questa tendenza, negli Stati
|
|
Uniti, dove si hanno la societ ed il governo pi democratico, il
|
|
sentimento della maggioranza, a cui spiace qualunque modo di vivere
|
|
troppo brillante o troppo dispendioso perch essa possa sperar di
|
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uguagliarlo, fa abbastanza bene l'ufficio di una legge suntuaria; e vi
|
|
sono, dicesi, molte parti dell'Unione, in cui una persona ricchissima
|
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pu difficilmente trovar qualche modo di spendere la sua fortuna senza
|
|
attirarsi la disapprovazione popolare. Sebbene, senza alcun dubbio,
|
|
questo racconto esageri grandemente i fatti esistenti, tuttavia lo
|
|
stato di cose ch'esso descrive non soltanto concepibile e possibile;
|
|
il pi probabile risultato delle idee democratiche alleate a questo
|
|
concetto: che il pubblico ha diritto d'imporre il suo veto sul modo
|
|
con cui gl'individui spendono le loro rendite. Ora noi non abbiamo
|
|
che da supporre una notevole diffusione delle idee socialiste, e
|
|
pu divenire, agli occh della maggioranza, infame il possedere
|
|
qualcosa di pi che una piccolissima propriet o qualcosa di pi che
|
|
un salario guadagnato col lavoro manuale. Simili opinioni (almeno in
|
|
principio) hanno gi fatto grandi progressi nella classe operaja, e
|
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pesano in modo oppressivo sui suoi membri. Dir una cosa molto nota: i
|
|
cattivi opera (che sono in maggioranza in molti rami dell'industria)
|
|
professano fermamente l'opinione ch'essi dovrebbero avere gli stessi
|
|
salar dei buoni opera, e che non si dovrebbe permettere a nessuno,
|
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sotto pretesto di lavorare a cottimo o altrimenti, di guadagnare
|
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pi degli altri, per la sua maggiore abilit o destrezza. Ed essi
|
|
impiegano una polizia morale, che all'occasione diviene una polizia
|
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fisica, per impedire agli abili opera di ricevere e ai padroni di
|
|
dare un compenso pi grande ai serviz migliori. Se il pubblico ha
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|
la minima giurisdizione negli interessi privati, io non vedo qual sia
|
|
la colpa di costoro, n perch il pubblico particolare relativo ad un
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individuo possa meritare biasimo, quando pretende sulla costui condotta
|
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individuale il diritto preteso dal pubblico in generale sugli individui
|
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in generale.
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Ma, per non fermarci alle ipotesi, oggi si invade grossolanamente il
|
|
campo della libert privata. Si minaccia di farlo anche di pi con
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qualche probabilit di successo, e si predicano delle opinioni che
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|
rivendicano nel pubblico il diritto illimitato di proibire colla legge
|
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non soltanto tutto quello che esso trova cattivo, ma anche, per colpire
|
|
pi sicuramente quello ch'egli crede tale, molte cose che riconosce
|
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innocenti.
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Sotto pretesto d'impedire l'intemperanza, si vietato per legge
|
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a tutta una colonia inglese e a quasi una met degli Stati Uniti
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di servirsi delle bevande fermentate altrimenti che come medicine;
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perch, in realt, vietarne la vendita, proibirne l'uso; e del resto
|
|
lo si comprendeva bene cos. E sebbene l'impossibilit di eseguire
|
|
la legge l'abbia fatta abbandonare dalla maggior parte degli Stati
|
|
che l'avevano adottata, compreso quello che le aveva dato il nome,
|
|
tuttavia molti dei nostri dichiarati filantropi hanno tentato e
|
|
tentano di continuo di ottenere una legge simile nel nostro paese.
|
|
L'associazione o _alleanza_, come essa si chiama, che si formata a
|
|
questo scopo, ha avuto della notoriet per la pubblicit data ad una
|
|
corrispondenza tra il suo segretario e un uomo di Stato, appartenente
|
|
al piccolo numero di quelli che in Inghilterra credono che le opinioni
|
|
di un personaggio politico debbano basarsi su princip. La parte che
|
|
lord Stanley ha preso in questa corrispondenza rafforzer le speranze
|
|
che gi aveva concepite su di lui chiunque sa quanto le qualit di
|
|
cui egli, a pi riprese, ha dato pubbliche prove siano rare presso i
|
|
militanti nella politica. L'organo dell'_Alleanza condanna altamente
|
|
qualunque principio che possa servire a giustificare il fanatismo e
|
|
la persecuzione_ e si prova a dimostrarci _la barriera assolutamente
|
|
insuperabile_ che divide questi princip da quelli dell'associazione.
|
|
_Tutte le materie relative al pensiero, all'opinione, alla coscienza,
|
|
mi sembrano dice al di fuori del dominio legislativo. Le cose
|
|
soltanto che appartengono alla condotta sociale, ai costumi, alle
|
|
relazioni mi sembrano soggette ad un poter discrezionale posto nella
|
|
legge e non nell'individuo._
|
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|
Qui non si fa alcuna menzione d'una terza classe di atti diversa dalle
|
|
due ricordate: le azioni e le abitudini non sociali ma individuali,
|
|
quantunque a questa classe appartenga senza dubbio il bere liquori
|
|
fermentati. Ma mi si dir che vendere bevande fermentate commerciare,
|
|
e che commerciare un atto sociale.
|
|
|
|
Ancora, noi ci lagniamo d'una limitazione illecita delle libert non
|
|
del venditore, ma del compratore e del consumatore, perch lo Stato
|
|
potrebbe allo stesso modo proibirgli di bere del vino che rendergli
|
|
impossibile di procurarselo. Tuttavia il segretario continua: _Io
|
|
esigo come cittadino il diritto di fare una legge dovunque l'atto
|
|
sociale d'un altro invade il campo dei miei diritti sociali._ Ed ecco
|
|
la descrizione di questi _diritti sociali_: _Se qualcosa vi che
|
|
invada questo campo, , senza dubbio alcuno, il commercio dei liquori
|
|
spiritosi. Esso distrugge il mio fondamental diritto di sicurezza,
|
|
creando e stimolando continuamente disordini; viola il mio diritto
|
|
d'eguaglianza, con lo stabilire dei profitti che creano una miseria per
|
|
sollevar la quale si fa contribuire anche me; annulla il mio diritto ad
|
|
un libero sviluppo intellettuale e morale, circondandomi di pericoli
|
|
e indebolendo e rendendo immorale la societ, da cui ho diritto di
|
|
esigere ajuto e soccorso_. Tale sistema dei diritti sociali, che
|
|
giammai senza dubbio era stato cos nettamente formulato, si riduce,
|
|
in sostanza, a questo: diritto sociale assoluto per ciascun individuo
|
|
di esigere che tutti gli altri agiscano in ogni cosa precisamente come
|
|
dovrebbero: chiunque manca menomamente al suo dovere, viola il mio
|
|
diritto sociale e mi d ragione di chiedere alla legge un rimedio a
|
|
questo male. Un principio cos mostruoso infinitamente pi pericoloso
|
|
che qualunque isolata usurpazione a danno della libert; non v'
|
|
violazione di questa che con esso non si possa giustificare. Esso
|
|
non riconosce nessun diritto a nessuna libert salvo forse quella di
|
|
professare in segreto delle opinioni senza palesarle mai; perch dal
|
|
momento che alcuno emette una opinione che io considero dannosa, viola
|
|
i _diritti sociali_ dall'_Alleanza_ riconosciutimi. Questa dottrina
|
|
accorda a tutti gli uomini vicendevolmente un interesse determinato
|
|
nella loro perfezione morale, intellettuale e persino fisica, che
|
|
ciascun d'essi deve definire secondo il proprio criterio.
|
|
|
|
Un altro esempio notevole di violazione della giusta libert
|
|
dell'individuo, che non una semplice minaccia, ma una pratica
|
|
dominante ed antica, la legislazione del riposo festivo. Senza dubbio
|
|
alcuno, astenersi dalle occupazioni ordinarie un giorno la settimana,
|
|
per quanto lo concedono le esigenze della vita, un'abitudine
|
|
altamente salutare, sebbene non sia un dovere religioso che per gli
|
|
Ebrei. E poich questo costume non pu essere osservato senza il
|
|
consenso generale delle classi operaje, e qualcuno lavorando potrebbe
|
|
imporre agli altri la necessit di fare lo stesso, forse ammissibile
|
|
e giusto che la legge garantisca a ciascuno l'osservanza generale
|
|
dell'abitudine sospendendo in un dato giorno le principali operazioni
|
|
dell'industria. Ma questa giustificazione, fondata sul diretto
|
|
interesse che hanno gli altri o che ciascuno segua tale costume, non si
|
|
applica alle occupazioni che una persona si sceglie da s e a cui crede
|
|
conveniente dedicare le sue ore d'ozio; aggiungo che non si applica
|
|
menomamente di pi alle restrizioni legali imposte ai divertimenti.
|
|
vero che il divertimento di qualcuno pu essere, nel giorno di
|
|
festa, il lavoro di qualche altro; ma il piacere, per non dire l'utile
|
|
ricreazione d'un gran numero, val bene il lavoro di qualcuno, purch
|
|
l'occupazione sia scelta liberamente e possa essere liberamente
|
|
abbandonata. Gli opera hanno perfettamente ragione di pensare che se
|
|
tutti lavorassero la domenica, si darebbe il lavoro di sette giorni
|
|
pel salario di sei: ma dal momento che la gran massa delle operazioni
|
|
sospesa, quel piccolo numero di persone che deve continuare il
|
|
lavoro pel piacere degli altri, ottiene un proporzionale accrescimento
|
|
di salario e nessuno obbligato a continuare nelle sue occupazioni
|
|
se preferisce il riposo al guadagno. Chi voglia cercare un altro
|
|
rimedio, lo potr trovare nello stabilire un giorno di vacanza durante
|
|
la settimana per queste classi speciali di persone. Per giustificare
|
|
adunque le restrizioni poste ai divertimenti della domenica, bisogna
|
|
confessare che essi sono riprovevoli dal punto di vista religioso un
|
|
motivo di legislazione contro di cui non si protester mai abbastanza.
|
|
_Deorum injuriae Diis curae_. Resta a stabilire che la societ,
|
|
o qualcuno dei suoi funzionar, abbia ricevuto di lass l'incarico
|
|
di vendicare qualunque supposta offesa alla potenza suprema, che
|
|
non sia anche un torto fatto ai nostri simili. L'idea che dovere
|
|
dell'uomo rendere religioso il suo prossimo fu la causa di tutte
|
|
le persecuzioni religiose che mai siano state ordinate; e, se fosse
|
|
ammessa, le giustificherebbe pienamente. Quantunque nel sentimento che
|
|
si rivela coi tentativi spesso ripetuti d'impedire alle ferrovie di
|
|
far servizio, ai musei d'essere aperti la domenica, ecc., non vi sia
|
|
la crudelt degli antichi persecutori; tuttavia v' l'indizio di uno
|
|
stato di spirito assolutamente identico a quello. la decisione di non
|
|
tollerare negli altri quello che la loro religione permette, ma che la
|
|
religione del persecutore vieta; la persuasione che Dio non soltanto
|
|
detesta l'atto del miscredente, ma non avr per innocenti neppur noi,
|
|
se permettiamo che si commetta.
|
|
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Io non posso astenermi dall'aggiungere a queste prove del poco conto
|
|
in cui generalmente tenuta la libert umana, il linguaggio di franca
|
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persecuzione che la stampa del nostro paese si lascia sfuggire tutte
|
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le volte che deve rivolger la sua attenzione sul notevole fenomeno
|
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del mormonismo. Si potrebbe parlare a lungo assai su questo fatto
|
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inatteso e pieno d'insegnamenti che una pretesa rivelazione e una
|
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religione la quale su questa base riposa (ci quanto dire il frutto
|
|
di una evidente impostura, che non neppur sostenuta dal fascino
|
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di alcuna qualit straordinaria nel suo fondatore) oggetto di fede
|
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per moltitudini ed stato il fondamento di una societ, nel secolo
|
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dei giornali, delle ferrovie e dei telegrafi. Quello che ci riguarda
|
|
si che questa religione, come molte altre e migliori, ha i suoi
|
|
martiri; che il suo profeta e fondatore fu mandato a morte in una
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sommossa a causa della sua dottrina, e che molti fra i suoi seguaci
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perdettero allo stesso modo la vita; che la loro setta fu espulsa
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dal paese ov'era nata e che ora, mentre essa stata cacciata in un
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solitario rifugio, in mezzo ad un deserto, molti inglesi dichiarano
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apertamente che sarebbe bene (solamente non sarebbe comodo) fare una
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spedizione contro i Mormoni ed obbligarli colla forza ad accettare
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opinioni diverse. La poligamia adottata dai Mormoni la cagion
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principale di questa antipatia contro le loro dottrine, con cui si
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violano cos le leggi della tolleranza religiosa; la poligamia, sebbene
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permessa ai Maomettani, agl'Indiani, ai Chinesi, sembra eccitare una
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implacabile animosit quando praticata da gente che parla inglese e
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che dice di essere una specie di cristiani. Nessuno pu disapprovare
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pi energicamente di me questa istituzione dei Mormoni: ci per
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molte ragioni, e fra le altre perch, lungi dall'essere basata sul
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principio di libert, essa ne una diretta violazione poich non fa
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che rafforzare le catene di una parte delle collettivit ed esimere
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l'altra da ogni reciprocit di obblighi. Tuttavia, conviene ricordare
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che questa relazione tanto volontaria da parte delle donne che ce ne
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sembrano le vittime, quanto qualunque altra forma dell'instituzione
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del matrimonio; e del resto, per quanto la cosa possa sembrare
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sorprendente, essa ha la sua spiegazione nelle idee e nelle abitudini
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generali del mondo: si insegna alle donne a considerare il matrimonio
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come l'unica cosa necessaria: ed ben naturale cos che molte di
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esse preferiscano sposare un uomo che ha parecchie altre mogli, a non
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maritarsi del tutto. Non si domanda ad altri paesi di riconoscere tali
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unioni o di permettere che una parte dei loro cittadini abbandoni la
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legge nazionale per seguir la dottrina dei Mormoni; ma quando dei
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dissidenti hanno concesso ai sentimenti ostili dei loro avversar
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assai pi di quello che si potesse, in istretta giustizia, esigere,
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quando essi hanno abbandonato i paesi che non potevano tollerare le
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loro dottrine e si sono stabiliti in un remoto angolo della terra, che
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sono stati i primi a rendere abitabile, difficile scorgere secondo
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quali princip (salvo quelli della tirannia) si possa impedir loro di
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viverci come loro garba, purch essi non commettano aggressioni contro
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altri paesi, e lascino ai malcontenti la piena libert di andarsene.
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Uno scrittore moderno di merito, per qualche rispetto notevole, propone
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(usiamo le sue parole) una spedizione non di crociati, ma di pionieri
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della civilt contro questa comunit politica, per metter fine a ci
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che a lui sembra un passo addietro nel cammino del progresso. Io penso
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la stessa cosa ma non credo che alcuna comunit abbia diritto di
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forzare un'altra ad essere civile. Dal momento che le vittime di una
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legge cattiva non invocano i soccorsi di altre comunit, io non posso
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ammettere che persone completamente estranee abbiano il diritto di
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esigere la cessazione di uno stato di cose che pare soddisfaccia tutte
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le parti interessate, soltanto perch si tratta di uno scandalo per
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gente lontana qualche migliajo di miglia, e perfettamente al di fuori
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della questione. Spedite loro, se vi pare cosa buona, dei missionari,
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che predichino sull'argomento, ed impiegate tutti i mezzi leali (fra
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cui non quello d'imporre silenzio ai novatori) per impedire nel
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vostro paese il progresso di tali dottrine. Se la civilt ha prevalso
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sulla barbarie, quando la barbarie dominava il mondo incontrastata,
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eccessivo temere che la barbarie, sconfitta una volta, possa rivivere
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e riprendere il predominio sulla civilt. Una civilt che potrebbe
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soccombere cos davanti al suo nemico gi sbaragliato, deve essere
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talmente degenerata che n i suoi sacerdoti n i suoi institutori
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ufficiali n alcun altro abbiano la capacit o si vogliano dar
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l'incomodo di difenderla. Se cos , quanto pi da questa civilt si
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sar lontani, tanto meglio: essa non pu se non proseguire di male in
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peggio, finch sia distrutta e rigenerata (come l'impero d'Occidente)
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da pi energici barbari.
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FINE DEL CAPITOLO QUARTO
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CAPITOLO QUINTO.
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APPLICAZIONI.
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I principi in questo lavoro sostenuti devono essere ammessi in
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generale, come fondamento di una discussione particolareggiata, prima
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di poterli applicare, con qualche speranza di buon esito, ai var rami
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della politica e della morale. Le poche osservazioni che mi propongo
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di fare su questioni speciali sono destinate a rischiarare i princip
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piuttosto che a trarne le conseguenze; io non offro tanto delle
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applicazioni; quanto degli esemp di applicazioni, i quali possono
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servire a gettar maggior luce sul senso e sui limiti delle due massime
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che sono la base di questo saggio: inoltre, queste applicazioni possono
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giovare all'equit del giudizio quando non si sappia bene quale delle
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due massime convenga applicare.
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Ecco, intanto, i princip: 1. l'individuo non responsabile verso
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la societ delle sue azioni, finch queste non riguardano se non i
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suoi personali interessi: i consigli, l'istruzione, la persuasione,
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l'isolamento anche, se gli altri credono necessario pel loro bene
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di ricorrere a quest'ultimo mezzo: ecco le sole maniere con cui
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la societ pu legittimamente dimostrare il suo disgusto o la sua
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disapprovazione della condotta dell'individuo: 2. delle azioni
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ritenute dannose agli interessi altrui, l'individuo responsabile e
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pu esser sottomesso alle punizioni sociali e legali, se la societ
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giudica le une o le altre necessarie alla propria protezione.
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Anzitutto non affatto da credere che un danno o il pericolo di
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un danno fatto agli altrui interessi possa sempre giustificare
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l'intervento della societ: questo vero solo in certi casi. In un
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gran numero di casi, un individuo, nel proseguire un legittimo fine
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cagiona necessariamente, e di conseguenza legittimamente, un danno o un
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dispiacere ad altri individui, o intercetta un bene che essi potevano
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ragionevolmente sperare. Tali opposizioni d'interessi tra gli individui
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derivano spesso da cattive instituzioni, ma sono inevitabili finch
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queste instituzioni durano; qualcuna anche sarebbe inevitabile sotto
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qualunque forma d'instituzioni. Chiunque riesca in una professione
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che molti occupano o in un concorso; chiunque sia preferito ad un
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altro in qualunque lotta per uno scopo che due persone desideravano di
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raggiungere, trae profitto dalla perdita degli altri, dai loro sforzi
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riusciti vani e dal loro dispiacere. Ma una cosa che tutti ammettono:
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meglio, nell'interesse generale dell'umanit, che gli uomini
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continuino i loro sforzi senza esserne distolti da questo genere di
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conseguenze. In altri termini, la societ non riconosce ai competitori
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disgraziati alcun diritto morale o legale ad essere esenti da questa
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specie di dolore; essa non si sente chiamata ad intervenire se non
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quando i mezzi impiegati per raggiungere lo scopo sono di quelli che
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l'interesse generale non pu permettere; la frode o il tradimento, e la
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violenza.
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Commerciare ripetiamolo ancora un atto sociale. Chiunque si mette
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a vendere una merce qualunque fa una cosa che tocca gl'interessi altrui
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e la societ in generale; dunque la sua condotta , per principio,
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sotto la giurisdizione della societ: di conseguenza, si considerava
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in altri tempi come dovere del governo fissare il prezzo e regolare il
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modo di fabbricazione delle manifatture. Ma ora si riconosce, sebbene
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soltanto dopo una lunga lotta, che il buon prezzo e la buona qualit
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delle merci si garantiscono pi efficacemente lasciando produttori e
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venditori perfettamente liberi, senz'altro freno che l'uguale libert
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pei compratori di provvedersi altrove. Tale la dottrina detta del
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libero scambio, la quale riposa su basi non meno solide, ma diverse
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da quelle del principio di libert individuale proclamato in questo
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saggio. Le restrizioni poste al commercio o alla produzione per
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ragioni di commercio sono in realt coazioni; e qualunque coazione, in
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quanto coazione, un male: ma esse toccano soltanto quella parte
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della condotta umana che la societ ha diritto di sorvegliare e non
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hanno altro torto tranne quello di non produrre i risultati che se
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ne attendevano. Dappoich il principio della libert individuale non
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uno dei fondamenti della dottrina del libero scambio, non lo di
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pi nella maggior parte delle questioni che si elevano a proposito
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dei limiti di questa dottrina: per esempio, quando si tratta di
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sapere quanto di pubblica sorveglianza sia ammissibile per impedire
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la frode con falsificazione, o fino a qual punto si debbano imporre
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ai padroni delle precauzioni igieniche o dei mezzi di protezione per
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gli operai impiegati ad occupazioni pericolose. Tali questioni non
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comprendono considerazioni di libert se non in un senso: che, _cteris
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paribus_, sempre preferibile abbandonare gli uomini a s stessi
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piuttosto di sorvegliarli: ma, come principio, non contestabile
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ch'essi legittimamente possano essere per simili fini sorvegliati.
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D'altra parte vi sono delle questioni relative all'intervento pubblico
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nel commercio, che sono essenzialmente questioni di libert: tali,
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la _legge di Maine_[10], a cui si gi alluso, la proibizione
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dell'importazione dell'oppio in China, la restrizione imposta alla
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|
vendita dei veleni, e in generale tutti i casi in cui lo scopo
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dell'intervento di rendere difficile o impossibile la vendita di
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certe merci. Questo intervento biasimevole come una violazione, non
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|
gi della libert del produttore o del venditore, ma di quella del
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compratore.
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Uno di questi esemp, la vendita dei veleni, apre una questione nuova,
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quella dei limiti convenienti di ci che si pu chiamare funzione di
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polizia; trattasi di sapere fino a qual punto si possa legittimamente
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limitare la libert, per impedire delitti o disgrazie. Il prendere
|
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delle precauzioni contro il delitto prima che sia commesso, cos come
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lo scoprirlo e il punirlo una volta commesso, una delle funzioni che
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nessuno nega al governo: tuttavia si pu assai pi facilmente abusare,
|
|
a danno della libert, della funzione preventiva che della repressiva:
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perch vi appena una parte della libert legittima di azione di un
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essere umano che non possa con ragione essere imaginata come tale da
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facilitare un qualunque delitto. Non di meno, se una autorit pubblica
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o anche un semplice privato vedono una persona che evidentemente
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si prepara a commettere un delitto, essi non sono obbligati a
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restare spettatori inerti finch il delitto sia commesso, ma possono
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intervenire e prevenirlo.
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Se non si comprassero dei veleni, oppure se non se ne facesse uso mai
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tranne che per avvelenare, sarebbe giusto di proibirne la fabbricazione
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e la vendita: invece si pu averne bisogno per iscopi non solo
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innocenti, ma utili, e la legge non pu imporre delle restrizioni in
|
|
un caso senza che l'altro ne risenta. Inoltre, officio dell'autorit
|
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prevenire delle disgrazie. Se un pubblico funzionario o non importa
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chi altro vedesse una persona la quale sta per attraversare un ponte
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che si sa non essere sicuro, e non avesse il tempo di avvertirla del
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pericolo ch'essa affronta, potr bene afferrarla e farla indietreggiare
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a viva forza, senza violazione alcuna della sua libert: la quale
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infatti consiste nel fare ci che si desidera; e questa persona non
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desidera di cadere nell'acqua. Non di meno, quando non c' la certezza,
|
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ma solamente la possibilit di un pericolo, la persona stessa pu sola
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giudicare del valore del motivo che la spinge a correr tale rischio; e
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in questo caso, di conseguenza (a meno che non si tratti di un ragazzo,
|
|
o che la persona non sia in delirio o in uno stato di eccitazione o
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di distrazione incompatibile coll'uso completo delle sue facolt) si
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dovrebbe, a mio vedere, limitarsi ad avvertirlo del pericolo e non
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impedirgli colla forza di esporvisi. Tali considerazioni, applicate ad
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una questione come quella della vendita dei veleni, possono ajutarci
|
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a decidere quali fra i diversi modi possibili di _regolamentazione_
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siano o non siano contrar al principio: per esempio, si pu imporre
|
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senza violazione di libert una precauzione come quella di porre al
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veleno un'etichetta che ne faccia conoscere le qualit pericolose;
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non in fatti possibile che il compratore desideri ignorare le
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propriet venefiche della cosa da lui comprata: ma l'esigere sempre
|
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un certificato medico renderebbe talvolta impossibile, sempre poi
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dispendioso di ottenere l'oggetto per usi legittimi.
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A mio avviso, il solo modo con cui gli avvelenamenti si possano
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rendere difficili (senza violare la libert di quelli che hanno
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bisogno di sostanze venefiche per un altro fine) consiste in quello
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che Bentham chiama, nel suo linguaggio cos proprio, una testimonianza
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_preappointed_ (prestabilita). Nulla altrettanto comune nei
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contratti. giusta consuetudine, quando si fa un contratto, che la
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legge, la quale ne imporr l'adempimento, vi ponga come condizione
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l'osservanza di certe formalit, come le firme, l'attestazione
|
|
dei testimoni e vai dicendo: affinch, in caso di contestazioni
|
|
susseguenti, si possa avere la prova che il contratto stato
|
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realmente concluso, e in circostanze che non lo rendevano per nessuna
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ragione legalmente nullo. Effetto di queste precauzioni rendere
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difficilissimi i contratti fittiz o i contratti fatti a condizioni
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che, se fossero conosciute, ne distruggerebbero la validit. Si
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potrebbero imporre simili precauzioni per la vendita degli articoli che
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si prestano a diventare strumenti del delitto: per esempio si potrebbe
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esigere dal venditore che esso iscrivesse su di un registro la data
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esatta della vendita, il nome e l'indirizzo del compratore, la qualit
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e la quantit precise vendute, la risposta ricevuta quando ebbe chiesto
|
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al compratore che cosa volesse farne. Quando non vi sono ricette di
|
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medico, si potrebbe esigere la presenza di un terzo, per identificare
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il compratore, se pi tardi si avesse qualche ragion di credere che
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l'oggetto fosse stato usato a scopo delittuoso. Tali regolamenti non
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sarebbero in generale un materiale impedimento ad ottenere l'oggetto
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desiderato, ma bens un impedimento punto trascurabile a farne un uso
|
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illecito ed impunito.
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Il diritto che la societ possiede di opporre ai delitti delle
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precauzioni anteriori, suggerisce delle restrizioni evidenti alla
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massima che i danni puramente personali non sono materia di prevenzione
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o di repressione. L'ubbriachezza, per esempio, nei casi ordinar,
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non una ragion conveniente d'intervento legislativo; ma io troverei
|
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perfettamente legittimo che un uomo convinto d'aver commesso qualche
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violenza contro altri sotto l'influenza dell'ubbriachezza, fosse
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sottoposto a disposizioni speciali; che, se in seguito lo si trovasse
|
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ubbriaco, fosse soggetto ad una penalit; e che, se in questo stato
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egli commettesse un'altro fallo, la punizione di questo fallo nuovo
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fosse pi severa. Una persona che si ubbriaca quando l'ebrezza la
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spinge a nuocere agli altri, commette verso di questi un delitto. Allo
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stesso modo l'oziosit, tranne che in persone pagate dal pubblico,
|
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oppure quando questo vizio costituisce la violazione di un patto, non
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pu senza tirannia divenire oggetto di punizioni legali: ma se per
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oziosit o per qualche altra causa facile ad evitarsi un uomo manca ad
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uno dei suoi doveri legali verso gli altri, come quello di mantenere
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i suoi bambini, non vi tirannia a costringerlo ad adempire questo
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dovere con un lavoro obbligatorio, ove non si trovi altro mezzo.
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Inoltre, vi sono molti atti che, essendo direttamente dannosi soltanto
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a chi li commette, non dovrebbero essere legalmente proibiti, ma
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che, commessi in pubblico, divengono una violazione delle sociali
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convenienze e, passando cos nella categoria delle offese verso
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gli altri, possono in tutta giustizia essere vietati. Tali sono gli
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oltraggi alla decenza, su cui non necessario di dilungarsi, tanto pi
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che essi hanno col nostro soggetto un rapporto puramente indiretto,
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dappoich la pubblicit non un'aggravante minore nel caso di molte
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azioni punto biasimevoli in s stesse n tenute per tali.
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V' un'altra domanda a cui bisogna trovare una risposta che si
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accordi coi princip qui posti. Vi sono dei casi di condotta personale
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tenuti per biasimevoli, ma che il rispetto della libert impedisce
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di prevenire o di punire perch il male che ne deriva direttamente
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ricade tutto quanto sull'agente. Si deve lasciare ad altre persone la
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libert di consigliare o di costringere a fare ci che fa liberamente
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l'agente? La questione non scevra di difficolt. Il caso di una
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persona che ne sollecita un'altra a compiere un atto, non , a rigor di
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termini, un caso di condotta personale; dare dei consigli od offrire
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delle tentazioni a qualcuno, un atto sociale e pu di conseguenza,
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come in generale qualunque azione che riguardi gli altri, essere
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considerato come sottoposto alla sorveglianza sociale. Ma un po' di
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riflessione corregge la impressione prima dimostrando che se il caso
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non strettamente compreso nei confini della libert individuale, non
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di meno gli si possono applicar le ragioni su cui si fonda il principio
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di questa libert. Se si deve permettere agli individui, in ci che
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tocca loro stessi soltanto, di fare ci che meglio piace ad essi, a
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loro rischio e pericolo, eglino devono esser liberi di consultarsi l'un
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l'altro su ci che convenga fare, di scambiarsi i pareri, di dare e di
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ricevere dei suggerimenti: si deve poter consigliare tutto ci che
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permesso di fare. La questione non dubbia se non quando l'istigatore
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tragga un profitto personale dal suo consiglio, quando, per vivere o
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per arricchirsi, abbia per costume di incoraggiare a ci che la Societ
|
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e lo Stato considerano come un male. In realt allora un nuovo elemento
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di complicazione s'introduce: cio la esistenza di una classe di
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persone il cui interesse opposto a quello che si considera pubblico
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bene e la cui maniera di vivere basata sul partito preso di porre a
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questo bene ostacolo. questo il caso d'intervenire? Cos la corruzion
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dei costumi e il giuoco debbono essere tollerati, ma una persona deve
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esser libera di esercitare un mestiere come quello d'incoraggiare una
|
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tal corruzione o di tenere una casa di giuoco? Il caso uno di quelli
|
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che si trovano sul limite estremo dei due princip: e non si scorge, a
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|
prima vista, a quale esso appartenga effettivamente: vi sono argomenti
|
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pro e contro.
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Si pu dire in favore della tolleranza che il solo fatto di
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scegliere una cosa come proprio mestiere e di vivere o di arricchirsi
|
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esercitandolo non pu rendere delittuoso ci che altrimenti sarebbe
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ammissibile; che l'atto deve essere o sempre permesso o sempre vietato;
|
|
che, se i princip da noi sin qui sostenuti sono giusti, la societ,
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come tale, non deve occuparsi di dichiarar malvagio qualcosa che
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riguardi l'individuo soltanto: essa non pu giungere pi in l della
|
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dissuasione, e una persona deve essere altrettanto libera di persuadere
|
|
quanto un'altra di dissuadere.
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Si pu dire in favore dell'opinione opposta che, sebbene lo Stato
|
|
non abbia il diritto di decidere, in via d'autorit e col disegno
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|
d'impedire o di punire, se sia buona o cattiva la tale o la tal altra
|
|
condotta puramente personale, vi tuttavia ragione di credere che la
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|
questione sia per lo meno dubbia. Dato questo, si aggiunge, lo Stato
|
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non pu far male tentando di distruggere l'influenza d'instigatori
|
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che non agiscono in modo disinteressato ed imparziale, che hanno un
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|
interesse immediato da una parte (la parte cattiva, secondo l'opinione
|
|
dello Stato) e che, secondo la loro stessa confessione, spingono verso
|
|
questo lato per fini tutt'affatto personali. Inoltre, senza dubbio
|
|
alcuno, non ci si perde nulla, nessun bene si sacrifica, procurando
|
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che gli uomini facciano la loro scelta, saggiamente o scioccamente, ma
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da loro stessi, senza essere sedotti n spinti da persone che vi hanno
|
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un interesse. Cos, ci si pu dire, quantunque le leggi sui giuochi
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|
illeciti siano insostenibili in teoria, quantunque tutti debbano esser
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liberi di giocare in casa propria, o in casa d'altri, o in qualche
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luogo di riunione fondato per sottoscrizioni ed aperto solamente ai
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membri ed a chi vuol far loro una visita, non di meno non bisogna
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permettere le case pubbliche di giuoco. vero che la difesa non mai
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efficace, per grandi che siano i poteri di cui si armi la polizia,
|
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e che le case di giuoco possono sempre essere aperte sotto altri
|
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pretesti; ma esse sono obbligate a condurre le loro operazioni sotto
|
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un certo velo di segreto e di mistero, in modo che nessuno ne sappia
|
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nulla, tranne quelli che ricercano queste case: la societ non deve
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chiedere nulla di pi.
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Questi argomenti hanno una forza considerevole; io per altro non oserei
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decidere s'essi bastino a giustificare l'anomala morale che vi nel
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punire l'_accessorio_ quando il _principale_ e deve essere libero,
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nel mettere in prigione, per esempio, chi tiene la casa di giuoco e non
|
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il giuocatore stesso.
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Ancora meno si dovrebbe, per simili ragioni, intervenire nelle
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operazioni comuni di compravendita. Quasi tutto ci che si compera
|
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e che si vende si pu prestare ad eccessi, e i venditori hanno un
|
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interesse pecuniario ad incoraggiarli: ma da questo non si pu dedurre
|
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un argomento in favore, per esempio, della _legge di Maine_, perch i
|
|
negozianti di bevande spiritose, sebbene interessati all'abuso, sono
|
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indispensabili a cagione dell'uso legittimo di tali bevande. Tuttavia
|
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l'interesse che questi commercianti hanno a favorire l'intemperanza
|
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un male reale, e giustifica lo Stato quando impone delle restrizioni
|
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ed esige delle garanzie, che, senza questo motivo, sarebbero violazione
|
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della libert legittima.
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Sorge ancora una questione: ed di sapere se lo Stato, mentre
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tollera una condotta ch'esso crede contraria ai pi preziosi interessi
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dell'agente, non debba ci non di meno sconsigliarla indirettamente;
|
|
se, per esempio, per rendere l'ubbriachezza pi costosa o pi rara,
|
|
egli non debba studiare il modo di limitare il numero dei luoghi di
|
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vendita. In questa, come nella maggior parte delle questioni pratiche,
|
|
bisogna fare una quantit di distinzioni. Colpire d'imposta le bevande
|
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alcooliche, allo scopo di renderle pi difficili ad ottenersi, un
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|
provvedimento che differisce ben poco dalla loro completa proibizione e
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non giustificabile se la proibizione stessa non lo sia; ogni aumento
|
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di prezzo una proibizione per quelli che non possono giungere al
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prezzo nuovo, e, quanto a quelli che possono, essi subiscono per una
|
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penalit per la soddisfazione di questo loro gusto.
|
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La scelta dei loro piaceri e del modo di spendere il loro danaro,
|
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dopo ch'essi hanno adempiuto le loro obbligazioni legali e morali
|
|
verso lo Stato e gli individui, non riguarda che loro stessi e non
|
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deve dipendere che dal loro giudizio. A prima vista pu sembrare che
|
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queste considerazioni condannino la scelta delle bevande spiritose come
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soggetto speciale d'imposta a scopi fiscali. Ma bisogna ricordarsi che
|
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l'imposta a questo scopo assolutamente inevitabile, che in molti
|
|
paesi essa deve essere in gran parte indiretta, che per conseguenza
|
|
lo Stato non pu fare altro che imporre tasse su certi generi di
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consumazione, in un modo che per qualche persona pu giungere fino alla
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proibizione. dunque dovere dello Stato di esaminare, prima di mettere
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delle tasse, di quali derrate i consumatori possano pi facilmente fare
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a meno, e _a fortiori_ di scegliere quelle che, a suo parere, possono
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essere dannose se l'uso non ne moderatissimo. Per questo non
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soltanto ammissibile, ma lodevole il mettere sulle bevande spiritose
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l'imposta pi elevata, dato che lo Stato abbia bisogno di tutto il
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gettito di tale imposta.
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La questione di sapere se convenga fare della vendita di queste
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derrate un privilegio pi o meno esclusivo, deve essere diversamente
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risoluta secondo i motivi a cui si vuole subordinata la restrizione.
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Occorre la sorveglianza d'una polizia in tutte le pubbliche vendite, e
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specialmente in quei luoghi dove si macchinano volentieri delle offese
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contro la societ. Dunque, conveniente non accordare il permesso di
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vendere queste derrate (per lo meno quelle da consumarsi sul luogo)
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se non a persone la cui rispettabilit di condotta sia conosciuta
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e garantita; si deve, oltre a ci, regolare le ore di apertura e di
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chiusura come la sorveglianza pubblica esige, e ritirare il permesso
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quando si commettano a pi riprese delle violazioni della pubblica
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pace, grazie alla connivenza o all'inettitudine di colui che tiene la
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casa, o quando questa casa divenga il ritrovo di gente che si ribella
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alla legge. Io non trovo nessun'altra restrizione giustificabile
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come principio. Per esempio, la limitazione del numero delle bettole
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per renderne l'accesso pi difficile e diminuir le tentazioni, non
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soltanto espone tutti quanti ad una seccatura, solo perch qualcuno
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abuserebbe della facilit, ma ancora non conviene se non ad uno stato
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della societ in cui le classi lavoratrici siano apertamente trattate
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come si tratterebbero dei ragazzi o dei selvaggi, e poste sotto una
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educazione disciplinata, fatta per preparare la loro futura ammissione
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ai privilegi della libert. Questo non il principio secondo cui le
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classi operaje sono governate in qualunque libero paese, e chiunque
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stima al suo giusto valore la libert non consentir mai che esse
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siano governate a quel modo, a meno che per adattarli alla libert e
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governarli come uomini liberi, non si sia fatto, invano, ogni tentativo
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e non si abbia avuto la prova definitiva che esse non si possono
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governare se non come ragazzi. La semplice esposizione dell'alternativa
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dimostra l'assurdit che vi sarebbe nel supporre che tali sforzi siano
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stati fatti in alcuno dei casi di cui noi qui ci dobbiamo occupare.
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Soltanto perch le instituzioni del nostro paese sono un tessuto di
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contraddizioni, vi si vedono mettere in pratica delle cose appartenenti
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al sistema del governo dispotico o cos detto paterno, mentre la
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libert generale delle nostre instituzioni impedisce di esercitare
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quel controllo, che necessario per rendere la costrizione veramente
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efficace come educazione morale.
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stato dimostrato, nelle prime pagine di questo saggio, che la
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libert dell'individuo nelle cose che toccano soltanto lui, implica
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la libert per qualsivoglia numero d'individui di regolare con una
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mutua convenzione delle cose che li riguardano tutti collettivamente e
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che non riguardano altri. La questione non presenta difficolt finch
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la volont delle persone interessate resta la stessa; ma, poich
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questa volont pu mutare, spesso necessario, anche in cose che
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concernono soltanto queste persone, ch'esse si assumano degli obblighi
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vicendevoli; e, fatto questo, conveniente per regola generale che
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questi obblighi siano rispettati. Non di meno, probabile che nelle
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leggi d'ogni paese questa regola generale vada soggetta a qualche
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eccezione. Non soltanto non siamo tenuti ad adempire gli obblighi che
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violano i diritti di un terzo, ma talvolta si considera come ragion
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sufficiente per liberarci da un'obbligazione, ch'essa ci sia dannosa:
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per esempio nel nostro paese e nella maggior parte dei paesi civili,
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un patto pel quale una persona si vendesse o consentisse ad esser
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venduta schiava sarebbe irrito e nullo: n la legge n l'opinione
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pubblica lo renderebbero obbligatorio. Il motivo che si ha per
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limitare cos il potere di un individuo su s stesso evidente, e
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lo si scorge molto chiaro in questo caso estremo. La ragione per cui
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non si interviene (tranne che a vantaggio degli altri) nelle azioni
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volontarie d'una persona il riguardo che si ha per la sua libert;
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la scelta volontaria di un uomo prova che ci ch'egli sceglie cos
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desiderabile o quanto meno sopportabile per lui, e ad ogni modo non
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si pu meglio assicurare il suo benessere se non lasciando ch'egli lo
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prenda ove crede trovarlo. Ma, vendendosi schiavo, un uomo abdica alla
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sua libert, abbandona qualunque uso futuro della libert con un atto
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unico: dunque esso distrugge, nei suoi propr riguardi, la ragione per
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cui lo si lasciava libero di disporre di s; esso non pi libero,
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e d'allora in poi si trova in una condizione dove non si pu pi
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presumere ch'egli rimanga volontariamente. Il principio di libert non
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pu esigere ch'egli sia libero... di non esser libero; non vi libert
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insomma di poter rinunciare alla propria libert. Queste ragioni,
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la cui forza appare cos evidente in tal caso particolare, possono
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naturalmente essere applicate in molti altri casi: tuttavia esse
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trovano dappertutto delle limitazioni, perch le necessit della vita
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esigono continuamente non gi che noi rinunciamo alla nostra libert,
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ma che ci rassegniamo a vederla limitata in un modo o nell'altro. Il
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principio che chiede libert d'azione assoluta per tutto quello che
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riguarda solo gli agenti esige che coloro i quali si sono obbligati con
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un'altra persona per cose che non interessano punto i terzi, possano
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l'un l'altro liberarsi; ed anche senza questa liberazione volontaria
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non v' forse contratto od obbligazione, salvo che si tratti di
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danaro, da cui si osi dire che non si dovrebbe mai avere la libert
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di sciogliersi. Il barone di Humboldt, nell'opera eccellente che ho
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gi citato, dichiara che, a suo parere, i patti i quali implichino
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delle relazioni o dei servigi personali non dovrebbero mai essere
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obbligator salvo che per un tempo limitato; e che il pi importante di
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questi patti, il matrimonio, avendo questa particolarit, che fallisce
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al suo scopo se i sentimenti delle due parti a questo scopo non si
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accordino, dovrebbe potersi annullare semplicemente con la volont
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espressa di ciascuna delle parti. Questo soggetto troppo importante
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e troppo complesso per essere discusso tra parentesi; ed io mi
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limito a sfiorarlo, a titolo d'_illustrazione_. Se la concisione e la
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generalit della dissertazione di Humboldt non l'avessero obbligato su
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questo argomento a contentarsi di enunciare la sua conclusione, senza
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discutere le premesse, egli avrebbe riconosciuto senza dubbio alcuno
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che la questione non pu esser decisa con ragionamenti cos semplici
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come quelli ch'egli si limita a fare. Quando una persona, o per una
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promessa espressa o per la sua condotta, ne ha incoraggiata un'altra
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a confidare ch'essa agir in un dato modo, a fondare delle speranze,
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a fare dei calcoli, a regolare una parte della sua vita su questa
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supposizione, questa persona si creata coll'altra una nuova serie
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di obbligazioni morali che, nel fatto, potranno essere calpestate, ma
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che non permesso d'ignorare. Inoltre, se le relazioni tr
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a due parti
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contraenti sono state seguite da conseguenze per altri, se esse hanno
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posto dei terzi in una condizione speciale o se, come nel caso del
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matrimonio, esse hanno dato a terzi la vita, le due parti contraenti
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hanno presso questi ultimi delle obbligazioni il cui compimento sentir
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grandemente l'effetto della rottura o della continuazione delle loro
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relazioni.
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Non ne deriva invece, ed io non posso ammettere, che queste
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obbligazioni giungano fino ad esigere l'adempimento del contratto
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a prezzo del bene della parte riluttante; ma esse sono un elemento
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necessario nella questione, ed anche se Humboldt sostiene che non
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debbano apportare alcuna differenza nella libert legale che le parti
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hanno di liberarsi dall'obbligo assunto (neppure io ritengo che esse
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ne debbano apportare molta) pure creano necessariamente una differenza
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grande nella libert morale. Una persona obbligata a ben considerare
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tutto questo prima di risolversi ad una deliberazione che tanto pu
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colpire gl'interessi d'altri, e, se non ha il voluto riguardo a questi
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interessi, moralmente responsabile delle conseguenze funeste. Io
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ho fatto delle osservazioni di una tale evidenza allo scopo di meglio
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lumeggiare il principio generale della libert, e non gi perch esse
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siano necessarie in questa questione, la quale anzi si discute sempre
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come se l'interesse dei figli fosse tutto, e nulla l'interesse dei
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genitori.
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Io ho gi osservato che, in conseguenza della mancanza di princip
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generali riconosciuti, la libert accordata spesso l dove dovrebbe
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essere rifiutata, e _viceversa_; e uno dei casi in cui il sentimento
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di libert fortissimo nel moderno mondo europeo, un caso in cui, a
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senso mio, esso completamente fuori di posto. Una persona deve esser
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libera di fare ci che le piace negli affari propr; ma non quando
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essa agisce per conto di un altro, sotto il pretesto che gli affari di
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quest'altro sono i suoi propr; lo Stato, mentre rispetta la libert di
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ciascun individuo in ci che riguarda l'individuo soltanto, tenuto a
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vegliare con cura sul modo con cui questi usa del potere accordatogli
|
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su altri individui.
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Quest'obbligo quasi del tutto trascurato nel caso di relazioni di
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famiglia; un caso che, data la sua influenza diretta sul benessere
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umano, pi importante di tutti gli altri presi insieme. Non
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c' bisogno d'insistere qui sul potere quasi dispotico dei mariti
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sulle mogli, poich per distruggere dalla radice questo male non
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occorrerebbe altro se non accordare alle donne gli stessi diritti e
|
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la stessa protezione da parte della legge, che si accorda a qualunque
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|
altra persona, e poi perch, in questo argomento, i difensori
|
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dell'ingiustizia regnante non si servono della scusa della libert,
|
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ma si presentano, senza ambagi, come i campioni del potere. Ma nel
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caso dei figli che certi concetti di libert applicati a sproposito
|
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sono un ostacolo reale a che lo Stato adempia a' suoi doveri. Si
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direbbe quasi che i figli di un uomo sieno letteralmente (e non per
|
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metafora) parte di lui stesso, tanto l'opinione gelosa del minimo
|
|
intervento della legge tra i ragazzi e l'autorit esclusiva ed assoluta
|
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dei genitori. Gli uomini la vedono pi di mal occhio della maggior
|
|
parte delle violazioni della loro propria libert d'azione: tanto essi
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|
danno generalmente pi valore al potere che alla libert. Vedete, per
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|
esempio, che cosa accade per l'educazione. Non , si pu dire, evidente
|
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che lo Stato dovrebbe esigere da tutti i cittadini, ed anche imporre
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loro, una certa educazione?
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Non di meno tutti temono di riconoscere e di proclamare questa verit.
|
|
A dire il vero, nessuno la nega: uno dei pi sacri doveri dei parenti
|
|
(o, secondo la legge e l'uso attuale, del padre), dopo aver messo
|
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al mondo un essere umano, allevarlo in modo che esso sia capace di
|
|
adempiere a tutti i suoi obblighi e verso gli altri e verso s stesso;
|
|
ma mentre tutti quanti riconoscono che tale il dovere del padre,
|
|
nessuno in Inghilterra si adatterebbe all'idea che altri l'obbligasse
|
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a compierlo. In luogo d'esigere che un uomo faccia qualche sforzo o
|
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qualche sacrificio per assicurare a suo figlio un'educazione, lo si
|
|
lascia libero di accettare o di rifiutare questa educazione quando glie
|
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la si procura gratis. Non ancora riconosciuto che mettere al mondo un
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ragazzo, quando non si abbia la fondata certezza di potere non soltanto
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nutrirlo, ma anche istruirlo e formare il suo carattere, un delitto
|
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morale verso la societ e verso gl'infelici rampolli, e che, se il
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|
genitore non adempie a quest'obbligo, lo Stato dovrebbe vegliare per
|
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farlo adempiere possibilmente a spese di lui.
|
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Se l'obbligo d'imporre l'educazione universale fosse una buona volta
|
|
ammesso, si porrebbe fine alle difficolt su ci che lo Stato debba
|
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insegnare e sul modo con cui debba insegnare; difficolt che, per ora,
|
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fanno dell'argomento un vero campo di battaglia pei partiti e per le
|
|
sette. Si perde cos, a discutere sull'educazione, del tempo e della
|
|
fatica che andrebbero meglio impiegate a dare l'educazione stessa.
|
|
|
|
Se il governo si decidesse ad esigere per tutti i ragazzi una buona
|
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educazione, si risparmierebbe l'incomodo di fornirne ad essi; potrebbe
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lasciar liberi i parenti di fare allevare i figli dove e come loro
|
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piacesse, e, secondo i bisogni di ciascuno, sia ajutare a pagare, sia
|
|
anche pagare interamente le spese. Le obbiezioni che si oppongono
|
|
giustamente all'educazione di Stato non sono gi mosse al fatto
|
|
che lo Stato impone l'educazione, ma al fatto che esso s'incarica
|
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di dirigerla: due cose affatto diverse. Io, pi di chicchessia, mi
|
|
opporrei a che tutta la maggior parte dell'educazione di un popolo
|
|
fosse affidata allo Stato; tutto quel che si detto sull'importanza
|
|
dell'individualit di carattere e della diversit di opinioni e
|
|
di tenor di vita implica una eguale importanza della diversit di
|
|
educazione.
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|
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Un'educazione generale fornita dallo Stato non altro che un
|
|
meccanismo combinato per gettar tutti gli uomini nel medesimo
|
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stampo; e poich lo stampo in cui si gittano quello che piace
|
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al poter dominante (sia poi esso un monarca, un'aristocrazia, una
|
|
teocrazia o la maggioranza della generazione esistente) quanto pi
|
|
questa autorit efficace e potente, tanto pi essa stabilisce
|
|
sullo spirito un dispotismo che tende naturalmente ad estendersi sul
|
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corpo. Un'educazione stabilita e sorvegliata dallo Stato non dovrebbe
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esistere, se non come esperimento, circondata da concorrenze e fatta
|
|
al solo scopo di stimolarle e di mantenerle a un certo grado di
|
|
perfezione; salvo quando la societ in generale cos arretrata che
|
|
non potrebbe o anche non vorrebbe procurarsi dei mezzi convenienti
|
|
d'educazione: in tali casi, dovendo l'autorit pubblica scegliere
|
|
tra due mali, pu provvedere alle scuole ed alle universit, allo
|
|
stesso modo che essa pu supplire le compagnie per azioni in un paese
|
|
dove l'iniziativa privata non esiste in forma tale da permetterle
|
|
d'intraprendere grandi opere industriali. Ma, in generale, se il paese
|
|
racchiude un numero sufficiente di persone capaci di dar l'educazione
|
|
sotto gli auspic del governo, queste stesse persone potrebbero
|
|
e vorrebbero dare una educazione ugualmente buona sulla base del
|
|
principio volontario, se ad esse fosse assicurato un compenso stabilito
|
|
da una legge che rendesse obbligatoria l'educazione e garantisse
|
|
l'assistenza dello Stato agli incapaci di pagarsela.
|
|
|
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Il solo modo di eseguir la legge sarebbe esaminare pubblicamente tutti
|
|
i ragazzi, dalla pi tenera et in poi. Si potrebbe fissare un'et in
|
|
cui ogni ragazzo o ragazza sarebbe esaminato per verificare se sappia
|
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leggere: e quando se ne mostrasse incapace, il padre, a meno che avesse
|
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motivi sufficienti di scusa, potrebbe esser sottoposto ad una ammenda
|
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moderata che, al bisogno, dovrebbe guadagnarsi col suo lavoro; e il
|
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ragazzo potrebbe esser messo a scuola a sue spese.
|
|
|
|
Una volta l'anno, si potrebbe rinnovare la prova, ed estendere
|
|
gradatamente il soggetto, per rendere virtualmente obbligatoria e
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|
conservare la conoscenza universale di un certo _minimum_ di scienza
|
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generale. Oltre questo _minimum_, vi sarebbero degli esami volontari su
|
|
qualunque specie di soggetto, in seguito ai quali coloro che fossero
|
|
giunti a un certo progresso avrebbero diritto ad un certificato.
|
|
Per impedire allo Stato di esercitare con questi mezzi una influenza
|
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dannosa sull'opinione, la scienza da esigersi (oltre le parti puramente
|
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elementari del sapere, come le lingue e il loro uso) per superare un
|
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esame anche di ordine elevatissimo dovrebbe consistere esclusivamente
|
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in fatti ed in scienze positive. Gli esami sulla religione, la politica
|
|
o qualunque altro argomento di discussione non riguarderebbero la
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verit o la falsit delle opinioni, ma il fatto che la tale opinione o
|
|
tal altra professata per le tali ragioni, dai tali autori, o dalle
|
|
tali scuole o dalle tali chiese. Con questo sistema, la generazione
|
|
nascente non sarebbe peggio fornita, quanto alle verit discusse, di
|
|
quello che non sia oggi; si farebbe degli uomini quello che sono ora,
|
|
dei seguaci della religion dominante o dei dissidenti; soltanto lo
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|
Stato prenderebbe cura che nell'un caso o nell'altro fossero istruiti.
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Non vi sarebbe ostacolo a che si insegnasse ad essi la religione,
|
|
quando i genitori lo chiedessero, nella scuola dove loro s'insegna
|
|
tutto il resto.
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Tutti gli sforzi dello Stato per influire sul giudizio dei cittadini
|
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a proposito di soggetti discussi sono dannosi; ma lo Stato pu
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perfettamente offrirsi di assicurare e certificare che una persona
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possiede le cognizioni necessarie per rendere degna d'attenzione la
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opinione propria su un dato soggetto.
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Sarebbe tanto di guadagnato per uno studente di filosofia di poter
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sottoporsi ad un esame su Locke e su Kant non importa quale dei due
|
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egli adotti, e quando anche non dovesse adottare n l'uno n l'altro; e
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non ci sono ragionevoli obbiezioni ad esaminare un ateo sulle prove del
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cristianesimo, purch esso non sia obbligato a farne una professione di
|
|
fede.
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Tuttavia gli esami sui rami pi elevati del sapere dovrebbero, a
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mio avviso, essere affatto facoltativi; sarebbe accordare un troppo
|
|
pericoloso potere ai governi il permettere loro di chiudere il varco
|
|
a qualche carriera, anche dell'insegnamento, sotto il pretesto che non
|
|
si possiedono in un grado sufficiente le qualit richieste; ed io penso
|
|
con Guglielmo di Humboldt che i gradi o gli altri certificati pubblici
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di cognizioni scientifiche o professionali dovrebbero essere accordati
|
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a tutti quelli che si presentano all'esame e che lo sostengono con buon
|
|
esito, ma che tali certificati non dovrebbero dare altro vantaggio sui
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|
rivali oltre al valore che loro attribuisce l'opinione del pubblico.
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|
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|
Si vede qui un caso in cui, per un mal inteso concetto di libert,
|
|
non si riconoscono punto degli obblighi morali e non s'impongono
|
|
punto degli obblighi legali, mentre e gli uni e gli altri sarebbero
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|
estremamente necessar; ma questo caso non isolato.
|
|
|
|
Il fatto stesso di dar l'esistenza ad un essere umano una delle
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|
azioni nel corso della vita che portano con s la pi grande
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responsabilit.
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|
Prendersi questa responsabilit di dare una vita che pu essere
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fonte di dolore o di gioja un delitto verso l'essere a cui la
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si d quando non vi siano per lui le ordinarie probabilit di una
|
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esistenza desiderabile. E in un paese troppo popolato o che minaccia di
|
|
diventarlo, mettere al mondo pi di un piccolo numero di figli, cio
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|
ridurre con la concorrenza il valore del lavoro, una seria colpa a
|
|
danno di tutti quelli che vivono di lavoro. Le leggi che, in un gran
|
|
numero di paesi del continente, proibiscono il matrimonio, a meno che
|
|
le parti non provino di poter mantenere una famiglia, non oltrepassano
|
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i confini dei poteri legittimi dello Stato; e, siano esse utili o
|
|
no (cosa che specialmente dipende dalle circostanze e dai sentimenti
|
|
locali) non si pu rimproverar loro di essere violazioni di libert.
|
|
Con tali leggi, lo Stato interviene per impedire un atto funesto,
|
|
un atto dannoso agli altri e che dovrebbe essere l'oggetto della
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|
riprovazione e dell'ignominia sociale, anche quando non si credesse
|
|
conveniente di aggiungervi i castighi legali. Non di meno, le idee di
|
|
libert generalmente ammesse, che tanto facilmente si prestano a reali
|
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violazioni della libert dell'individuo per cose concernenti lui solo,
|
|
respingerebbero ogni tentativo fatto per frenare le sue inclinazioni,
|
|
quando, soddisfacendole, egli condanna uno o pi esseri ad una vita
|
|
di miseria e di depravazione che eserciter pi d'una trista reazione
|
|
sull'ambiente. Quando si paragona lo strano rispetto della specie umana
|
|
per la libert colla sua strana mancanza di rispetto per la libert
|
|
stessa, si potrebbe pensare che un uomo abbia il diritto indispensabile
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di nuocere agli altri e non il diritto di fare ci che gli piace e che
|
|
non nuoce ad alcuno.
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Io ho riservato per la fine tutta una serie di questioni sui limiti
|
|
dell'intervento del governo, le quali, sebbene si avvicinino assai al
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|
soggetto di questo saggio, pure, a tutto rigore, non ne fanno parte.
|
|
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|
Ci sono dei casi in cui le ragioni contro questo intervento non
|
|
discendono dal principio di libert; la questione non pi di
|
|
sapere se bisogni frenare le azioni degli individui, ma se convenga
|
|
ajutarle: ci si chiede se il governo debba fare o ajutarli a fare
|
|
qualcosa pel loro bene, in luogo di lasciare che essi facciano questo
|
|
individualmente o per mezzo di associazione volontaria.
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|
|
|
Le obbiezioni fatte all'intervento del governo, quando esso non
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|
implichi una violazione di libert, possono essere di tre sorta.
|
|
|
|
Si pu dire anzitutto che la cosa da farsi sar probabilmente fatta
|
|
meglio dagli individui che dal governo. Parlando in generale, non v'
|
|
nessuno pi capace di condurre un negozio, o di decidere come e da
|
|
chi esso debba esser condotto di coloro che vi hanno un interesse
|
|
personale. Questo principio condanna un intervento, in altri tempi
|
|
cos comune, della legislazione o dei funzionari del governo nelle
|
|
operazioni ordinarie della industria. Ma questa parte del soggetto
|
|
stata sufficientemente sviluppata in opere di economia politica e non
|
|
ha speciali relazioni coi princip del nostro saggio.
|
|
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La seconda obbiezione ha maggiori attinenze col nostro soggetto. In un
|
|
gran numero di casi, sebbene la media degli individui non possa fare
|
|
una data cosa altrettanto bene che i funzionar governativi, non di
|
|
meno desiderabile che questa cosa sia eseguita dagl'individui piuttosto
|
|
che dal governo. un mezzo di fare la loro educazione individuale,
|
|
di rafforzare le loro facolt attive, di fornir loro una famigliarit
|
|
coi soggetti che loro cos si lasciano discutere; e la principale se
|
|
non l'unica raccomandazione del giur (pei casi non politici) delle
|
|
instituzioni municipali e locali libere e popolari, della direzione
|
|
delle instituzioni industriali e filantropiche da parte di associazioni
|
|
volontarie. Queste non sono questioni di libert e non toccano tale
|
|
argomento che da lontano; sono questioni di sviluppo. Non tocca a
|
|
noi d'insistere ora sull'utilit di tutte queste cose come parte
|
|
dell'educazione nazionale; ma esse in realt formano l'educazione
|
|
particolare d'un cittadino, la parte pratica dell'educazione politica
|
|
di un popolo libero. Esse fanno uscir l'uomo dalla ristretta cerchia
|
|
in cui lo racchiude il suo egoismo, tutt'al pi allargato ai suoi; esse
|
|
lo avvezzano a comprendere degl'interessi collettivi, a trattare degli
|
|
affari collettivi, ad agire per motivi pubblici o quasi pubblici ed a
|
|
lasciarsi guidare nella propria condotta da ragioni che lo avvicinano
|
|
agli altri in luogo di isolarlo.
|
|
|
|
Senza questi costumi e queste facolt non si pu n stabilire n
|
|
conservare una libera costituzione, come ci prova troppo spesso la
|
|
natura transitoria della libert politica nei paesi dove essa non
|
|
riposa su di una base sufficiente di libert locali. La direzione
|
|
degli affari puramente locali da parte delle localit, e la direzione
|
|
delle grandi imprese industriali da parte della riunione di quelli che
|
|
volontariamente ne forniscono i fondi si raccomandano inoltre per tutti
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i vantaggi che noi abbiamo additato come inerenti alla individualit di
|
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sviluppo e alla diversit di modo d'agire. Le operazioni del governo
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tendono dappertutto ad essere le stesse; all'incontro, grazie alle
|
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associazioni individuali e spontanee, si fa una immensa e costante
|
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variet di esperienze. Lo Stato pu poi essere utile come depositario
|
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centrale e distributore attivo dell'esperienza che risulta da numerose
|
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prove; il suo incarico far s che ogni esperimentatore profitti delle
|
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prove altrui, in luogo di non voler vedere che le sue proprie.
|
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L'ultima e pi potente ragione per restringere l'intervento del
|
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governo, il male gravissimo che deriva dall'aumentare senza necessit
|
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il suo potere. Ogni funzione aggiunta a quelle che gi il governo
|
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esercita, diffonde viepi la sua influenza sui timori e sulle speranze
|
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dei cittadini, e trasforma a mano a mano la parte attiva ed ambiziosa
|
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del pubblico in parte dipendente dal governo o di qualche partito
|
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che aspira a divenir tale. Se le strade, le ferrovie, le banche,
|
|
le compagnie di assicurazioni, le grandi compagnie per azioni, le
|
|
universit e gl'instituti di beneficenza fossero altrettante branche
|
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del governo; se, oltre a ci, i consigli municipali e locali, con
|
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tutte le loro attribuzioni, divenissero altrettanti dipartimenti
|
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dell'amministrazione centrale; se gli impiegati di tutte queste imprese
|
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diverse fossero nominati e pagati dal governo, e non attendessero
|
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che da questo le loro promozioni tutta la libert della stampa e di
|
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una costituzione popolare del potere legislativo, non impedirebbero
|
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all'Inghilterra o a qualunque altro paese di esser libero soltanto di
|
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nome.
|
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E quanto pi il meccanismo amministrativo fosse costrutto in modo
|
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efficace e sapiente, quanto pi gli accorgimenti per procurarsi le
|
|
mani e le intelligenze pi atte a farlo funzionare fossero ingegnosi...
|
|
tanto pi grave sarebbe il male.
|
|
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|
In Inghilterra, stato ultimamente proposto di scegliere tutti i
|
|
membri del servizio civile del governo dopo un concorso, allo scopo
|
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di avere come impiegati le persone pi intelligenti e colte che fosse
|
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possibile: e molto si detto e molto si scritto pro e contro questa
|
|
proposta. Uno degli argomenti su cui gli avversar di essa hanno
|
|
pi insistito che la condizione d'impiegato a vita dello Stato
|
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non offre una prospettiva bastevole di stipend o d'importanza per
|
|
attirare gl'ingegni pi elevati, che troveranno sempre da far meglio
|
|
il loro cammino, sia nelle professioni liberali, sia al servizio
|
|
delle compagnie o degli altri enti pubblici. Non ci saremmo sorpresi
|
|
se questo argomento venisse dai partigiani della proposta come
|
|
risposta alla sua principale difficolt; abbastanza strano invece
|
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che essa venga dagli avversar: quella che si pone innanzi come una
|
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obbiezione invece la valvola di sicurezza del sistema in questione.
|
|
In realt, se il governo potesse attirare al suo servizio tutti gli
|
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ingegni elevati del paese, una proposta tendente a raggiungere questo
|
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scopo potrebbe inspirare dell'inquietudine; se tutto il lavoro di una
|
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societ che esige un'organizzazione prestabilita, delle vedute larghe
|
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e comprensive, fosse nelle mani dello Stato e tutti gli impieghi
|
|
del governo fossero occupati dagli uomini pi capaci tutta la
|
|
coltura, l'intelligenza esercitata del paese (salvo la parte puramente
|
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speculativa) sarebbe concentrata in una burocrazia numerosa; da questa
|
|
burocrazia il resto della comunit attenderebbe tutto, l'impulso e la
|
|
direzione per le masse, il miglioramento personale per gli intelligenti
|
|
e per gli ambiziosi: essere ammessi nelle file di questa burocrazia,
|
|
e, una volta ammessi, crescervi di grado, sarebbero i soli obbietti
|
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d'ambizione.
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|
Sotto questo regime, non soltanto il pubblico non capace di criticare
|
|
o di controllare l'azione della burocrazia, ma anche se i casi fortuiti
|
|
delle instituzioni dispotiche o il cammino naturale delle popolari
|
|
daranno al paese un capo o dei capi amici di riforme, non se ne potr
|
|
effettuare alcuna che sia contraria agl'interessi della burocrazia.
|
|
Tale la triste condizione dell'impero russo, come ci attestano i
|
|
racconti di quelli che l'hanno potuto osservare. Lo czar stesso
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impotente contro il corpo burocratico; egli pu mandare in Siberia
|
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ciascuno dei suoi membri, ma non governare senza di essi e contro la
|
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loro volont; essi possono mettere un tacito _veto_ su tutti i suoi
|
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decreti, col semplice astenersi dall'eseguirli.
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Nei paesi di civilt pi avanzata e di spirito pi rivoluzionario,
|
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il pubblico, avvezzo ad attendere che lo Stato faccia tutto per lui
|
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o almeno a non far nulla da s senza che lo Stato glie ne abbia non
|
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soltanto accordato il permesso, ma anche indicato il modo, il pubblico,
|
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diciamo, tiene naturalmente lo Stato responsabile di ci che gli accade
|
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di molesto, e se la sua pazienza un bel giorno si stanca, esso si
|
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solleva contro il governo e fa ci che si chiama una rivoluzione: dopo
|
|
di che qualcuno, con o senza il consenso della nazione, s'impadronisce
|
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del trono, d i suoi ordini alla burocrazia e tutto procede press'a
|
|
poco come prima, dappoich la burocrazia non mutata e nessuno
|
|
capace di occuparne il posto.
|
|
|
|
Ben altro lo spettacolo presso un popolo avvezzo a condurre da
|
|
s i suoi affari. In Francia, avendo una gran parte della nazione
|
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servito nell'esercito, dove molti hanno raggiunto almeno il grado di
|
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sott'ufficiale, si trovano in tutte le insurrezioni popolari molte
|
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persone capaci di assumere il comando e d'improvvisare qualche piano
|
|
d'azione non del tutto cattivo. Gli Americani sono, per gli affari
|
|
civili, quello che i Francesi pei militari: togliete loro il governo e
|
|
ogni congregazione d'America ve ne sapr organizzare uno immantinente,
|
|
e condurr con un grado sufficiente d'intelligenza, di ordine,
|
|
d'energia un qualunque pubblico negozio. Cos dovrebbe essere qualunque
|
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popolo libero; un popolo capace di tanto sicuro di conservare
|
|
la propria libert: egli non si asservir mai ad alcun uomo o ad
|
|
alcun corpo sociale, perch questi soli siano capaci di tenere o di
|
|
maneggiare le redini dell'amministrazione centrale: nessuna burocrazia
|
|
pu sperar di costringere un tal popolo a fare o a subire ci che non
|
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gli piace. Ma l dove la burocrazia fa tutto, nulla pu esser fatto
|
|
di ci a cui essa realmente ostile; la costituzione di simili paesi
|
|
un'organizzazione dell'esperienza e della pratica abilit della
|
|
nazione in un corpo disciplinato, destinato a governare il resto della
|
|
nazione; e quanto pi questa organizzazione perfetta in s stessa,
|
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tanto meglio essa riesce ad attirare a s ed a plasmare a sua imagine
|
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gl'ingegni della comunit, tanto pi completo l'asservimento di
|
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tutti, compresi i membri della burocrazia; poich i governanti sono
|
|
schiavi della loro organizzazione e della loro disciplina cos come
|
|
i governati sono schiavi di essi. Un mandarino cinese strumento e
|
|
schiavo del dispotismo quanto l'infimo dei coltivatori; un gesuita ,
|
|
in tutta la estensione della parola, lo schiavo del suo ordine, sebbene
|
|
l'ordine stesso esista a causa del potere collettivo e della importanza
|
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dei suoi membri.
|
|
|
|
Non bisogna dimenticare poi che l'assorbimento di tutti gl'ingegni
|
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elevati del paese da parte del corpo che governa , tosto o tardi,
|
|
fatale all'attivit e al progresso intellettuale di questo corpo
|
|
stesso. Legato in tutte le sue parti, seguendo un sistema che, come
|
|
tutti gli altri sistemi, procede quasi sempre dietro regole fisse,
|
|
il corpo ufficiale costantemente tentato di addormentarsi in una
|
|
indolente _routine_; oppure, se esso esce talvolta da questo eterno
|
|
circolo, si appassioner per qualche idea appena sbozzata che sar
|
|
andata a genio di qualche membro importante del corpo; e perch queste
|
|
tendenze che si toccano da vicino (sebbene sembrino opposte) possano
|
|
essere tenute in iscacco, perch tutti gli ingegni che il corpo
|
|
racchiude si mantengano ad una certa altezza, bisogna che questo corpo
|
|
sia esposto ad una critica vigile, acuta e che venga da fuori. Perci
|
|
indispensabile che si possano formare degl'ingegni all'infuori dello
|
|
Stato colle occasioni e l'esperienza necessaria per giudicar sanamente
|
|
i grandi affari pratici. Se noi vogliamo possedere in perpetuo un corpo
|
|
di funzionar abili, capace di rendere dei buoni servigi e inoltre
|
|
tutto un corpo che sappia creare il progresso o disporsi ad adottarlo,
|
|
se non vogliamo che la nostra burocrazia degeneri in _pedantocrazia_,
|
|
occorre che questo corpo non assorba tutte le occupazioni che formano e
|
|
coltivano le facolt necessarie pel governo dell'umanit.
|
|
|
|
Dire dove comincino questi mali cos terribili per la libert e pel
|
|
progresso umano, o piuttosto dire dove essi comincino a superare il
|
|
bene che si pu attendere dalle forze libere della societ sotto i
|
|
loro capi riconosciuti assicurare i vantaggi dell'accentramento
|
|
politico ed intellettuale fin che si pu, senza attirare nelle vie
|
|
ufficiali una troppo gran parte dell'attivit generale una delle
|
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questioni pi difficili e complicate nell'arte di governo; una
|
|
questione sopratutto di particolari, dove non si possono dare delle
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regole assolute e dove bisogna tener conto delle pi numerose e varie
|
|
considerazioni, ma io credo che dal punto di vista pratico il principio
|
|
della salute, l'ideale da non perdersi di vista, il criterio secondo
|
|
il quale si debbono giudicare tutti i mutamenti proposti per vincere
|
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la difficolt, si possa esprimere cos: la pi gran disseminazione di
|
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poteri, compatibile coll'azione utile del potere stesso; il massimo
|
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accentramento possibile d'informazioni, diffuso poi il pi che si pu
|
|
dal centro alla periferia.
|
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|
|
Cos, dovrebbe esserci nell'amministrazione municipale, come negli
|
|
Stati della Nuova Inghilterra, una divisione accuratissima tra i
|
|
diversi funzionar, scelti per le localit, di tutti gli affari che
|
|
non pi conveniente di lasciar nelle mani delle persone interessate;
|
|
ma oltre a questo dovrebbe esserci in ciascuna divisione degli affari
|
|
locali una soprintendenza centrale, una diramazione del governo
|
|
generale. L'organo di questa soprintendenza concentrerebbe come in
|
|
un faro tutta la variet d'_informazioni_ e d'esperienza tratta e
|
|
dalla direzione di questo ramo de' pubblici affari in tutti i luoghi,
|
|
e da ci che accade di analogo nei paesi stranieri e dai princip
|
|
generali della scienza politica: ad esso dovrebbe spettare il diritto
|
|
di sapere tutto quello che si fa; suo speciale ufficio sarebbe rendere
|
|
utile dappertutto l'esperienza acquistata in un luogo. Essendo questo
|
|
organo al di sopra delle ristrette vedute e dei meschini pregiudiz di
|
|
una localit, per la sua posizione elevata e l'estensione della sua
|
|
sfera di osservazione, il suo parere avrebbe naturalmente una grande
|
|
autorit; ma il suo massimo potere dovrebbe, secondo me, limitarsi ad
|
|
obbligare i funzionar locali a seguire le leggi stabilite dal loro
|
|
speciale governo. Per tutto ci che non previsto da regole generali,
|
|
questi funzionar dovrebbero essere abbandonati al loro giudizio
|
|
colla sanzione della responsabilit davanti ai loro mandanti. Della
|
|
violazione delle regole essi sarebbero responsabili davanti alla legge,
|
|
e le regole stesse sarebbero stabilite dall'assemblea legislativa:
|
|
l'autorit centrale amministrativa non farebbe che vegliare alla
|
|
loro esecuzione; e, se la esecuzione non fosse ci che dev'essere,
|
|
l'autorit se ne appellerebbe, secondo i casi, o al tribunale per
|
|
imporre la legge, o ai corpi elettorali per deporre i funzionar
|
|
che non l'avessero eseguita secondo il suo spirito. Tale , nel suo
|
|
complesso, la sorveglianza centrale che l'_Ufficio della legge dei
|
|
poveri_ destinato ad esercitare sugli amministratori della tassa dei
|
|
poveri in tutti i paesi.
|
|
|
|
Per quante usurpazioni di potere abbia commesso questo ufficio,
|
|
ci era giusto e necessario in tal caso particolare, per tagliar
|
|
dalle radici degli abusi inveterati in materie che interessano
|
|
profondamente non solo le localit varie, ma tutta la comunit.
|
|
In fatto, nessun paese ha moralmente il diritto di trasformarsi
|
|
per la sua cattiva amministrazione in un semenzajo di miserie, che
|
|
si diffondono necessariamente in altre localit e peggiorano la
|
|
condizione morale e fisica di tutta la comunit operaja. I poteri di
|
|
coazione amministrativa e di legislazione subordinata che l'ufficio
|
|
della legge dei poveri possiede (ma che esercita assai debolmente a
|
|
cagione delle idee dominanti a questo proposito) sebbene perfettamente
|
|
giusti in un caso d'interesse nazionale di prim'ordine, sarebbero del
|
|
tutto fuor di posto se si trattasse della sorveglianza d'interessi
|
|
puramente locali. Ma un organo centrale d'informazioni e di istruzioni
|
|
per tutte le localit sarebbe ugualmente prezioso in tutti i rami
|
|
dell'amministrazione.
|
|
|
|
Non sar mai eccessiva per un governo questa attivit che non arresta,
|
|
ma ajuta e stimola i moti e gli sviluppi individuali. Il male comincia
|
|
quando, invece di risvegliare l'attivit e le forze degl'individui e
|
|
degli enti collettivi, il governo sostituisce alla loro la sua propria
|
|
attivit; quando, invece d'istruirli, di consigliarli e all'occasione
|
|
di denunciarli ai tribunali, li sottomette, incatena il loro lavoro, o
|
|
li fa sparire, compiendo, al loro posto, l'ufficio ad essi spettante.
|
|
Il valore d'uno Stato, in fin dei conti, il valore degl'individui
|
|
che lo compongono; e uno Stato che preferisce all'espansione e
|
|
all'elevazione intellettuale degli individui, una larva di abilit
|
|
amministrativa nelle particolarit degli affari; uno Stato che
|
|
impicciolisce gli uomini, affinch essi possano essere nelle sue mani
|
|
docili strumenti dei suoi disegni (anche benefici), s'accorger che
|
|
grandi cose non si fanno con uomini piccoli, e che la perfezione del
|
|
meccanismo a cui esso tutto ha sacrificato finir col non essergli
|
|
buona a nulla, per la mancanza della vitalit ch'egli ha voluto
|
|
allontanare per render pi facile il funzionamento della macchina.
|
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|
FINE DEL CAPITOLO QUINTO E DELL'OPERA
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INDICE
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GIOVANNI STUART MILL Pag. 3
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Capitolo I. Introduzione 7
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II. La libert di pensiero e di discussione 21
|
|
III. L'individualit come elemento di
|
|
benessere 57
|
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IV. Dei limiti al potere della societ
|
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sull'individuo 77
|
|
V. Applicazioni 95
|
|
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|
NOTE:
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|
[1] Queste parole erano appena scritte, quando, quasi per dar loro una
|
|
solenne smentita, sopravvennero le persecuzioni del governo contro la
|
|
stampa, nel 1858. Questo sconsigliato intervento nella libert della
|
|
pubblica discussione non mi ha indotto a mutare una sola parola del
|
|
testo; e non ha punto affievolito la mia convinzione che salvo nei
|
|
momenti di panico l'epoca delle penalit per le discussioni politiche
|
|
era passata nel nostro paese. Infatti, anzitutto non si persever nelle
|
|
persecuzioni; e inoltre non si tratt mai di persecuzioni politiche,
|
|
nello stretto senso della parola: l'offesa rimproverata non era di aver
|
|
criticato le instituzioni, o gli atti, o le persone dei governanti: ma
|
|
bens d'aver propagato una dottrina ritenuta immorale, la legittimit
|
|
del tirannicidio.
|
|
|
|
[2] Tommaso Pooltey, assise di Bodmin, 31 luglio 1857 nel seguente mese
|
|
di dicembre, ottenne la grazia sovrana.
|
|
|
|
[3] Giorgio Giacobbe Holyake, 17 agosto 1857; Edoardo Truelowe, luglio
|
|
1857.
|
|
|
|
[4] Barone di Gleichem, corte di polizia di Marlborough Street, 4
|
|
agosto 1857.
|
|
|
|
[5] Tutta la passione di persecuzione che si mescolata, durante la
|
|
rivolta degli Indiani, al generale dispiegarsi delle parti pi cattive
|
|
del nostro carattere nazionale, ci offre qui un grande insegnamento. I
|
|
furori dei fanatici e dei ciarlatani del pergamo non sono, forse, degni
|
|
di nota; ma i capi del partito evangelico hanno enunciato come loro
|
|
principio di governo per gli Indiani e per i Maomettani che nessuna
|
|
scuola in cui la Bibbia non sia insegnata deve essere sovvenzionata
|
|
dallo stato, e che nessun impiego pubblico deve essere accordato a chi
|
|
non cristiano o non si d per tale.
|
|
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|
Un sotto-segretario di stato, in un discorso diretto ai suoi elettori,
|
|
il 22 novembre 1857, si esprimeva, stando ai resoconti, cos: Il
|
|
governo inglese, tollerando la loro fede (la fede di 100 milioni di
|
|
sudditi britannici), la superstizione ch'essi chiamano religione,
|
|
non ha ottenuto altro risultato che di ritardare la supremazia
|
|
crescente del nome inglese, e d'impedire la salutare diffusione del
|
|
cristianesimo. La tolleranza stata la pietra angolare delle libert
|
|
del nostro paese: ma non bisogna ingannarsi su questa preziosa parola.
|
|
Nel modo con cui l'intendeva il sotto-segretario di stato, significava
|
|
la completa libert per tutti, l'affrancamento del culto _fra i
|
|
cristiani, che hanno un culto fondato sulle stesse basi_; significava
|
|
la tolleranza di tutte le diverse sette di cristiani che _credono per
|
|
in un solo mediatore_. Io desidero richiamare l'attenzione su questo
|
|
fatto, che un uomo stimato degno di occupare un impiego elevato nel
|
|
governo del nostro paese, sotto un ministero liberale, afferma questa
|
|
dottrina: che non si ha diritto alla tolleranza quando non si crede
|
|
alla divinit di Cristo.
|
|
|
|
Dopo lo sciocco discorso che abbiamo test riportato, chi pu credere
|
|
ancora che le persecuzioni religiose siano per sempre finite?
|
|
|
|
[6] _Della sfera e dei doveri del Governo_, di Guglielmo Humboldt.
|
|
|
|
[7] Saggio di Sterling.
|
|
|
|
[8] Vi qualcosa di doloroso e di spregevole nel genere
|
|
di testimonianza sulla quale si pu ai d nostri dichiarare
|
|
giudiziariamente un uomo incapace di condurre i suoi affari e, dopo
|
|
la sua morte, tener per non avvenuta la disposizione ch'egli ha fatto
|
|
dei suoi beni, se vi si trova di che pagare le spese del processo, che
|
|
son prelevate sui beni stessi. Si fruga in tutti i minuti particolari
|
|
della sua vita quotidiana; e quello che i pi poveri fra i poveri
|
|
di spirito vi scoprono, colle loro facolt percettive e descrittive,
|
|
che non sia assolutamente comune, portato avanti al giur come una
|
|
prova di follia, e sovente con buon esito. I giurati sono appena meno
|
|
ignoranti dei testimoni, mentre i giudici, nulla sapendo della natura
|
|
e della vita umana cosa che si nota con sorpresa ogni giorno presso
|
|
l'uomo di legge inglese contribuiscono spesso ad indurli in errore.
|
|
Questi processi valgono dei volumi, come indizio del sentimento e
|
|
dell'opinione volgare sulla libert umana. Lungi dall'attribuire
|
|
alcun valore all'individualit, lungi dal rispettare i diritti di
|
|
ogni individuo ad agire nelle cose indifferenti come il suo giudizio
|
|
e le sue tendenze lo guidano, giudici e giurati non riescono neppure
|
|
a concepire che una persona sana di mente possa desiderare una tale
|
|
libert. In altri tempi, quando si proponeva di bruciare degli atei,
|
|
caritatevoli persone suggerivano volentieri che sarebbe stato meglio
|
|
di metterle in un manicomio. Nulla vi sarebbe da meravigliarsi
|
|
se lo stesso si facesse oggi; e se quelli che lo facessero si
|
|
congratulassero secostessi di avere adottato una maniera cos umana e
|
|
cristiana di trattare questi sfortunati in luogo di perseguitarli per
|
|
causa religiosa, non senza, nel medesimo tempo, provare una segreta
|
|
soddisfazione per aver loro procurato una sorte corrispondente ai loro
|
|
meriti.
|
|
|
|
[9] Il caso dei Parsi di Bombay un curioso esempio di questo fatto.
|
|
Quando questa trib industriosa e intraprendente, che discendeva
|
|
dai Persiani, adoratori del fuoco, abbandonando il proprio paese
|
|
all'invasione musulmana, arriv nell'ovest dell'India, vi fu tollerata
|
|
dai principi indiani a patto di non mangiare carne di bue. Quando,
|
|
in seguito, queste regioni caddero sotto il dominio dei conquistatori
|
|
maomettani, i Parsi ottennero che la tolleranza continuasse a patto di
|
|
astenersi dalla carne di majale. Ci che in origine era sommessione
|
|
divenne una seconda natura; e i Parsi non mangiano, neppur oggi, n
|
|
carne di bue, n carne di majale. Sebbene la loro religione non lo
|
|
esiga, la doppia astinenza ha avuto il tempo di entrare nei costumi
|
|
della loro trib, e in Oriente il costume una religione.
|
|
|
|
[10] Il Maine un paese del nord-est degli Stati Uniti, in cui vigeva
|
|
una legge del 1851, notissima, che proibiva la vendita dei liquori
|
|
fermentati. (_Il Trad._)
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Nota del Trascrittore
|
|
|
|
Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
|
|
senza annotazione minimi errori tipografici.
|
|
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|
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|
|
|
|
|
*** END OF THE PROJECT GUTENBERG EBOOK LA LIBERT ***
|
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|
|
|
Updated editions will replace the previous onethe old editions will
|
|
be renamed.
|
|
|
|
Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright
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(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all
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the terms of this agreement, you must cease using and return or
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destroy all copies of Project Gutenberg electronic works in your
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possession. If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a
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Project Gutenberg electronic work and you do not agree to be bound
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by the terms of this agreement, you may obtain a refund from the person
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or entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph 1.E.8.
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1.B. Project Gutenberg is a registered trademark. It may only be
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used on or associated in any way with an electronic work by people who
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agree to be bound by the terms of this agreement. There are a few
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things that you can do with most Project Gutenberg electronic works
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even without complying with the full terms of this agreement. See
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paragraph 1.C below. There are a lot of things you can do with Project
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Gutenberg electronic works if you follow the terms of this
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agreement and help preserve free future access to Project Gutenberg
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electronic works. See paragraph 1.E below.
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1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation (the
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Foundation or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection
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of Project Gutenberg electronic works. Nearly all the individual
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works in the collection are in the public domain in the United
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States. If an individual work is unprotected by copyright law in the
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United States and you are located in the United States, we do not
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claim a right to prevent you from copying, distributing, performing,
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displaying or creating derivative works based on the work as long as
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all references to Project Gutenberg are removed. Of course, we hope
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that you will support the Project Gutenberg mission of promoting
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free access to electronic works by freely sharing Project Gutenberg
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works in compliance with the terms of this agreement for keeping the
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Project Gutenberg name associated with the work. You can easily
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comply with the terms of this agreement by keeping this work in the
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same format with its attached full Project Gutenberg License when
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you share it without charge with others.
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1.D. The copyright laws of the place where you are located also govern
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what you can do with this work. Copyright laws in most countries are
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in a constant state of change. If you are outside the United States,
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check the laws of your country in addition to the terms of this
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agreement before downloading, copying, displaying, performing,
|
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distributing or creating derivative works based on this work or any
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|
other Project Gutenberg work. The Foundation makes no
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representations concerning the copyright status of any work in any
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country other than the United States.
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1.E. Unless you have removed all references to Project Gutenberg:
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1.E.1. The following sentence, with active links to, or other
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immediate access to, the full Project Gutenberg License must appear
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prominently whenever any copy of a Project Gutenberg work (any work
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on which the phrase Project Gutenberg appears, or with which the
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phrase Project Gutenberg is associated) is accessed, displayed,
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performed, viewed, copied or distributed:
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This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most
|
|
other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
|
|
whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms
|
|
of the Project Gutenberg License included with this eBook or online
|
|
at www.gutenberg.org. If you
|
|
are not located in the United States, you will have to check the laws
|
|
of the country where you are located before using this eBook.
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1.E.2. If an individual Project Gutenberg electronic work is
|
|
derived from texts not protected by U.S. copyright law (does not
|
|
contain a notice indicating that it is posted with permission of the
|
|
copyright holder), the work can be copied and distributed to anyone in
|
|
the United States without paying any fees or charges. If you are
|
|
redistributing or providing access to a work with the phrase Project
|
|
Gutenberg associated with or appearing on the work, you must comply
|
|
either with the requirements of paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 or
|
|
obtain permission for the use of the work and the Project Gutenberg
|
|
trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or 1.E.9.
|
|
|
|
1.E.3. If an individual Project Gutenberg electronic work is posted
|
|
with the permission of the copyright holder, your use and distribution
|
|
must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any
|
|
additional terms imposed by the copyright holder. Additional terms
|
|
will be linked to the Project Gutenberg License for all works
|
|
posted with the permission of the copyright holder found at the
|
|
beginning of this work.
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|
1.E.4. Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg
|
|
License terms from this work, or any files containing a part of this
|
|
work or any other work associated with Project Gutenberg.
|
|
|
|
1.E.5. Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this
|
|
electronic work, or any part of this electronic work, without
|
|
prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with
|
|
active links or immediate access to the full terms of the Project
|
|
Gutenberg License.
|
|
|
|
1.E.6. You may convert to and distribute this work in any binary,
|
|
compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including
|
|
any word processing or hypertext form. However, if you provide access
|
|
to or distribute copies of a Project Gutenberg work in a format
|
|
other than Plain Vanilla ASCII or other format used in the official
|
|
version posted on the official Project Gutenberg website
|
|
(www.gutenberg.org), you must, at no additional cost, fee or expense
|
|
to the user, provide a copy, a means of exporting a copy, or a means
|
|
of obtaining a copy upon request, of the work in its original Plain
|
|
Vanilla ASCII or other form. Any alternate format must include the
|
|
full Project Gutenberg License as specified in paragraph 1.E.1.
|
|
|
|
1.E.7. Do not charge a fee for access to, viewing, displaying,
|
|
performing, copying or distributing any Project Gutenberg works
|
|
unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9.
|
|
|
|
1.E.8. You may charge a reasonable fee for copies of or providing
|
|
access to or distributing Project Gutenberg electronic works
|
|
provided that:
|
|
|
|
You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from
|
|
the use of Project Gutenberg works calculated using the method
|
|
you already use to calculate your applicable taxes. The fee is owed
|
|
to the owner of the Project Gutenberg trademark, but he has
|
|
agreed to donate royalties under this paragraph to the Project
|
|
Gutenberg Literary Archive Foundation. Royalty payments must be paid
|
|
within 60 days following each date on which you prepare (or are
|
|
legally required to prepare) your periodic tax returns. Royalty
|
|
payments should be clearly marked as such and sent to the Project
|
|
Gutenberg Literary Archive Foundation at the address specified in
|
|
Section 4, Information about donations to the Project Gutenberg
|
|
Literary Archive Foundation.
|
|
|
|
You provide a full refund of any money paid by a user who notifies
|
|
you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he
|
|
does not agree to the terms of the full Project Gutenberg
|
|
License. You must require such a user to return or destroy all
|
|
copies of the works possessed in a physical medium and discontinue
|
|
all use of and all access to other copies of Project Gutenberg
|
|
works.
|
|
|
|
You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of
|
|
any money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the
|
|
electronic work is discovered and reported to you within 90 days of
|
|
receipt of the work.
|
|
|
|
You comply with all other terms of this agreement for free
|
|
distribution of Project Gutenberg works.
|
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|
|
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|
1.E.9. If you wish to charge a fee or distribute a Project
|
|
Gutenberg electronic work or group of works on different terms than
|
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are set forth in this agreement, you must obtain permission in writing
|
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from the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, the manager of
|
|
the Project Gutenberg trademark. Contact the Foundation as set
|
|
forth in Section 3 below.
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|
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|
1.F.
|
|
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|
1.F.1. Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable
|
|
effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread
|
|
works not protected by U.S. copyright law in creating the Project
|
|
Gutenberg collection. Despite these efforts, Project Gutenberg
|
|
electronic works, and the medium on which they may be stored, may
|
|
contain Defects, such as, but not limited to, incomplete, inaccurate
|
|
or corrupt data, transcription errors, a copyright or other
|
|
intellectual property infringement, a defective or damaged disk or
|
|
other medium, a computer virus, or computer codes that damage or
|
|
cannot be read by your equipment.
|
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|
|
1.F.2. LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the Right
|
|
of Replacement or Refund described in paragraph 1.F.3, the Project
|
|
Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project
|
|
Gutenberg trademark, and any other party distributing a Project
|
|
Gutenberg electronic work under this agreement, disclaim all
|
|
liability to you for damages, costs and expenses, including legal
|
|
fees. YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT
|
|
LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE
|
|
PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3. YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE
|
|
TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE
|
|
LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR
|
|
INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH
|
|
DAMAGE.
|
|
|
|
1.F.3. LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a
|
|
defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can
|
|
receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a
|
|
written explanation to the person you received the work from. If you
|
|
received the work on a physical medium, you must return the medium
|
|
with your written explanation. The person or entity that provided you
|
|
with the defective work may elect to provide a replacement copy in
|
|
lieu of a refund. If you received the work electronically, the person
|
|
or entity providing it to you may choose to give you a second
|
|
opportunity to receive the work electronically in lieu of a refund. If
|
|
the second copy is also defective, you may demand a refund in writing
|
|
without further opportunities to fix the problem.
|
|
|
|
1.F.4. Except for the limited right of replacement or refund set forth
|
|
in paragraph 1.F.3, this work is provided to you AS-IS, WITH NO
|
|
OTHER WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT
|
|
LIMITED TO WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE.
|
|
|
|
1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied
|
|
warranties or the exclusion or limitation of certain types of
|
|
damages. If any disclaimer or limitation set forth in this agreement
|
|
violates the law of the state applicable to this agreement, the
|
|
agreement shall be interpreted to make the maximum disclaimer or
|
|
limitation permitted by the applicable state law. The invalidity or
|
|
unenforceability of any provision of this agreement shall not void the
|
|
remaining provisions.
|
|
|
|
1.F.6. INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the
|
|
trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone
|
|
providing copies of Project Gutenberg electronic works in
|
|
accordance with this agreement, and any volunteers associated with the
|
|
production, promotion and distribution of Project Gutenberg
|
|
electronic works, harmless from all liability, costs and expenses,
|
|
including legal fees, that arise directly or indirectly from any of
|
|
the following which you do or cause to occur: (a) distribution of this
|
|
or any Project Gutenberg work, (b) alteration, modification, or
|
|
additions or deletions to any Project Gutenberg work, and (c) any
|
|
Defect you cause.
|
|
|
|
Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg
|
|
|
|
Project Gutenberg is synonymous with the free distribution of
|
|
electronic works in formats readable by the widest variety of
|
|
computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It
|
|
exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations
|
|
from people in all walks of life.
|
|
|
|
Volunteers and financial support to provide volunteers with the
|
|
assistance they need are critical to reaching Project Gutenbergs
|
|
goals and ensuring that the Project Gutenberg collection will
|
|
remain freely available for generations to come. In 2001, the Project
|
|
Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure
|
|
and permanent future for Project Gutenberg and future
|
|
generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary
|
|
Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see
|
|
Sections 3 and 4 and the Foundation information page at www.gutenberg.org.
|
|
|
|
Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation
|
|
|
|
The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non-profit
|
|
501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
|
|
state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
|
|
Revenue Service. The Foundations EIN or federal tax identification
|
|
number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary
|
|
Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by
|
|
U.S. federal laws and your states laws.
|
|
|
|
The Foundations business office is located at 809 North 1500 West,
|
|
Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up
|
|
to date contact information can be found at the Foundations website
|
|
and official page at www.gutenberg.org/contact
|
|
|
|
Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg
|
|
Literary Archive Foundation
|
|
|
|
Project Gutenberg depends upon and cannot survive without widespread
|
|
public support and donations to carry out its mission of
|
|
increasing the number of public domain and licensed works that can be
|
|
freely distributed in machine-readable form accessible by the widest
|
|
array of equipment including outdated equipment. Many small donations
|
|
($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt
|
|
status with the IRS.
|
|
|
|
The Foundation is committed to complying with the laws regulating
|
|
charities and charitable donations in all 50 states of the United
|
|
States. Compliance requirements are not uniform and it takes a
|
|
considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up
|
|
with these requirements. We do not solicit donations in locations
|
|
where we have not received written confirmation of compliance. To SEND
|
|
DONATIONS or determine the status of compliance for any particular state
|
|
visit www.gutenberg.org/donate.
|
|
|
|
While we cannot and do not solicit contributions from states where we
|
|
have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition
|
|
against accepting unsolicited donations from donors in such states who
|
|
approach us with offers to donate.
|
|
|
|
International donations are gratefully accepted, but we cannot make
|
|
any statements concerning tax treatment of donations received from
|
|
outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff.
|
|
|
|
Please check the Project Gutenberg web pages for current donation
|
|
methods and addresses. Donations are accepted in a number of other
|
|
ways including checks, online payments and credit card donations. To
|
|
donate, please visit: www.gutenberg.org/donate.
|
|
|
|
Section 5. General Information About Project Gutenberg electronic works
|
|
|
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Professor Michael S. Hart was the originator of the Project
|
|
Gutenberg concept of a library of electronic works that could be
|
|
freely shared with anyone. For forty years, he produced and
|
|
distributed Project Gutenberg eBooks with only a loose network of
|
|
volunteer support.
|
|
|
|
Project Gutenberg eBooks are often created from several printed
|
|
editions, all of which are confirmed as not protected by copyright in
|
|
the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not
|
|
necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper
|
|
edition.
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Most people start at our website which has the main PG search
|
|
facility: www.gutenberg.org.
|
|
|
|
This website includes information about Project Gutenberg,
|
|
including how to make donations to the Project Gutenberg Literary
|
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Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to
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